Leo Colovini, veneziano, classe ’64, sicuramente uno dei più apprezzati Autori di giochi Italiani.
Il suo stile unico ed inconfondibile è frutto di un formidabile mix di essenzialità e profondità. Nella breve intervista che Leo ha rilasciato ad Idee Ludiche abbiamo toccato svariati argomenti, dal futuro che attende il mondo del gioco in scatola alla definizione di Game Design… scopriamo insieme il punto di vista dell’Autore!
Ciao Leo, benvenuto a Idee Ludiche, comincerei chiedendoti come e quando la passione per il gioco da tavola è entrata a far parte della tua vita.
Ho sempre amato giocare fin da piccolo. Avendo un fratello maggiore per me giocare con lui e i suoi amici ad un gioco da tavolo è sempre stato il massimo. Ricordo ad esempio grandi partite a Risiko e a Subbuteo. Poi naturalmente ho iniziato a modificare i miei giochi, aggiungendo elementi nuovi, magari costruiti con il Lego e disegnati a mano.
Ormai da oltre vent’anni hai fatto della capacità di ideare giochi la tua professione, chi meglio di te può definire cosa sia il Game Design?
Beh, difficile dirlo in poche righe. Nel mio libro "i giochi nel cassetto" dico che un autore di giochi dev'essere come un fotografo che quando osserva la realtà che lo circonda la immagina racchiusa in rettangolo 10x15. L'autore di giochi deve fare lo stesso, riducendo le dinamiche della vita in meccanismi essenziali e soprattutto ordinati.
In questo periodo di crisi come vedi il futuro del mondo ludico?
Sono molto pessimista sul futuro del mondo ludico, almeno dal punto di vista di autore di giochi. Il vero problema non è la crisi economica (il gioco è un prodottoanti-ciclico), né il restringersi del mercato a causa dello strapotere dei giochi elettronici, perché é anche vero che ai mercati tradizionali se ne sono aggiunti altri che aiutano a pareggiare i conti. Il vero problema è nella proliferazione dei titoli che sta distruggendo l'equilibrio che si era creato fino a una decina di anni fa, tra offerta e domanda. La proliferazione dei titoli provoca una parcellizzazione delle vendite che rende sempre più difficile per un autore di giochi vedere degnamente premiata anche economicamente la sua creazione. Il mio primo gioco, uscito alla fine degli anni '80, Drachenfels, non penso lo ricordi nessuno, era dignitoso, ma non certo un capolavoro ed infatti per quell'epoca non si è trattato di un successone. Eppure se vado a guardare i royalty report di quegli anni mi rendo conto che aveva venduto quasi 70.000 copie. Ora giochi anche eccezionali, osannati da pubblico e critica, raggiungono a malapena le 10.000 copie. E per quanto un autore sia bravo e creativo, non è poi così facile sfornare sempre idee eccezionali. Oggi si rischia di vedere le proprie idee migliori travolte dalla valanga di novità che sommerge il mercato in occasione di ogni fiera.
Ad Essen adesempio vengono proposti migliaia di nuovi giochi ad un pubblico che non potrà che giocarne solo una percentuale minima.
Tu hai avuto la fortuna di lavorare a stretto contatto con il grande Alex Randolph, cosa ti ha trasmesso e quanto ha influito questa esperienza sul tuo modo di creare giochi?
Io sono indubitabilmente un suo fedele discepolo. Tutto nel mio stile di creare giochi parla di lui e di tutte le cose meravigliose che mi ha trasmesso. Una su tutte: la propensione a ricercare sempre il nucleo del meccanismo e ad eliminare tutte le sovrastrutture che invece di valorizzarlo lo nascondono.
Parlaci di StudioGiochi e della nascita del Premio Archimede.
Un giorno io, Alex Randolph, e Dario De Toffoli, rendendoci conto che in Italia non usciva nulla a parte Monopoli e Risiko, abbiamo pensato che pubblicare alcuni dei nostri giochi anche in Italia potesse aiutare a costruire anche da noi un piccolo mercato. A quei tempi infatti l'Italia soffriva del male opposto a quello che ammorba il mercato mondiale del gioco: la totale mancanza di offerta. In mancanza di offerta i monopolisti che detenevano i grandi classici prosperavano, ma non c'era alcuna speranza di sviluppo. Per questo motivo, anche grazie all'aiuto di Unicopli che si è sobbarcata il difficile ruolo di vendere le cose che producevamo, abbiamo fondato Venice Connection.
Negli anni successivi Venice Connection si è fusa con studiogiochi, la società creata da De Toffoli, che si occupava di giochi in altri ambiti, organizzava eventi come il festival italiano dei giochi, l'Italian Open di backgammon e forniva articoli sui giochi e problemi di enigmistica. Oggi studiogiochi collabora con decine di editori sia nel campo dei giochi da tavolo che nell'ambito della fornitura di pagine per i giornali. Oltre a pagine e rubriche in molti quotidiani e periodici, curiamo la produzione di 2 settimanali e una decina di mensili.
Per quanto riguarda il Premio Archimede, giunto ormai nel 2014 alla sua XIV edizione, è una delle iniziative di cui più vado fiero perché ha contribuito alla crescita di tanti autori italiani tra cui Alex Zucchini, Carlo Rossi, Paolo Mori,Simone Luciani, ma anche non italiani, come ad esempio Roberto Fraga, portando alla pubblicazione se non sbaglio 35 titoli.
A proposito prima iscrivete i vostri giochi più tempo ci date per testarli con calma! :)
Fatevi avanti!
Tu sei un Artista a tutto tondo, agisci con ottimi risultati sia nel mondo ludico che in quello letterario, puoi rivelarci qualche progetto futuro a cui stai lavorando?
Al momento sono piuttosto impegnato a seguire le riviste che stiamo producendo chiavi in mano, come La Settimana Logika, a cui sono particolarmente legato, ma tra un'uscita e l'altra ho sempre qualche gioco da sviluppare mio o di altri autori che hanno partecipato ad Archimede.
Grazie Leo per la disponibilità nel rispondere alle nostre domande, è stato un vero piacere averti potuto ospitare nelle pagine di Idee Ludiche!
Augurandoci che ci possano essere altre occasioni di incontro ti facciamo un in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri!
Alle prossime,
Max_T