Gran bell'articolo,interessante leggere e scoprire le differenze e confrontarle.nel nostro gruppo di gioco lo abbiamo ma purtroppo non ho avuto modo di provarlo. La vecchia versione di macao mi era piaciuta molto anche se l'età del gioco portava alla luce dei difetti di design,soprattutto della mappa. Da parte loro dopo un paio di prove ho sentito pareri entusiasti,non vedo l'ora di provarlo anch'io così come le altre nuove edizioni che pian piano stanno arrivando. Il difetto più grande è che lo strozzinaggio delle vecchie irreperibili edizioni si è presentato anche in queste nuove. Prezzi assurdi e incomprensibili secondo me già le versioni retail. Non menziono neanche quelle Kickstarter....
Stefan Feld City Collection: breve introduzione
Un restyling che non interessa semplicemente l’aspetto puramente estetico dei giochi, ma si propone di raffinare e migliorare anche il comparto regolamentare dei titoli originali, creando delle vere e proprie edizioni 2.0. Le magagne però iniziano ad emergere sin da subito, a partire dall’infelice decisione di utilizzare nomi di città casuali sparse in giro per il mondo: ed ecco che si parte con Hamburg e Amsterdam, riedizioni rispettivamente di Bruges e Macao a cui faranno seguito nei mesi successivi altre ritematizzazioni ancora più discutibili come ad esempio quella di Bora Bora diventato Cuzco o l’inedito Marrakesh, nomi entrambi già utilizzati per altri giochi di autori famosi. Insomma, se l’intento era quello di creare confuzione, la Queen ha fatto assolutamente centro.
La seconda problematica emerge immediatamente guardando i prezzi: è facile domandarsi che senso possa avere acquistare la nuova edizione a circa 80-120€ spese incluse (normale o deluxe) solo per evitare di spendere 60-70 per l’usato delle edizioni precedenti. La campagna comunque sembra premiare la decisione dell’editore tedesco ed ecco che oltre ai nominati Macao, Bruges e Bora Bora, avremo a stretto giro di posta anche le nuove versioni di Rialto, La Isla e del sottovalutato Ruhm & Pirates.
Tra i vari titoli, scelgo di lasciare il mio obolo solo per Amsterdam: Macao è uno dei titoli più freschi e ben realizzati del simpatico gigante teutonico, ma gli mancano a mio modesto parere un paio di raffinatezze per farlo passare da ottimo gioco a capolavoro. Molta è quindi la mia curiosità di vedere il risultato di questa seconda edizione.
Il meccanismo Macao in pillole
Una buona e concisa descrizione generale del gioco la potete trovare nella microrecensione a cura di Etrigan uscita al tempo (qui il link).
Per farla brevissima, siamo mercanti portoghesi del 1600 (o olandesi del diciannovesimo secolo in questa nuova edizione) e nel corso di dodici turni dobbiamo acquisire il controllo di quartieri, trasportare merci e guadagnare prestigio tramite il pagamento di tributi servendoci dell’aiuto di personaggi locali e dell’utilizzo di edifici.
Macao utilizza diverse meccaniche molto ben amalagamate: gestione mano, selezione dadi, open draft, pick-up and deliver, tableu building ed utilizza il geniale meccanismo della rosa dei venti per gestire la disponibilità delle risorse nel tempo, poi ripreso in forma un po’ differente anche dal nostrano Barrage.
In questo articolo mi concentrerò comunque solo su quelle che sono le differenze di regolamento tra Macao e Amsterdam, andando ad evidenziare alla fine di ogni paragrafo quale impatto hanno i cambiamenti sul gioco e quella che soggettivamente ritengo essere la versione migliore.
Il trasporto e la consegna delle merci
Amsterdam: Per spostare le merci sulla nave è necessario sostare nelle banchine di attracco sparse sul tabellone, dove è possibile oltretutto caricare dei lavoratori colorati che vanno trasportati da una banchina all’altra in cambio di punti e monete. Le distanze tra i punti di consegna e il porto iniziale sono drasticamente diminuite, basti pensare che il punto di consegna più lontano dista solo sette spazi; sono stati differenziati i premi per le consegne in base alla distanza (3-2-1 il porto meno redditizio fino a 8-6-2 per il più lontano) e vengono incentivate le consegne rapide con un bonus aggiuntivo decrescente per i primi sette turni. Sono stati inoltre inseriti anche porti neutrali con uno slot dove è possibile lasciare una merce di qualsiasi tipo.
Considerazioni: eliminare l’effetto "teletrasporto" delle merci di Macao, uno dei punti più discussi e meno ambientati del gioco, è stata un’ottima idea ma l’aggiunta dei lavoratori colorati è piuttosto posticcia e aggiunge uno strato di pensiero che toglie focus all’azione di navigazione. Gli altri elementi tendono a facilitare ed equilibrare l’azione di consegna il che a mio modesto parere non è un bene in un gioco in cui la gestione del rischio e il timing sono dei punti cardine. L’incentivo alla consegna rapida di Amsterdam è però interessante: succedeva spesso infatti in Macao di trovarsi di fronte ai mega tour degli ultimi round in cui i giocatori concentravano le consegne tutte insieme andando un po’ a cementificare le strategie; questa modifica apre potenzialmente la strada a una maggiore varietà tra una partita e l’altra. Bene, anche se ho notato che non impatta poi così tanto sul gioco.
In definitiva un paio di passi avanti ed un paio indietro, anche se nel complesso preferisco la tensione generata da Macao.
La città
Amsterdam: la mappa cittadina è più larga e divisa in aree separate da canali, ha 6 distretti in più e ponti che collegano trasversalmente le aree offrendo diverse vie di espansione. L’area più vasta controllata a fine partita frutta 3 punti per distretto. Sono stati eliminati i quartieri scuri ma è stato inserito il meccanismo del mercato nero: appena preso possesso della merce di un quartiere è possibile venderla immediatamente in cambio di un cubetto o due monete invece che imbarcarla sulla nave. Questo scambio è possibile farlo al massimo una volta a partita per ognuno dei nove tipo di merce.
Considerazioni: anche in questo caso Amsterdam decide di regalare carezze rispetto al suo predecessore togliendo molta interazione in mappa. Il sistema del mercato nero è semplice e funzionale, regala flessibilità semplificando anche in questo caso la vita ai giocatori, ma lascia comunque la scelta sofferta di sacrificare una merce potenzialmente consegnabile.
I tributi
Macao: il rapporto costo/rendita del tributo del turno in corso utilizza un metodo particolare determinato da numeri stampati sulle sei carte estratte nel turno: si possono avere turni particolarmente favorevoli con piccola spesa e massima resa (tre-quattro soldi per otto-nove punti) oppure altri molto meno convenienti.
Amsterdam: il rapporto in questo caso è determinato da apposite tessere mercato divise in un gruppo A, con richieste più economiche e rendite minori per i primi sei turni e un gruppo B con valori maggiori per gli ultimi sei. C’è la possibillità da setup di inserire nel mercato anche le tessere C (a loro volta divise in CA e CB) che invece di una rendita in punti danno altri vantaggi come ad esempio movimenti della nave, cubetti risorse extra o la possibilità di attivare carte.
Considerazioni: l’introduzione delle tessere è un modo per rendere i tributi più equilibrati e calmierare l’alea ma toglie tensione e rischio al sistema di Macao che ti portava a scommettere sulle uscite successive e rendeva spesso sofferta la scelta di pagare o meno il tributo. Sicuramente meglio Macao considerando solo le tessere mercato A e B di Amsterdam, mentre le tessere C sono interessanti e ben amalgamate con gli altri elementi di gioco e offrono una buona alternativa.
Le carte pergamena / distretto
Amsterdam: vengono rinominate in “carte distretto”. Per ognuno dei colori risorsa c’è una carta distretto di costo uno (un cubetto per un punto), due carte di costo due (un cubetto per una moneta) e una di costo tre (un cubetto per una moneta e un punto). Il mazzo è coperto e due carte distretto vengono pescate all’inizio di ogni round
Considerazioni: Amsterdam opta per carte più bilanciate togliendo importanza ancora una volta all’ordine di turno. La soluzione del mazzo coperto rende impossibile fare valutazioni strategiche importanti dato che le carte distretto si integrano con diverse scelte da fare in partita; l’unica motivazione che mi viene in mente per questa modifica è che il nuovo tabellone con le ventiquattro carte formato maxi intorno sarebbe diventato arduo da piazzare sulla maggior parte dei nostri tavoli. Per entrambi i motivi funziona molto meglio Macao da questo punto di vista.
Le carte edifici e artigiani
Macao: le carte sono mischiate in un unico mazzo e possono uscire in partita in proporzione diversa tra loro.
Amsterdam: i due mazzi edifici e artigiani sono stati divisi e le carte vengono estratte in egual misura nel corso della partita. Gli effetti delle carte sono per la maggior parte i medesimi, anche se alcune piccole correzioni sono state fatte per migliorare le sinergie e rendere alcune combo più probabili e fruttuose.
Considerazioni: In Macao alcune carte rischiavano di essere più un peso per la difficoltà di attivazione che un’opportunità in termini di gioco, Amsterdam migliora la situazione da questo punto di vista rendendo possibili tra l’altro alcune strategie più forti in termini di punti legate al proprio tableau.
Altre modifiche al regolamento
Un cambiamento è stato fatto anche sul tracciato dell’ordine di turno. Nel nuovo canale di Amsterdam - muro cittadino in Macao - è possibile fare punti oltrepassando i ponti fino a un massimo di trenta (un’enormità), una scelta probabilmente dettata dal fatto che molti dei nuovi cambiamenti rendono il gioco più largo e l’ordine di turno meno importante. Una sorta di pezza creata ad hoc che sa di posticcio e aggiunge ulteriormente la sensazione di "insalata di punti" (meglio Macao).
Per quanto riguarda il punteggio di fine partita, oltre ad aggiornare il valore dei distretti cittadini da due a tre punti, modifica necessaria per riequilibrare i diversi nuovi modi di fare punti in partita, Amsterdam regala qualche punticino per risorse e merci rimaste ma rende le penalità accumulate durante la partita incrementalmente punitive (in Macao ognuna vale un malus di tre punti, qui fino a un massimo di sette). Modifica quest’ultima che sarebbe interessante se non fosse che nelle partite fatte non ho mai visto perdere penality token proprio a causa della flessibilità aggiunta in questa nuova versione.
In Amsterdam è stata inserita una modalità per il solitario, che a onor del vero non ho provato e non posso giudicare, e tre moduli di miniespansioni. La prima e la terza, rispettivamente Specialized Workers e The Black-Marketeer, regalano bonus o sconti per l’acquisto di quartieri, la consegna di merci e l’utilizzo del mercato nero, mentre la seconda espansione, Secret Orders, aggiunge tessere segrete in mano ai giocatori che fanno guadagnare punti a fine partita al raggiungimento di determinate condizioni di gioco. Tutte e tre superflue e che aggiungono elementi che personalmente non ritengo migliorino il gioco togliendo invece focus dal sistema centrale.
Materiali, grafica ed ergonomia
Amsterdam: ha materiali più spessi e resistenti e migliora decisamente la ruota delle risorse approfittando della controversa esperienza delle rondelle di Barrage. Piccoli miglioramenti sono presenti nella versione deluxe con l’organizer dedicato, i meeple stampati e le merci in acrilico, oltre alle opzionali e immancabili monete in metallo.
Da un punto di vista grafico invece la Queen Games realizza un mezzo disastro soprattutto per quanto riguarda la scelta dei colori; una gamma di viola, rosa, rossi, arancioni, marroni su sfondo azzurro, tutti con tonalità molto accese, che oltre a dare un certo disagio visivo rendono il colpo d’occhio e la leggibilità un vero incubo. Per quanto riguarda le carte, Queen Games decide di rendere il gioco indipendente dalla lingua, lodevole se non fosse per il fatto che i simboli sono poco intuitivi e si rende necessario nelle prime partite il costante supporto del fascicoletto apposito.
Il tabellone è quadrato e grande il doppio del suo predecessore, le carte hanno dimensioni maggiori con un dispiego di spazio enorme; due nuove place per organizzare carte e risorse sono state aggiunte sopra la mappa, anche se sostanzialmente poco utili se non a rubare qualche altro centimetro in più. Più funzionali invece le nuova plancette personali che si sviluppano in orizzontale e le nuove rose dei venti, qui più anonimamente chiamate rondelle, che impediscono alle risorse di mischiarsi tra un turno e l'altro facendole agilmente muovere all’interno della ruota.
Considerazioni generali
Uno dei punti focali dei migliori titoli di Feld è rappresentato dalla gestione del rischio nelle singole scelte di gioco, che dona tensione e pone costantemente di fronte a scelte tatticamente significative. In alcuni casi è l’interazione decisa, per lo più indiretta, a creare instabilità e difficoltà di controllo nelle strategie: rientrano in questa categoria titoli come In the Year of the Dragon, Die Speicherstadt, Strasbourg e Luna, tanto per citare i più importanti.
In altri casi tale rischio è dato, generalmente tramite l’utilizzo di dadi, da originali e sfidanti meccanismi che aggiungono elementi di casualità ed alea e che chiedono ai giocatori la capacità di gestire ed adattarsi continuamente a tali output imprevisti: tra questi i più importanti sono Bora Bora, The Castles of Burgundy e appunto l’ottimo Macao.
La prima è relativa alla durata e al downtime: essendo il gioco più largo lascia ai giocatori la possibilità di fare molte più scelte durante il round, andando oltretutto a creare una certa confusione nel tenere traccia di tutti gli effetti possibili dati dalle carte. Problematica quella della durata che si lega in qualche modo anche alla scalabilità: se Macao brillava in tre giocatori, giusto compromesso tra interazione in mappa e nel draft e attese tra i vari turni, Amsterdam avrebbe bisogno di quattro giocatori per iniziare a far sentire un po’ di fiato sul collo e interazione, ma d’altro canto per avere un downtime tollerabile funziona al meglio in due: una sorta di coperta corta che dovunque la tiri lascia scoperto un difetto del gioco e che personalmente non mi lascia pienamente soddisfatto in nessuna configurazione.
L’altro difetto che questa nuova edizione si porta dietro è quello della parziale perdita di quelle scelte significative di cui parlavo sopra: tutto è più diluito e gentile e si avverte in maniera molto più decisa quella sensazione di insalata di punti in cui qualsiasi cosa in un modo o nell’altro ti premia. Amsterdam regala punteggi più alti ma più ravvicinati tra i giocatori in proporzione a Macao, in cui comunque scelte sbagliate unite talvolta ai capricci della dea bendata potevano creare gap importanti.
Un lato positivo è dato dal fatto che alcune delle nuove modifiche si possono tranquillamente eliminare: lasciando le carte pergamena scoperte (se il vostro tavolo lo permette), eliminando i lavoratori colorati, la risorsa immagazzinabile e il contentino di fine partita per le risorse rimaste, si possono riavvicinare le due edizioni.
Imperdonabili a mio avviso rimangono però le scelte estetiche ed ergonomiche del gioco, di cui ho ampiamente parlato in un paragrafo sopra, con le quali ancora una volta l’editore tedesco si dimostra poco attento e non al livello di altri grossi nomi internazionali.
Non tutto è da buttare però, perchè la meccanica centrale rimane brillante e molto divertente da gestire anche nella nuova edizione che, in alcune modifiche, riesce pure a migliorare il predecessore: le banchine di caricamento merci, il mercato nero e la sinergia delle carte.
In conclusione, Macao è un ottimo gioco a cui assegnerei senza problemi un 8 come voto; Amsterdam preso a sé stante è ancora un buon gioco (voto 7 per il sottoscitto), in cui alcuni difetti sono però più evidenti ed accentuati e lascia l’amaro in bocca dando la forte sensazione di un’occasione in parte buttata.