Sicuro è che le regole non sono di facile assimilazione né che siano stavolta utili a giudicarne cosa ne è venuto fuori. Ma non c'è niente che mi abbia fatto venir voglia di addentrarmi in una più chiara comprensione nè mi ha fatto valutare di comprarlo o pensare di provarlo avendone l'occasione. Poi magari nel complesso potrebbe pure essere divertente, ma voglio cogliere l'occasione di scartarlo senza investirci altro tempo.
Per 1-4 giocatori, circa due ore a partita, si tratta di un gestionale per giocatori esperti che si basa su meccaniche deck-building, gestione mano, gestione dadi, collezione set.
Come si gioca a Bitoku
A fronte dell'enorme mole di materiali e delle 30 pagine di regolamento, il flusso di gioco è in realtà molto semplice. Il giocatore ha sulla propria scheda tre dadi, con valori di partenza che sono 1, 2 e 3, posti ciascuno in corrispondenza di uno slot per una carta. Poi ha un mazzo iniziale di 5 carte, uguali per tutti, da cui pesca 4 carte e ne sceglie 3 per il round corrente.
La partita è strutturata in 4 round e al proprio turno il giocatore farà una di queste quattro cose:
- giocare una delle tre carte selezionate;
- giocare un dado sbloccato;
- attraversare il fiume con un dado;
- passare (non fa più nulla per il resto del round).
Giocare una carta. La si piazza sulla propria plancia, in uno dei tre slot e se ne attivano gli effetti, di solito prendere punti vittoria, risorse e costruire qualche edificio. Giocare la carta sblocca anche il dado messo accanto al suo slot.
Giocare un dado sbloccato. Per prima cosa se ne può aumentare il valore spendendo Amuleti (una delle risorse del gioco). Poi lo si piazza in uno degli innumerevoli spazi azione presenti nella Foresta, ovvero la parte inferiore del tabellone, quella sotto al fiume. Il valore del dado determina gli spazi accessibili e naturalmente più fruttuosi sono, più richiedono un piazzamento alto. Anche qui si ottengono risorse, punti e nuovi edifici.
Attraversare il fiume con un dado. I dadi piazzati prima nella Foresta possono ora passare alla parte superiore del tabellone, ma devono diminuire di 1 il loro valore. Qui sopra ottengono nuovi benefici, tra cui nuove carte da aggiungere alla mano, per i round successivi.
Dopo il quarto round, si calcola il punteggio e qui vale la pena spendere due parole: ci sono ben otto passi per calcolarlo, prendendo in considerazione tutti gli elementi acquisibili nel corso del gioco.
Nell'ordine:
- collezione set per i simboli Dream Crystal
- ordine di turno
- numero di carte Bitoku (sono carte che si piazzano in fila accanto alla propria plancia e su cui si fa avanzare una pedina, prendendo punti già in partita, mentre alla fine conta solo il numero)
- punti per la posizione del proprio segnalino Kodama in ogni regione della Foresta (il segnalino avanza per svariati effetti e piazzamenti)
- sbloccare i simboli Iwakura Rocks sulla propria plancia
- somma dei dadi, più risorse avanzate, diviso 4 (non sto scherzando)
- carte Visione completate (che sarebbero carte obiettivo), perdendo punti per quelle non completate.
- punti vittoria scoperti sulla plancia e sugli edifici costruiti
In sostanza capite che ognuna delle mosse a disposizione (potenzialmente 9 per round, 36 in partita), fa guadagnare diverse cose, che poi vanno comporre il quadro finale per il punteggio.
Prime impressioni
Tolto lo tsunami di colori del tabellone e la pantagruelica mole dei materiali, non sono rimasto particolarmente colpito.
Il meccanismo è semplice e certamente non ha nulla di nuovo: piazzi carta, piazzi dado.
Sopra ci hanno costruito un enorme sistema di azioni, bonus ed incastri di simboli per espandere in maniera esponenziale ed orizzontale le possibilità di gioco. La quantità di azioni e di cose fattibili mi ha ricordato una sorta di Festa per Odino al quadrato.
Hai tantissimi modi per fare punti, immagino nel corso della partita uno si debba focalizzare in particolare su alcuni per massimizzarli. Ciascuna di queste vie ha poi anche una certa complicazione intrinseca, con almeno una mezza pagina di spiegazione per ciascuna.
Ogni cosa poi è spiegata e denominata con anche i riferimenti alla cultura giapponese da cui trae spunto, cosa che denota una grande cura del prodotto, ma rende ancora più faticosa e meno intuitiva la lettura (se mi chiami un'azione "Il travagliato viaggio dei Mitamas", io non capisco al volo che parliamo di tessere da comprare e piazzare sulla plancia per ottenere benefici).
A fronte quindi dell'ammirevole tentativo di condensare il mondo degli spiriti giapponesi in un gioco da tavolo, mi pare poi che il risultato sia sfociato in un'enorme e astratta collezione set, con annessa bulimia di punti vittoria.
Sicuramente penso potrà piacere a chi apprezza questi giochi estremamente vasti, in cui qualunque cosa tu faccia, il risultato è assicurato.