Cartagena

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Voto recensore:
6,7
In Cartagena ognuno dei 2-5 giocatori controlla 6 pirati, appena evasi dalle loro celle, che devono percorrere un lungo corridoio e montare su una scialuppa pronta a salpare verso la libertà. Vince chi riesce ad imbarcare per primo tutti e 6 i propri pirati.

Il tabellone è composto da sei sezioni a “L”, stampate da entrambi i lati e combinabili in varie maniere. Poiché ogni sezione reca una diversa sequenza di sei simboli pirateschi (bottiglia, chiavi, pugnale, cappello, pistola, teschio), ogni partita presenterà un tabellone diverso. Ad un capo vanno messe le pedine dei vari giocatori mentre dall’altra parte va piazzata la scialuppa.

La “benzina” che fa avanzare le pedine è data da un mazzo di carte: su ognuna è riportato uno dei simboli già citati e vi sono 17 carte per ogni simbolo. Le meccaniche che controllano il gioco sono quanto di più semplice e “pulito” si possa immaginare: per avanzare un pirata dovrò scartare una delle carte che ho in mano, per pescare nuove carte dal mazzo dovrò indietreggiare un pirata verso il punto di partenza! Il regolamento (comprendente anche una variante) sta tutto su un foglietto ed è molto chiaro: al proprio turno il giocatore può eseguire 1, 2 o 3 azioni. Le possibilità sono le due citate poc’anzi e le vediamo più in dettaglio: se scarto una carta-pugnale dovrò scegliere uno dei miei pirati (che potrà essere già entrato nel corridoio o ancora ai blocchi di partenza) e lo farò avanzare verso la scialuppa fermandolo sul primo simbolo-pugnale che non contenga alcun pirata. Se non ce ne fossero o fossero tutti occupati la mia pedina monterebbe sulla scialuppa. Poiché si inizia con sole sei carte in mano si ha subito il bisogno di pescarne altre.

In questo caso scelgo uno dei miei pirati già nel corridoio o montati sulla barca e lo indietreggio, ignorando tutti i simboli liberi o quelli su cui siano già piazzati tre pirati (indifferentemente dai colori) e fermandolo sul primo che abbia solamente una o due pedine. Questo mi permette, rispettivamente, di pescare una o due carte dalla cima del mazzo. Le 1-3 azioni possono essere anche ripetute e svolte in qualsiasi ordine.

Il gioco descritto fin qui prende il nome di “Jamaica”. E’ prevista una variante più “tattica” da provare se volete togliere il fattore fortuna dal gioco. In questo sistema “Tortuga” i giocatori tengono tutte le proprie carte sul tavolo e ben visibili a tutti e, all’inizio della partita, si prepara una fila di dodici carte con la figura verso l’alto che saranno le carte da pescare. In questo modo si può decidere se sia meglio pescare subito delle carte che riteniamo utili oppure avanzare in questo turno, aspettare che qualche avversario ne peschi alcune e prendere quelle in fondo alla fila. Quando le prime dodici sono esaurite se ne girano altre e così via.
Pro:
Il gioco risulta veramente molto piacevole nel suo svolgimento. Funziona bene con qualunque numero di partecipanti e la versione base si adatta a veloci partite anche con nuovi giocatori grazie anche alla semplicità con cui si spiegano le regole. I componenti stanno in una scatola poco ingombrante e la grafica è soddisfacente anche se non eccezionale.
Contro:
La variante è buona soprattutto giocando in due o in tre, ma negli altri casi rischia di allungare troppo il tempo di attesa tra un turno e l’altro e soprattutto far diventare il gioco troppo pesante per quello che realmente è. Consigliamo comunque di provare entrambi i sistemi, magari alternandoli a seconda dei partecipanti, dell’umore e del tempo a disposizione.

E’ un po’ dipendente dal fattore fortuna e giocate poco accorte possono favorire molto i giocatori che seguono (a patto che abbiano le carte giuste in mano). Infine le pedine, pur in legno colorato, hanno la stessa forma di quelle del “Non t’arrabbiare”: qualcosa di più “piratesco” sarebbe stato maggiormente apprezzato.
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