Stars of Akarios: X-Wing (poco) + Gloomhaven (pochissimo) + 7th Continent (quasi nulla) = recensione

Un gioco di esplorazione e battaglie spaziali che trae origine dai tre famosissimi parenti...

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Stars of Akarios
Voto recensore:
6,5

Altro gioco finanziato su Kickstarter, per la precisione da 7.542 sostenitori che hanno contribuito con CA$ 920.036 alla sua creazione. Io non sono tra questi e l'ho recuperato dopo, incuriosito dal paragone con Gloomhaven e dai primi pareri favorevoli.
Purtroppo – regola aurea del crowdfunding – mai fidarsi dei primi pareri dei finanziatori: hanno pagato salato per un prodotto, difficile lo demoliscano.

In ogni caso parliamo di un collaborativo puro per 1-4 partecipanti, struttura a campagna con sessioni della durata di 60-120 minuti, basato su meccaniche di gestione dadi, poteri variabili, movimento su griglia, narrazione, push your luck.

Come si gioca a Stars of Akarios

La struttura del gioco è a campagna: si parte dallo scenario "1", si fanno delle scelte, gli scenari conducono a dei risultati a seconda dell'esito e di lì si va avanti a bivi, attraverso vari capitoli, fino alla fine della storia.

La maggior parte degli scenari ha luogo su una griglia di esagoni che rappresenta lo spazio, inframezzato da ostacoli di vario tipo (pianeti, asteroidi, nebulose). Qui dovrete far fuoco sui vascelli avversari, difendere o conquistare obiettivi, ecc, cercando di passare la missione senza esplodere.
La meccanica principale prevede di lanciare, a inizio round, quattro dadi a testa, assegnarli alle varie azioni presenti sulla nostra plancia astronave, alternandoci a piacere con gli altri giocatori (turno libero), infine attivare tutti i nemici pescando una carta comportamento per ciascuna tipologia presente.

I dadi hanno due facce movimento, due attacco, una jolly movimento/attacco e una stress, che può essere usata come jolly, ma al prezzo di far alzare di uno il valore di stress del nostro pilota (più si alza, più scatena effetti negativi).

Le azioni sul tabellone sono di due tipi: quelle standard sono manovre e attacchi base, più un'azione di “riposo” che necessita di ben tre dadi e consente di riparare due danni alla nave, ricaricare due energie e diminuire di due lo stress.
Le azioni speciali sono invece acquistabili e modificabili con la pletora di carte che troviamo nella scatola e vanno dalle manovre spericolate nello spazio, alle armi più potenti, alle tecnologie di supporto, ai copiloti, alle abilità del pilota stesso. Quasi tutte queste necessitano della spesa di un punto energia, per cui hanno un utilizzo limitato.

Lo scontro nello spazio è bidimensionale, ovvero non sono prese in considerazione le altezze, ma c'è l'indubbio vantaggio dell'attaccare un nemico sul retro. Ogni arma riporta il suo valore di forza, la gittata e il numero di bersagli colpibili entro tale gittata, infine può essere presente un'abilità speciale (penetrazione, stordimento, aggancio del bersaglio, ecc).
Se si colpisce il nemico, si somma la forza a un modificatore pescato da un mazzetto personale: questo è identico a quello di Gloomhaven, con sei "0", cinque "1", cinque "-1", un "+2", un "-2", un "x2" e un mancato. Sarà personalizzabile nel corso della campagna, aggiungendo e sottraendo carte.
Il nemico colpito sottrae prima il danno dallo Scudo e, se questo è a zero, dallo Scafo. A zero di Scafo si è distrutti. Diversi effetti permettono di riparare lo Scudo, molto più raramente lo Scafo.

Quando una delle nostre navi è abbattuta, non moriamo, ma usciamo dal gioco e segniamo un “trauma” sulla scheda personaggio. Semplicemente, quando saremo molto stressati, pescheremo più carte penalità (una per ogni trauma).

Le astronavi nemiche pescano invece, al loro turno, una carta in cui è contenuto un diagramma di flusso con movimenti, attacchi e cambi di direzione. Vanno sempre verso il bersaglio più vicino e attaccano pure loro con lo stesso sistema: valore fisso più carta modificatore pescata da un mazzo comune a tutti i nemici.

Il secondo tipo di missioni, più raro, prevede invece l'esplorazione della superficie di un pianeta. In questo caso non si utilizza il tabellone a esagoni, ma delle carte quadrate che raffigurano un territorio. E non si usano le armi o altre cose dell'astronave, ma la miniatura del pilota, che esplora fisicamente la superficie del pianeta in questione. In ogni carta ci sono dei bivi (per scoprire altre carte) o delle prove da superare (lanciando i dadi e sommando il valore posseduto dal personaggio per l'abilità richiesta). Si legge poi, per ogni zona esplorata o prova fatta, un paragrafo su un libro ad anelli, andando così avanti con la storia e scoprendo nuove cose.
Le prove hanno un valore soglia: ad esempio una prova di forza potrebbe richiedere "3" per essere passata. Se il mio personaggio ha "2" di forza, può ora decidere quanti dadi lanciare tra quelli che gli sono rimasti, per ottenere almeno un altro risultato utile (indicato dalla prova, ad esempio, una faccia combattimento), pena il fallimento della prova.
Insomma, il sistema dei dadi viene adattato, così come Scafo e Scudo diventano Punti Vita ed Energia.

La campagna prosegue in questo modo, potenziandosi, tra uno scenario e l'altro, con anche la possibilità di sbloccare quattro nuovi piloti e sei nuove astronavi. Ogni astronave – sia quelle base che quelle nuove – ha un paio di archetipi (es: pesante, scout, ricerca, leadership, ecc) che ne limita gli equipaggiamenti e gli sviluppi acquistabili.

Materiali

Belli, funzionali, con ottimi inserti in cui riporre tutte le cose. È possibile acquistare a parte una scatola con le miniature delle astronavi nemiche, che altrimenti avete sotto forma di standee. A me non dispiacciono, ma sicuramente le miniature fanno un'altra figura, come sempre.

La parte Gloomhaven: gestione dadi VS gestione mano

La più grande differenza rispetto al citato Gloomhaven sta qui. In Stars of Akarios lanci quattro dadi e fai due o tre azioni, sempre le stesse, perché alla fine ne hai poche a disposizione. Se non ti piace il lancio, puoi ritirare, stressandoti. La scelta rimane però sempre confinata a poche cose, anche col progredire della campagna e con la scheda astronave piena.
In Gloomhaven hai subito un sacco di scelte profonde, diverse e interessanti fin dal primo turno di gioco, che rimangono tali fino a fine partita.
Il sistema di Stars of Akarios è più semplice e rapido di quello di Gloomhaven, ma anche per questo molto meno soddisfacente e sfidante. E dato che in entrambi i casi stiamo parlando di lunghi giochi a campagna, dedicati a giocatori esperti e assidui, ecco che la significatività di gioco di Stars of Akarios perde decisamente contro quella dell'illustre progenitore.

In Gloomhaven, con l'avanzare dei livelli, hai sempre più carte tra cui scegliere e che volendo puoi cambiare anche di partita in partita, mentre qui il progresso è più lento, il setup dell'astronave più fisso e soprattutto la varietà di mosse a disposizione nella singola partita e di situazioni da fronteggiare, estremamente più ridotte. Il ventaglio tattico e strategico che danno le mosse di Stars of Akarios, rispetto alle carte di Gloomhaven è di un ordine di grandezza inferiore.

Alla fine, a guardar bene, l'unica cosa davvero in comune tra i due titoli è il mazzetto dei modificatori. Ma anche qui, in Gloomhaven la personalizzazione è più marcata, mentre in Stars of Akarios più vincolata a tre piccoli alberi tecnologici.

La parte X-Wing: intuito VS manovra

Le differenze fondamentali tra i due sistemi sono due: una topologica e una dinamica.
In X-Wing il movimento è più libero, dettato dalla direzione e dalla manovra scelta per la nostra astronave. In Stars of Akarios ci sono gli esagoni e le manovre sono molto più rigide e fisse. Non è necessariamente un male, ma dovete sapere che lo stile è più quello di un puzzle-game, che non di una battaglia spaziale. La cosa è comunque molto interessante, specie se associata al turno libero in cui ci si può alternare con i compagni per massimizzare l'effetto delle proprie mosse. Anzi, spesso la fatica che si fa per trovare la giusta posizione rispetto ad alleati e nemici è proprio la parte più soddisfacente del gioco.
La seconda differenza fondamentale sta nel fatto che Stars of Akarios è un gioco a turni, in cui prima agiscono tutti i personaggi, poi tutti i nemici, manovrati da un'intelligenza artificiale che spesso si rivela abbastanza deficiente (cit. Linx). In X-Wing si gioca contro altri giocatori e la parte di contemporaneità delle scelte (non delle azioni) gioca poi un grosso ruolo nel divertimento della partita, proprio per la sua verosimiglianza e continua tensione.

La parte 7th Continent: meccanica studiata VS meccanica raffazzonata

Al di là di affiancare carte quadrate con numerini da esplorare e un mondo da costruire, le similitudini tra i due giochi finiscono qui. In 7th Continent la parte più riuscita è la meccanica del mazzo con cui fai le azioni, costruisci oggetti e superi le prove. Mazzo che rappresenta anche la fatica del tuo personaggio e la sua possibilità di sopravvivenza.
In Stars of Akarios si prendono dei tracciati e dei dadi che si capisce siano stati pensati per la parte di scenari aerei e si cerca di trasferirli, adattandoli, a un'esplorazione terrestre con narrazione, che è tutta un'altra cosa. E in effetti paiono proprio due giochi diversi attaccati assieme. Solo che, se la parte nello spazio ha tutto sommato una sua coerenza e un suo interesse, questa a terra ha meccaniche più povere, una narrazione spesso non all'altezza del genere e complessivamente scelte più al buio e molto meno significative.
Peccato perché l'idea era, secondo me, molto buona e originale, questa di avere parti di schermaglia nello spazio e altre di esplorazione su un pianeta, ma forse andavano in primo luogo bilanciate meglio e in secondo utilizzate meccaniche specifiche per questi scenari, che così sembrano davvero di serie B.

Bilancio: cosa abbiamo qui

Va specificato che non è giusto giudicare un prodotto solo in base ai confronti di alcune sue parti con giochi che si concentrano solo su tale parte. È probabilmente inevitabile che ne esca sconfitto su tutti fronti. Invece Stars of Akarios vuole essere una sintesi, non una somma e come tale va giudicato.
Il punto è: alla fine, preso come gioco a sé stante, quanto vale?
Non ho trovato meccanicamente cose notevoli, così come non ho trovato grossa profondità nelle scelte, mentre ho trovato qualche meccanica approssimata, una certa ripetitività di fondo e una narrazione spesso più noiosa che appassionante.
Ho comunque giocato parte della campagna con piacere, districandomi tra i puzzle spaziali di ogni battaglia e mi sono divertito a personalizzare la mia astronave (anche se, pure qui, alcune scelte risultano migliori di altre, specie viste le resistenze dei nemici), così come il mio pilota.
Stars of Akarios rimane tutto sommato un prodotto sopra la media (anche se di poco), di cui forse rimane un po' di rimpianto, perché davvero avrebbe potuto essere migliore.

Conclusione

Ho visto recensioni veramente negative di questo gioco. Non sono d'accordo. È vero, il gioco non è un capolavoro e probabilmente nemmeno sulla soglia, ma non è neanche da buttar via.
Prendetelo in considerazione solo se potete rispondere “sì” a tutte queste domande:

  • avete provato Gloomhaven e volete un puzzle game a campagna meno impegnativo e più leggero (a livello di scelte, non di durata);
  • vi piace molto l'ambientazione spaziale;
  • non vi spaventano i giochi narrativi in cui passate intere sessioni (non molte, in questo caso) praticamente solo a leggere;
  • avete un bel po' di soldi da spendere e qualche mese da investire sempre sullo stesso gioco.

Qui sotto trovate anche la recensione in diretta su YouTube.

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