Revolution of 1828 - Chi diventerà il settimo Presidente americano?

Revolution of 1828
BoardGameGeek

Torniamo con la macchina del tempo fino alle importanti elezioni Usa del 1828. La spunterà Jackson come da copione o ci sarà una clamorosa sorpresa?

Giochi collegati: 
Revolution of 1828
Voto recensore:
5,5

Recensione facente parte del concorso "Gran Fava d'Aronne II - Memorial Mirko Biagi"

Introduzione

Stefan Feld, autore prolifico e dallo stile controverso che solo in pochi titoli ben noti accomuna gusti e giudizi dei giocatori, nel 2019 si concede un anno più rilassato. Pubblica solamente un’espansione per Merlin e questo Revolution of 1828, gioco della durata di circa 30-45 minuti per due contendenti presidenziali di almeno dodici anni, esente testo, a cura del recente editore americano Renegade Game Studios (la ristampa Alea di The Castles of Burgundy è una “deluxe” edition e non contiene aggiunte ex novo).

L’intento dell’editore, a partire da questo titolo, è di pubblicare una serie di giochi ispirati a eventi storici, inseriti nel background dell’ambientazione e come corollario al regolamento. In Revolution of 1828 veniamo catapultati negli Stati Uniti d’America in un’epoca di continuo fermento politico e cambiamento sociale. Nelle precedenti elezioni presidenziali del 1824 le regole di maggioranza dei Collegi Elettorali (materia per un possibile best seller della coppia Kiesling-Kramer) portano a nominare sesto Presidente degli Stati Uniti chi in realtà ha preso meno voti assoluti, il Segretario di Stato John Quincy Adams. Negli anni successivi si registra la scissione del reggente partito Democratico-Repubblicano, e le elezioni del 1828 contrappongono nuovamente il candidato repubblicano Adams al suo vecchio antagonista democratico e stavolta vincente Andrew Jackson, in carica come settimo Presidente dal 1829 al 1837.

Revolution_of_1828_copertina
Revolution of 1828 - copertina

Le elezioni del 1828 si ricordano anche per la prima vera campagna diffamatoria a mezzo stampa che i corrispettivi partiti misero in atto per contrastare e denigrare l’avversario, facendo leva su affari e scandali privati poco trasparenti, e sul coinvolgimento emotivo dell’elettorato. La meccanica di gioco, sintetica e semplice (direi banale per chi gioca abitualmente), cerca di riprodurre tutti questi elementi.

Materiali

Un veloce accenno ai materiali. Di ottima fattura il cartoncino spesso: plancia, segnalini voti e settantotto gettoni elezione, suddivisi in tre categorie, da inserire in un sacchetto di tela. Completano la dotazione cinque meeple colorati grande elettore e un meeple nero editore.

Un plauso alla grafica di Alexander Jung (che ha illustrato tra gli altri i feldiani Bora Bora, La Isla, Strasbourg), che con raffigurazioni a matita e colori distinguibili permette un gradevole e immediato colpo d’occhio al tavolo preparato. Il libretto, tolto preparazione e testo d'ambientazione vario, si riduce a comode quattro pagine di regolamento.

Flusso di gioco

La contesa si sviluppa in quattro round e di rapida e identica preparazione: sei meeple sulle sei aree di competenza e tre gettoni Elezione su ogni area. Il candidato di turno semplicemente deve prendere un gettone elezione dalla plancia:

  • i gettoni colorati delegato si accumulano sulla corrispettiva area adiacente la plancia (gettone blu, area blu, eccetera);
  • i gettoni neri campagna diffamatoria valgono temporaneamente come delegati jolly, da aggiungere a piacimento sotto una delle aree colorate;
  • le sette tipologie di gettoni marroni azioni campagna si piazzano adiacenti alla plancia. Permettono vari effetti come un turno aggiuntivo o colpi bassi all’avversario;
  • chi prende l’ultimo gettone elezione da un’area reclama anche il grande elettore/editore, ed e obbligato ad eseguire un altro turno. Il round termina quando tutti i gettoni sono stati prelevati.

Avviene quindi il conteggio dei punti voto con un sistema misto maggioranze/esclusivo:

  • tre voti a chi ha più gettoni azioni campagna (zero in caso di pareggio) per ognuna delle cinque aree campagna;
  • un voto a chi ha più gettoni Delegati (due se l’avversario non ha delegati di quel colore, zero in caso di pareggio);
  • un voto per ogni gettone Delegato corrispondente al grande elettore reclamato (compresi i jolly).

Si scartano tutti i gettoni, tranne quelli neri campagna diffamatoria che vanno accumulati sotto l’area stampa. Chi ha dovuto reclamare l’editore è costretto a regalare all’avversario un voto per ognuno di questi gettoni, ivi compresi quelli dei round precedenti. Quattro calcoli di punteggio che si ripetono per ogni round. Chi ha più voti diventa il settimo Presidente degli Stati Uniti; il regolamento non indica nessuno spareggio.

Revolution of 1828, grazie alla meccanica essenziale, permette di concentrarsi direttamente su quale gettone sia meglio prelevare, sulle azioni che movimentano il turno, e sul tempismo di reclamo dei grandi elettori e dell’editore.

Si tratta di un gioco per due partecipanti e il turno scacchistico tipico di questa fascia di gioco è presente. La sua variabilità è dettata dall’uscita casuale dei gettoni, elemento usuale nei giochi di Feld che accentuano più la tattica che la strategia. La rigiocabilità è demandata alla blanda curiosità di scoprire le combo attivabili con i gettoni azione. I punteggi di maggioranza, solitamente poco performanti in due giocatori, qui vengono esaltati dalla tatticità del round e dalla disponibilità dei colori, integrabili con i gettoni campagna diffamatoria a discapito di qualche punto voto in meno se l’editore presenta il conto a fine round.

Revolution of 1828 - tabellone
Revolution of 1828 - tabellone

Considerazioni

Come detto il difetto principale sta nella rigiocabilità, per mancanza di mordente strategico e combo disponibili. Con la stessa meccanica di turno, ma con una profondità maggiore in termini di schema preparatorio, costi, interazione diretta e strategie da perseguire, 7 Wonders Duel resta tre spanne sopra.
Revolution of 1828 resta un titolo da due valido per impratichirsi con i giochi da tavolo, e probabilmente questo è il target a cui tenta di piacere.

Ho approfondito la conoscenza di Feld negli ultimi due-tre anni, al punto da procurarmi qualsiasi titolo uscito finora. Mi piace la sua variabilità nelle meccaniche proposte (a memoria non ricordo un gioco uguale all’altro nella meccanica, al massimo si va per similitudine) e al contempo la familiarità di alcuni meccanismi che ruotano attorno al gioco (sistemi di punteggio e malus, le sei o sette azioni spesso limitate dalla meccanica stessa, eccetera).

Ho apprezzato anche i recenti controversi progetti come Oracolo di Delphi e Merlin, perché comunque sanno offrire una sfida interessante e divertente al tavolo, che permettono di far conoscere l’autore anche in gruppi casual o in famiglia, dove Trajan, Aquasphere e Nell'anno del dragone diventano ancora più frustanti e/o complessi da far comprendere.

Quando la meccanica è essenziale e le combinazioni possibili sono ridotte, anche la familiarità dello stile dell’autore ne risente. Revolution of 1828 non riesce a emergere nella oramai vasta disponibilità anche localizzata di giochi per coppie, e quel che resta è un gioco principalmente per collezionisti e amanti di Feld. In questa categoria secondo me ha pubblicato giochi curiosi ma non memorabili (Roma I e II, Pilastri della terra: Builders Duel, Dribbel-Fieber), e lo preferisco nei multigiocatore dove la scalabilità è resa in maniera più ottimale, come in Die Burgen von Burgund, Carpe Diem o Luna.

Voto critico: 5 - 5,5
Voto "Yes we Feld": 6,5
Voto "esiste solo Nell'anno del dragone": 4

 

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Commenti

C' è da dire che soprattutto a Daniela è piaciuto molto questo gioco........

Mi rispecchio nell'acquirente di Revolution collezionista dei titoli dell'autore. Gioco piacevole light.

Roma il migliore (meglio ancora il seguito) fra i suoi titoli da due. Peraltro ennesimo gioco sottovalutato.

Probabilmente il peggior Feld. Piatto, senza idee, monotono. Insufficienza obbligata.

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