La difficoltà di farsi una cultura e l'anno sabbatico

Una riflessione che parte da tutt'altra materia ed arriva al gioco da tavolo

Editoriale
Giochi
Per un certo periodo, post università, mi sono appassionato alla storia. Non tutta la storia, solo alcuni periodi e in particolar modo la storia militare, ovvero guerre e battaglie. Che per un bel po' di tempo han voluto dire, in effetti, tutta la storia. 
Quello che mi ha sempre un po' spaventato è il fatto che la storia è una materia in continua espansione, che già viene trascurata a scuola e che sempre di più diverrà settoriale, al dilatarsi del tempo. Tra duemila anni chi studierà più nel dettaglio le vicende di Napoleone? E ho nominato una delle persone più famose della storia, ma tante altre sono già dimenticate. Probabilmente, come per tante altre materie, anche lo studio della storia diverrà estremamente superficiale da un lato – per dare un'infarinatura generale – ed estremamente settoriale dall'altro, con studiosi super-specializzati solo in determinati periodi o campi. 

Ciò, è scontato, avverrà e sta avvenendo anche per il gioco da tavolo. Le uscite si sono moltiplicate, negli ultimi anni, e seguirle tutte diviene sempre più difficoltoso.

Alla fine occorre scegliere cosa tagliare e cosa seguire, sia come tema, che come genere, che come target.
Nel mio caso, ad esempio, ho scelto di continuare a comprare e giocare dungeon crawler, ogni tanto mi faccio qualche concessione per giochi di civilizzazione, skirmish o altro; ho deciso di limitare la prova dei vari giochi euro solo a pochi davvero meritevoli, lasciando indietro tantissimi altri titoli che uscivano ogni anno; ho praticamente eliminato pesi medi e family, per lasciare il mio tempo solo ai giochi per esperti.
Sono tagli dolorosi ma necessari: preferisco avere la cultura ludica più ampia possibile sui dungeon crawler, piuttosto che poter dire qualcosa anche sui family o sui family +, ma provare meno dungeon crawler
Il problema si acuisce con l'arrivo di giochi a lunga campagna che, per loro natura, monopolizzano molte serate. Se non ne vale la pena, si abbandonano senza troppi pensieri dopo qualche sessione, ma se sai già che saranno ottimi giochi, devi porti il problema. 
So che alla fine di questo 2022 o all'inizio del 2023, vedrò Frosthaven, Black Rose Wars Rebirth e Primal: The Awakening. Tutti giochi dei quali conosco bene le potenzialità (per aver provato direttamente loro o i loro predecessori) e che vorrò sfruttare per bene, tanto da avere la mezza idea di prendermi una sorta di anno sabbatico da tutti gli altri e giocare solo a questi. O quasi, perché poi so che non resisterò ad altre tentazioni.*

Anche questa è una scelta, perché finire questi giochi significa perdersi tante cose per strada, tante probabilmente poco meritevoli, ma alcune comunque valide. Però so anche che è inutile avere lì quelle tre scatole solo per collezione, se non vengono sfruttate a dovere, provandole e riprovandole.

Questo però riguarda me, ma la domanda è aperta a tutti voi: come pensate di regolarvi, con un mercato sempre più espanso e con giochi che richiedono sempre più attenzione? Come e cosa taglierete, dal vostro paniere ludico?

* Che poi magari non mi arrivano nemmeno tutti assieme. Black Rose Rebirth è quello che mi richiederà meno tempo, avendo giocato molto alla precedente versione. Frosthaven richiederà impegno per finire la campagna e provare tutti i personaggi, ma l'analisi del gioco bene o male è quella di Gloomhaven. Primal richiederà invece tempo sia per la campagna che per l'analisi approfondita che voglio dedicargli.

Commenti

Teooh, mi perdoni se sbaglio la sua citazione, diceva che ci sono giochi talmente complessi per durata ed impegno che difficilmente possono essere considerati giochi ma sono dei veri e propri lavori.

Se ti devi prendere un anno sabbatico per giocare a 3 giochi hai scelto di svolgere un lavoro anche se questo coincide con la tua passione. Personalmente non sento il bisogno di estraniarmi dal mondo per un gioco, se richiede così tanto tempo preferisco fare altro...  Ad esempio teatro o affronterei il Larp.Tipi di esperienze che mi sembrano molto più immersive. Non voglio criticare i tuoi gusti ci mancherebbe, ma stare fermo un anno mi sembra troppo al più 3 mesi anche perché comporta una scarsa socializzazione se non coi soli compagni di viaggio... Che dirti buon viaggio e buon lavoro! 

per me la scelta dei giochi da giocare è più semplice, c'è la Tana che mi indica il cammino ... cmq solo giochi da esperti in parti +/- uguali tra euro e ameritrash...

Nel mio campo, che è il circo, c'è chi si specializza tantissimo in una disciplina e trova piacere nello sviscerare un attrezzo fino alla nausea e chi invece  sa fare un po' di tutto ma senza approfondire o magari chi a periodi si concentra su una cosa e poi cambia...insomma, ogni scelta secondo me è giusta se segui quello che ti soddisfa e fa stare bene in quel periodo sapendo  poi che  le voglie o necessità possono cambiare. Tornando ai gioch, io delle volte ho una voglia pazzesca di cinghialoni e altre di party game spensierati e seguo l'onda... però ovviamente non sono il caporedattore del sito più figo di giochi di Italia e troppe domande non me le faccio! E comunque mi sembra che i giochi family con la tua prole li fai ancora e li recensisci...e secondo me ci giocherai ancora volente o nolente! 

Bella considerazione!! Ma come dici tu è il mercato che spinge a una diversificazione. Più viene sdoganato il gdt( specie in Italia) più aumenta la scelta.  A mio avviso qui è fondamentale, come in molte altre cose approfondire. Ecco che la community italiana che a mio avviso vanta veramente un buon numero di divulgatori svolgononun ruolo chiave. La tana, i nauti, bg italia e i numerosi blogger, youtuber ( anche troppi ora, spuntano come funghi come se fosse infra cosa che possono fare tutti.. ma anche questo è parte del business) sono preziosissimi per poter guidare l'utente a fare le proprie scelte. Condivido la tua scelta di focalizzarti su i DC, non a caso sei tra i punti di riferimento se uno ne voglia sapere di più. Io personalmente ho scelto la diversità,  ma partendo dalle basi. Gli imperdibili, i top 3, i capolavori... trovo a imao che siano fondamenti per conoscere e poi poter discernere cosa è già visto e cosa merita attenzione... e già così, non faccio l'approfondimento che questi giochi meritano.

Siccome il tempo è prezioso e le serate di gioco rare, mi incazzo come una bestia se mi fanno giocare ad un gioco che non mi piace. Per il resto, lascio che scelgano gli altri, mi è indifferente. Sempre lo stesso o cambiare ogni volta è uguale 

L'ampliamento di un determinato campo del sapere porta necessariamente a una necessità di specializzazione, quello che è vero per la storia lo è per un quantitativo di campi sterminato. Un moderno Leonardo da Vinci oggi sarebbe difficilmente immaginabile. All'aumentare della proposta nel nostro settore si aggiunga l'impossibilità - o quantomeno la difficoltà - di poter perseguire un percorso di approfondimento senza la cooperazione di terzi (banalmente devo avere un gruppo disposto a seguirmi in questa iper-specializzazione proposta da Marco). La mia soluzione è quella di cercare l'approfondimento nella letteratura sul gioco in generale, mentre per il gioco giocato mi limito a sedermi, guardarmi in faccia con gli altri seduti e come al solito uscirmene con un " allora, icche si intavola?"

Io comprendo e condivido il tuo punto di vista al 100%.

Attualmente scrivo circa una ventina di recensioni all'anno (senza contare pillole, articoli generalisti, classifiche, podcast, etc. e considerato che non recensisco tutto quello che gioco). Per il tempo che ho tra lavoro e famiglia, se voglio mantenere questo ritmo e questo ruolo, non posso permettermi il lusso di fermarmi più di tanto su un singolo titolo, anche se meritevole. Proprio recentemente, ho dovuto abbandonare a metà la campagna di Gloomhaven JotL: dovevo recensire il titolo, avevo già giocato 20+ scenari al fratello maggiore (e quindi dopo qualche scenario a JotL sapevo già cosa scrivere), non potevo permettermi la libertà di stare lì sopra mentre tonnellate di altri giochi uscivano sul mercato e molti varcavano la soglia di casa.

Ormai giocare un gioco che ho già recensito, è diventato un vero e proprio lusso. E se con un gioco euro diventa più facile concedersi una partita "one shot" fuori dalla logica delle recensioni, con american o ibridi che prevedono una campagna fatta di tanti scenari concatenati questo non è possibile.

E allora anch'io sono arrivato al punto di dover fare delle scelte (da pesi medi in giù li avevo già eliminati, tanto non sono nel mio target): limitare al minimo qualsiasi gioco che preveda la necessità di fare tante partite concatenate tra loro.

Premesso che a me piace scrivere e recensire giochi, e finché riuscirò continuerò a farlo, anche a me a volte prende la voglia di smettere e cominciare a godermi fino in fondo solo "i giochi che mi piacciono" (nuovi, vecchi o vecchissimi!), cosa che al momento spesso non riesco a fare.

Non ho ancora letto l'articolo, ma appena ho visto la copertina mi sono fiondato a scrivere qui i complimenti ad Agza per la sua (sicura!!!) scelta: ahahaha, fantastica! Lo sapevi che il corvo che si vede è finto e la studentessa scelta aveva un freddo cane durante lo scatto, poiché nuda sotto quel pesante manto? 

ho eliminato tutti i filler dalla mia collezione e quasi tutti i family, ora un intera mensola del mio armadio è occupata da giochi GMT. non ci sarà alcun ripensamento.

Io ho deciso di tagliare euro e american limitandomi a prendere o provare i più interessanti e nel mentre invece continuare a dedicarmi ed approfondire il mondo dei  wargames. Genere che a mio gusto ritengo molto più appagante, soddisfacente e che restituisce ogni secondo dedicato. Il tempo è un lusso oramai. Così come lo spazio fisico. Ho riscontrato che delle scelte sono necessarie. Specie se si ha la genuina curiosità e l'interesse di vedere sempre la novità e scoprire la nuova meccanica per analizzarla con pari entusiasmo ed occhio critico. L'evoluzione dei BG è veloce. 

Innanzitutto bella copertina. Ok adesso leggo l'articolo. 

L'annosa problematica dello specializzarsi od essere un ottimo all-rounders non avrà mai una risposta certa.. anzi si ce l'ho, servono entrambi :D

Bisogna però scindere il giocatore dal divulgatore/recensore/scrittore/critico.
Specializzarsi in un genere è fondamentale dal punto di visto critico e culturale perchè permette di avere una visione d'insieme perfetta. Non c'è nemmeno bisogno che lo dica tutto questo discorso.
Ma non sottovalutare il fatto che parlare di qualsiasi cosa che esca da questa sorta di "comfort-zone" permette di avere comunque un parere di qualità e meno canonico.

Mi sento di dire, gioca quello che ti piace e ti da più soddisfazione. Se riesci a coniugare il divertimento con l'appagamento critico/professionale hai fatto jackpot. Se deve diventare una costrizione a tutto tondo perchè ti vuoi imporre quel percorso secondo me a lungo andare porta al disinteresse e distaccamento totale.

Una persona che stimo molto che scrive per una nota rivista di cinema di genere ha una cultura smodata che resterei ad ascoltare per anni e anni in silenzio e reverenza ma quando inizia a recensire i film 9 volte su 10 sono in totale disaccordo con lui, perchè la sua continua ricerca della perfezione e del sapere assoluto lo porta ad un distaccamento e disinteresse del contenuto quasi insopportabile. Non piace più niente.

Io comunque gioco sempre meno german e ho perso grande interesse nel cercarne dei nuovi, mantengo un grande interesse per i deckbuilding soprattutto quando sono contaminati da altre meccaniche.

Ma la sensazione che mi pervade ultimamente è che ormai ho visto già tutto.... pur sapendo di aver visto poco, rivedo sempre le stesse cose.

W I BLACK SABBATH!

Io negli ultimi due anni ho tagliato un bel po' i giochi euro, perchè adesso cerco di più l'ambientazione da vivere con i miei amici durante le sessioni di gioco. Gli euro cominciavano a sembrarmi tutti uguali alla fine della fiera...

Potrebbe venire in aiuto quell'articolo di qualche mese fa su come evitare gli sprechi di tempo. L'alternativa dell'anno Black Sabbath però è allettante.

Una decisione simile la presi molto tempo fa nel campo dei wargames, visto che comunque tendevo a "spremere" i giochi che acquistavo prima di passare ad altro (e li tenevo solo se pensavo ci fosse la possibilità di intavolarli nuovamente, altrimenti li vendevo)

Dal 2005 limitai il mio gioco alle serie che amavo, che mi davano immense soddisfazioni e per cui avevo avversari numerosi e di caratura. Advanced Squad Leader e Operational Combat Series. Mi concedevo la prova di alcuni wargames di alto profilo raccomandati da persone fidate. 

Dal  2012 per vari motivi ho eslcuso OCS dai miei interessi e sono rimasto con ASL e più tempo libero per provare altre cose.

Con la famiglia ed i figli gioco cose più leggere, ma anche qui vale lo stesso principio.

Domanda. I dungeon crawler non si riducono alla fine in: entra nella stanza, uccidi mostro, prendi tesoro, entra nella stanza, ecc.? Cosa vi spinge ad a puntare su questa categoria? Cambia effettivamente molto l'esperienza tra un dungeon o l'altro? Chiedo perchè mi sono sempre sembrati dall'esterno piuttosto monotoni e noiosi (oltre che molto costosi), e l'unico della categoria che possiedo è il divertentissimo "Dungeon fighter", che paradossalmente mi è sembrato il più originale della sua famiglia (per quanto si tratti di una parodia). Personalmente non amo i giochi a campagna in quanto li vedo come un limite alla libertà ludica. Preferisco difatti ogni volta scegliere assieme se giocare ad un qualcosa di già provato oppure ad un qualcosa di nuovo senza vincoli (sia di peso che di genere). Penso che uno dei tanti aspetti positivi di questa passione sia proprio la possibilità di sperimentare più meccaniche e di non essere vincolati ad un unico titolo che inevitabilmente dopo diverse partite consecutive può stufare (diverso invece è giocare ad un titolo tante volte ma con pause fra una serata gioco e l'altra). Nella mia libreria ho voluto spaziare difatti sia per genere che per peso, per poter godere con amici qualsiasi sfaccettatura di questo mondo. Infine, con l'esperienza ho incominciato ad apprezzare sempre di più i giochi complessi, ma conservo la bontà di tanti titoli più semplici che possono comunque regalare una serata divertente e leggera. Non vorrei mai avere una libreria di soli cinghiali;sarebbe come avere un catalogo di film unicamente di pesi massimi come "C'era una volta in America", "Via con il vento", "il padrino", ecc. Capolavori vero, ma non sempre si è disposti a vederli e sopratutto non consecutivamente; è molto meglio variare con film di peso medio e ogni tanto con una bella commedia leggera, altrimenti il rischio è quello di appesantirsi (ovviamente il discorso vale anche per una libreria/ludoteca con soli titoli leggeri.) Il bello di questo mondo è proprio quello di variare avendo naturalmente delle preferenze.

Io per gusto amo i giochi per esperti, ambientati. Mi piace giocare saltuariamente euro ma, a meno di esponenti di grande carattere (tipo barrage) oppure must play (per esempio project gaia, ma ovviamente dico un titolo per indicarne diversi) preferisco un altro tipo di giochi e la vita è troppo breve per far tutto.

Non sempre riesco a spolpare i giochi che vorrei, ma si decide in gruppo e anche quello della convivenza di gusto diversi è un gioco istruttivo e per esperti :p

Attenzione: questo non significa bandire giochi meno complessi, ma averne pochi, precisi e da usare solo in determinate situazioni sì.

La mia idea è che quella per i giochi da tavolo è una passione basata sul divertimento. Il divertimento può derivare dal gioco stesso o dal gruppo con il quale si interagisce o da entrambi. Quando si gioca ci si deve divertire. Quello che c'è da chiedersi è se ci si diverte giocando uno o pochi giochi in un determinato lasso di tempo, esplorandoli, sviscerandoli e godendoseli a pieno oppure se ci si diverte provandone tanti, farsi un'idea di come evolve storicamente il gioco da tavolo, quali nuove idee vengono messe sul tavolo, ecc. Non sono due modi di affrontare questa passione mutualmente esclusive e non dev'essere una decisione presa su un banco. Sono d'accordo con quanto dice, giustamente per me, LoSkuba in un messaggio precedente: 
"Mi sento di dire, gioca quello che ti piace e ti da più soddisfazione. Se riesci a coniugare il divertimento con l'appagamento critico/professionale hai fatto jackpot. Se deve diventare una costrizione a tutto tondo perchè ti vuoi imporre quel percorso secondo me a lungo andare porta al disinteresse e distaccamento totale."
"Studiare" il mondo dei giochi da tavolo è una bella cosa da fare solamente se diverte. Se si devono provare duecento giochi l'anno, ma col pensiero su ciò che si trova sulla libreria perchè il proprio desiderio è associato al piacere di giocare quel gioco, allora non si può più parlare di divertimento. In questo modo viene meno l'incipit, secondo me fondamentale, del mio intervento. 
Ovviamente dal discorso rimane escluso il fattore compagnia. Il mio intervento è solamente rivolto alla domanda posta. 

 

Non compro american (semmai posso giocarli se me li propongono per provarli), ormai mi bastano gli entry level che ho non ne ho bisogno altri, punto su german di peso medio o cinghiali che mi incuriosiscono ovviamente poi mi leggo tutto tra recensioni (qui sulla tana e oltre), videotutorial, gameplay e faccio una cernita. 

Bell'articolo ed ottimo spunto. Io cerco ancora di giocare un pochino di tutto anche se per gusti personali filler e family li metto spesso da parte facilmente. Ma io non scrive e non devo scrivere dozzine di articoli per cui non ho necessariamente bisogno di approfondire bene ogni gioco. Per mia natura preferisco sempre provare novità che approfondire bene pochi titoli. Eccezione sono, ovviamente, i giochi più meritevoli e quelli da dover giudicare per il Magnifico o su cui devo scrivere una recensione.

FedeMezzo scrive:

Domanda. I dungeon crawler non si riducono alla fine in: entra nella stanza, uccidi mostro, prendi tesoro, entra nella stanza, ecc.? Cosa vi spinge ad a puntare su questa categoria? Cambia effettivamente molto l'esperienza tra un dungeon o l'altro? Chiedo perchè mi sono sempre sembrati dall'esterno piuttosto monotoni e noiosi (oltre che molto costosi), e l'unico della categoria che possiedo è il divertentissimo "Dungeon fighter", che paradossalmente mi è sembrato il più originale della sua famiglia (per quanto si tratti di una parodia). Personalmente non amo i giochi a campagna in quanto li vedo come un limite alla libertà ludica. Preferisco difatti ogni volta scegliere assieme se giocare ad un qualcosa di già provato oppure ad un qualcosa di nuovo senza vincoli (sia di peso che di genere). Penso che uno dei tanti aspetti positivi di questa passione sia proprio la possibilità di sperimentare più meccaniche e di non essere vincolati ad un unico titolo che inevitabilmente dopo diverse partite consecutive può stufare (diverso invece è giocare ad un titolo tante volte ma con pause fra una serata gioco e l'altra). Nella mia libreria ho voluto spaziare difatti sia per genere che per peso, per poter godere con amici qualsiasi sfaccettatura di questo mondo. Infine, con l'esperienza ho incominciato ad apprezzare sempre di più i giochi complessi, ma conservo la bontà di tanti titoli più semplici che possono comunque regalare una serata divertente e leggera. Non vorrei mai avere una libreria di soli cinghiali;sarebbe come avere un catalogo di film unicamente di pesi massimi come "C'era una volta in America", "Via con il vento", "il padrino", ecc. Capolavori vero, ma non sempre si è disposti a vederli e sopratutto non consecutivamente; è molto meglio variare con film di peso medio e ogni tanto con una bella commedia leggera, altrimenti il rischio è quello di appesantirsi (ovviamente il discorso vale anche per una libreria/ludoteca con soli titoli leggeri.) Il bello di questo mondo è proprio quello di variare avendo naturalmente delle preferenze.

ciao, rispondo a te, ma la risposta vale anche per altre obiezioni.

I Dungeon Crawler sono certamente simili, del resto sono tutti giochi della stessa categoria. Tuttavia non sono tutti uguali, altrimenti non ci sarebbero DC da 5 e da 9. Per distinguere i DC da 5 e da 9, però, devi fare quello che in un altro articolo do come consiglio generale per essere un buon recensore: 1) studiare la teoria, 2) avere una predisposizione individuale all'analisi delle cose, 3) fare pratica e gicoare tanto, per avere tanta esperienza e tanti termini di paragone.

Ora, la mia preoccupazione principale espressa nell'articolo è proprio questa: se giochi tanto una cosa e ne diventi esperto, necessariamente trascuri altre cose. A maggior ragione in un mondo così denso ed espanso come quello dei gdt degli ultimi anni. 
D'altro canto, se vuoi parlare con cognizione di causa di una cosa, devi approfondirla e non trattarla con superficialità. Di qui la necessità di una scelta.

Il discorso divertimento è verissimo: ma ancora mi diverto parecchio, paradossalmente anche quando il gioco è brutto o non funziona. Sarà perché ho dei bei gruppi di gioco, sarà perché vedere le cose che non funzionano mi stimola. Probabilmente gli unici giochi che non mi divertono davvero più sono quelli mediocri, in cui funziona tutto bene, ma non eccellono in nulla, le copie delle copie, insomma.

Da quando sono diventato papà, il mio tempo da dedicare al gioco è decisamente diminuito ( a volte 1 partita ogni due settimane).

Proprio per questo ho dovuto cambiare la tipologia di giochi a cui giocare e sono cambiati i gusti. Paradossalmente prima giocavo solo cinghiali tedesconi ed ora sono passato a narrativi con avventura, dungeon crawler(in solo) e titoli di medio peso perché in una serata ne riesco a giocare un paio.

Igusti cambiano e cambierai molto ancora anche tu. Della miriade di titoli in circacolazione alla fine quelli belli emergono sempre e prima o poi comunque si provano.

Da archeologo posso confermare quello che dici nell’introduzione.L’approccio generico è l’unico possibile nella didattica, sarebbe impossibile sviscerare ogni evento storico nei suoi dettagli ai non addetti ai lavori. Non è questione di superficialità, è questione sia di tempistiche scolastiche, ma soprattutto di semplificazione di dinamiche molto complesse. Certo, tra 1000 anni avranno altri 1000 anni da studiare, e questi saranno iperdocumentati, ma il sussidiario riporterà gli eventi allo stesso modo delle guerre napoleoniche (per le quali, probabilmente, saranno ridotte le "pagine ausiliarie"). L’ipersettorializzazione e specializzazione esiste già ed è imprescindibile, ma, come in tutte le altre materie e professioni, la storia è una materia in continua espansione non solo in verticale, aumentano gli anni=aumentano gli eventi, ma anche orizzontale, aumenta la ricerca=aumenta la conoscenza all’interno dello stesso periodo storico. Senza aggiungerti che in archeologia nella specializzazione si ci specializza (ok sei un medievista, ma ti occupi dei longobardi, soprattutto della produzione materiale, in particolare….), perché ogni settore è un effettivo mondo a sé stante.

 

Premesso ciò e tornando in tema, nascendo come german posso anche io confermare che non compro “euro” se non veramente meritevoli e originali, credo di avere quasi tutti i migliori (così dichiarati almeno) piazzamento lavoratori prodotti e la cosa non mi spinge ad acquisirne altri voglia né l’aggiunta dell’innovativa meccanica X può farmi cambiare idea (è raro!). Finendo poi, come te, a buttarmi sui giochi a campagna e che abbiano una storia (almeno un filo conduttore), che oggi, sembra banale, può essere l’effettivo stimolo ad intavolare nuovamente un altro gioco, piuttosto che “facciamo una partita a X per migliorare il mio punteggio”. Non credo siano le meccaniche o i gusti cambiati, credo sia l’evoluzione della società, come sempre d’altronde, che ci porta, tra i ritmi forsennati, stremati alla sera a guardare stanco la compagna o il compagno e la scelta si riduce tra “netflix o giocata?”, la risposta è “giocata, ma al gioco x che voglio vedere se riusciamo a fare il culo al boss e far salire il personaggio di livello”. Attenzione: veniamo da caylus, amiamo Chvatil come una divinità e Rosemberg d’annata è onnipresente sui nostriscaffali, ma gloomhaven ha sfondato un muro sacro su cui aveva donato la vita il suo antenato Mage Knight, a cui deve tanto (per storia, non per meccaniche) e che tanto si differenzia.

In conclusione, aspetto i ks di BRW rebirth (ho già classico e lo amiamo), robison crusoe, nova aetas totalmente espanso; ho appena preso Nemesis e non vedo l’ora di intavolare nuovamente Twilight imperium e battlestar galactica.

Eppure ho preso da pochissimo GWT e Brass, dunque, possiedo ancora un cuore, era l’anima che forse, tra le impennate dei ritmi volgari che viviamo e le panzate sui divani all’insegna della nuova serie da 13 stagioni, è divenuta vorace e non si accontenta più di fare operazioni sull’abaco.

Comprendo il dilemma di Agz.

Lo comprendo ma mi "spaventa", perchè è il dilemma che si ha (lo so per esperienza diretta anche se principalmente su altri campi) quando il dovere di "critica" supera il "piacere di fruizione". Quando si ha la percezione di voler spulciare bene un gioco non come effetto collaterale del divertirsi giocandolo, ma per dovere di critica.

L'impressione, leggendo tra le righe (quindi potrei sbagliarmi) è che sia più la paura della persona che facendo analisi critica teme di rimanere indietro perdendo tempo a spulciare bene prodotti che apprezza.
Ed è quindi il solito dilemma tra giocatore e critico. Dilemma che porta spesso a non apprezzare qualcosa che invece il critico apprezza o viceversa.

Secondo me il giocatore deve sempre vincere in questi casi. Se frosthaven ti piacerà al punto da non farti giocare altro per mesi amen. C'è da augurarselo. Te lo devi augurare. E se ti perderai roba in giro la recupererai dopo se è così valida.
Se qualcosa ti rompe le balle dopo 4 partite recensione da 4 e passi ad altro.

In questi ambiti, a meno di non esser profumatamente pagati (e non è il caso di nessuno), secondo me conviene rimanere sempre prima giocatori e poi critici.

Ma, appunto, capisco il dilemma

Cavolo, la cover di Black Sabbath dei Black Sabbath in cui è inclusa la leggendaria e inquietante Black Sabbath 😂

Ritratto di the

circa una decina di anni fa , dopo l'ennesimo acquisto , mi sono fermato a pensare. dove stiamo andando con questo hobby ? possiamo continuare a comprare ed ad imparare giochi nuovi fino alla fine dei nostri giorni ? ha senso ? che c'è di gratificante ? lasciando da paerte la polemica sul impatto consumistico , io e il mio gruppo di amici , con cuoi condivido l'amore per i german, abbiamo iniziato a giocare sempre gli stessi 10/15 giochi. ci incontriamo 2 volte a settimana da 3 a 7 giocatori ed intavoliamo 1 o 2 partite. ogni tanto io ed un altro proponiamo delle novita ma raramente entrano nel giro di quelii giocati , più spesso cadono nel dimenticatoio. siamo felici , ci divertiamo e non alimentiamo questo delirio di novità a tutti i costi. dov'è il gusto a giocare a Le Havre 30 volte ?ancora oggi non credo di poter dire so come si vince a quel gioco , mi impegna , mistimola e mi diverte adesso più dell inizio. sono romagnolo e qui si gioca a Marafona ( un tresette con la briscola ) , lo giocano tutti grandi, piccoli,donne e uomini da sempre e sempre con passione ,ma non tutti sanno giocare bene , anzi , per poter essere annoverarto fra i BUONI ci vuole tanto impegno e tanto tempo. 

Hai citato 2 coop e 1 competitivo che in comune hanno una fortissima dose di sfida. Sono giochi estremamente sfidanti, pertanto l'anno sabatico sarà solamente un anno di continue lotte che, per quanto ai più possa sembrare ripetitivo, la nota importante è il gruppo e mi pare ci sia tutto.

Non mi porrei troppi problemi a passare l'anno con 3 macrogiochi da alternare... 

Si ha sempre una sorta di "ansia" nello star dietro ai 1500giochi l'anno che escono, all'hype della novità, ma credo che a fronte dei 3 giochi nominati, che includono gran parte del genere che ti piace, passa tutto in secondo piano, tranquillamente 

Ovvio che questo articolo è una provocazione (positiva e costruttiva) x alimentare una conversazione sana.. è ovvio che non esiste una sola risposta.. ma ogni risposta è giusta perché si adatta alla persona stessa.. io ad esempio col mio piccolo gruppo di gioco (siamo in 4 ma molto affiatati), abbiamo creato questa regola.. a rotazione, in ordine alfabetico, ognuno propone uno o più giochi x un incontro e quelli si fanno.. dei 4 io sono il germanofilo.. uno è l'amante dei dudes on a map.. un altro è un amante American ma che nel tempo ha iniziato ad apprezzare anche gestionali di peso e l'ultimo è l'onnivoro.. si adatta un po' a tutto.. se proprio devo dire una cosa x l'anno che verrà (cit.) partecipare a più fiere.. oltre alla Play, la seconda x me, voglio farne il più possibile.. e magari, se organizzata, anche una gobcon Deluxe 😅

I giochi intavolati dipendono tantissimo dal mio gruppo di gioco che è dinamico. C'è quella che detesta l'interazione diretta e ama i cooperativi, la american dura e pura che non se non vi è un tema si annoia, il fisico pensatore che adora pianificare le mosse e gli piacciono gli astratti, quella che detesta il bluff ed è super competitiva, l'analista risk manager che manco a dirlo è un germanofilo. E via dicendo.

Manco a dirlo, i giochi che intavolo spesso non piacciono allo stesso modo a tutti i componenti del gruppo. Me incluso, che mi reputo piu' o meno onnivoro. 

Di conseguenza non riuscirei mai a superspecializzarmi verso un genere ma capisco il tuo dilemma, tipico di tante professioni (la mia inclusa) che obbliga a scelte dolorose. Buon avventura! Mi auguro quantomeno che non si rivelino dei flop, ma direi che il rischio che corri coi 3 è piuttosto basso.

Qualcuno, magari Agzaroth stesso, mi spiega la passione per i Dungeon Crawler.

Vi chiedo un commento prendendo in considerazione i giochi di ruolo. Nel senso che da inesperto i DC mi sembrano un "vorrei giocare di ruolo, ma non abbiamo il master"  😁

Per quel poco che ho provato mi sembrano infatti dei GdR castrati. Senza la stessa libertà.

Detto ciò mi scuso per l'OT, e complimenti per l'articolo interessante e per l'eccellente citazione dei Black Sabbath (a proposito di storia che DEVE essere studiata)

I giochi a campagne non sono giochi da associazione, a mio avviso. Giocando in associazione, i giochi a campagne si vedono molto raramente sui tavoli (così almeno in Ticino). Di norma chi gioca a giochi del genere, si incontra in altri momenti, perché farlo in associazione non avrebbe granché senso (se vieni a giocare in un'associazione, è per incontrare gente e giocare un po' con tutti a seconda delle circostanze).

Far parte di un'associazione significa anche essere disposti a presentare giochi che non rientrano per forza di cose nei propri gusti (soprattutto se si fa parte del comitato e lo scopo dell'associazione è la divulgazione del gioco a tutti). Se arriva un gruppo nuovo di persone con poca esperienza, la cosa più sensata da proporre è un party game o un gioco medio-leggero, così da rompere il ghiaccio e conoscersi un po'.

Fortuna vuole che io mi reputi onnivoro e gioco volentieri un po' a tutto.

Non nego il fatto che in passato ho rinunciato ad iniziare ad esempio una campagna di Gloomhaven, proprio perché non ero disposto a dedicare tutto quel tempo a un solo gioco e a un numero ristretto di persone. Poi, vabbè, a me i dungeon crawler non fanno impazzire, quindi la scelta non è stata sofferta. La sensazione che ho con questi giochi è di esclusione (nell'iniziare a giocare un titolo a campagna in associazione con una selezione ridotta di persone, si escludono tutti gli altri per un numero considerevole di partite, aspetto che io non reputo molto simpatico).

L'avere un gruppo fisso che non fa parte di associazioni, lo vedo come un target più ragionevole dei titoli a campagna lunga. (Tanto è vero che i giochi che ho fatto a campagna li ho svolti con persone che non fanno parte di associazioni, perché non sono interessate a quel genere di esperienza).

Ti rispondo io che ho giocato di ruolo per moltissimi anni. Il gioco di ruol ha 2 componenti: la narrazione di una storia creata e recitata da tutti e... il powerplay, cioè la soddisfazione di costruire un personaggio che diventa sempre più forte e la possibilità di vederlo funzionante in azione in diverse situazioni e contro diversi avversari. La necessità di portare avanti entrambi questi elementi (se il sistema usato è fatto per quello, ovviamente) porta ad una dilatazione dei tempi di gioco che costringe, appunto, a fare in modo che siano giocati (se è un sistema con PG che livellano etc) in "campagne" che durano anni. Perché la parte di crescita dell'eroe richiede molto tempo.

Un buon Dungeon Crawler ti permette di comprimere questi anni in mesi, settimane o addirittura serate! Lo fa tagliando tutta la parte recitativa obbligatoria, relegandola a metagioco, e contrarendo la creazione della storia a binari molto stretti (ma se tu non hai un buon DM potresti non notare la differenza ;-) ).

Tu hai detto di averne provati e di sentirti castrato. Prova a voler vedere come il tuo personaggio funziona al 12mo livello e aver un gruppo gdr che comincia a tentennare sulla frequenza dei ritrovi e poi vediamo se non ti senti frustrato! Potresti persino non arrivarci al 12mo livello! I DC, per me, sono la liofilizzazione della parte powerplay dei giochi di ruolo. Io li amo per quello. Poi se uno vuol aggiungerci la recitazione lo fa comunque, te l'assicuro! Anche se, ovvimente, se tu hai dei buoni compagni di gioco che nella recitazione del loro ruolo danno il meglio, non potrai mai valorizzare a dovere l'esperienza di gioco con loro tramite un "semplice" DC, che è fatto per persone alle quali piacciono i gdr per ben altro motivo.

linx scrive:

Ti rispondo io che ho giocato di ruolo per moltissimi anni. Il gioco di ruol ha 2 componenti: la narrazione di una storia creata e recitata da tutti e... il powerplay, cioè la soddisfazione di costruire un personaggio che diventa sempre più forte e la possibilità di vederlo funzionante in azione in diverse situazioni e contro diversi avversari. La necessità di portare avanti entrambi questi elementi (se il sistema usato è fatto per quello, ovviamente) porta ad una dilatazione dei tempi di gioco che costringe, appunto, a fare in modo che siano giocati (se è un sistema con PG che livellano etc) in "campagne" che durano anni. Perché la parte di crescita dell'eroe richiede molto tempo.

Un buon Dungeon Crawler ti permette di comprimere questi anni in mesi, settimane o addirittura serate! Lo fa tagliando tutta la parte recitativa obbligatoria, relegandola a metagioco, e contrarendo la creazione della storia a binari molto stretti (ma se tu non hai un buon DM potresti non notare la differenza ;-) ).

Tu hai detto di averne provati e di sentirti castrato. Prova a voler vedere come il tuo personaggio funziona al 12mo livello e aver un gruppo gdr che comincia a tentennare sulla frequenza dei ritrovi e poi vediamo se non ti senti frustrato! Potresti persino non arrivarci al 12mo livello! I DC, per me, sono la liofilizzazione della parte powerplay dei giochi di ruolo. Io li amo per quello. Poi se uno vuol aggiungerci la recitazione lo fa comunque, te l'assicuro! Anche se, ovvimente, se tu hai dei buoni compagni di gioco che nella recitazione del loro ruolo danno il meglio, non potrai mai valorizzare a dovere l'esperienza di gioco con loro tramite un "semplice" DC, che è fatto per persone alle quali piacciono i gdr per ben altro motivo.

Concordo su tutto se al posto di GdR metti D&D.

Perchè ci sono molti altri GdR che hanno proprio altri obiettivi, e non possono essere sostituiti da un DC.

Io preferisco avere una maggiore diversificazione delle tipologie di giochi che gioco, ma questo effettivamente mi lascia dei grandi buchi di conoscenza. A questo aggiungo il fatto che devo ancora recuperare molti grandi classici e questo ovviamente rallenta la possibilità di provare le nuove uscite. Diciamo comunque che non me ne faccio una malattia, vivo benissimo anche senza aver provato OGNI gioco pubblicato e anzi provo molto piacere quando mi viene suggerito un titolo che non conoscevo e scopro qualcosa che mi piace e mi diverte. Certo alcuni giochi a campagna (che amo) li patisco un po' perchè non è facilissimo riusciere ad intavolarli con continuità e il rischio di lasciare a metà una bella avventura per troppo tempo è davvero concreto!

linx scrive:

Ti rispondo io che ho giocato di ruolo per moltissimi anni. Il gioco di ruol ha 2 componenti: la narrazione di una storia creata e recitata da tutti e... il powerplay, cioè la soddisfazione di costruire un personaggio che diventa sempre più forte e la possibilità di vederlo funzionante in azione in diverse situazioni e contro diversi avversari. La necessità di portare avanti entrambi questi elementi (se il sistema usato è fatto per quello, ovviamente) porta ad una dilatazione dei tempi di gioco che costringe, appunto, a fare in modo che siano giocati (se è un sistema con PG che livellano etc) in "campagne" che durano anni. Perché la parte di crescita dell'eroe richiede molto tempo.

Un buon Dungeon Crawler ti permette di comprimere questi anni in mesi, settimane o addirittura serate! Lo fa tagliando tutta la parte recitativa obbligatoria, relegandola a metagioco, e contrarendo la creazione della storia a binari molto stretti (ma se tu non hai un buon DM potresti non notare la differenza ;-) ).

Tu hai detto di averne provati e di sentirti castrato. Prova a voler vedere come il tuo personaggio funziona al 12mo livello e aver un gruppo gdr che comincia a tentennare sulla frequenza dei ritrovi e poi vediamo se non ti senti frustrato! Potresti persino non arrivarci al 12mo livello! I DC, per me, sono la liofilizzazione della parte powerplay dei giochi di ruolo. Io li amo per quello. Poi se uno vuol aggiungerci la recitazione lo fa comunque, te l'assicuro! Anche se, ovvimente, se tu hai dei buoni compagni di gioco che nella recitazione del loro ruolo danno il meglio, non potrai mai valorizzare a dovere l'esperienza di gioco con loro tramite un "semplice" DC, che è fatto per persone alle quali piacciono i gdr per ben altro motivo.

Il GdR, specialmente quello moderno, non è powerplay + recitazione. Quella semmai è stata una deriva malsana di un certo tipo di giochi che orami sanno di stantio.

L'accezione negativa in questo senso va sulla parte di "recitazione" (non tanto sul powerplay) se la si immagina come il "fare le vocine strane".

Sono d'accordo che "le vocine buffe" le puoi fare anche in un dungeon crawler ma appunto quello non è giocare ad un GdR ma proprio fare powerplay + recitazione.

Quindi no, un Dungeon Crawler non può sostituire un GdR. Al massimo si può sostituire ad un GdR vecchio e fatto male.

Concordo con le considerazioni tue e di Tullaris ovviamente. Pure io ho scritto "se il sistema è fatto per quello", con ovvio riferimento a D&D e compagnia derivata (ciò che ho giocato io e, immagino, molta altra gente che è passata ai DC da tavolo). Ma sono QUEI sistemi che i DC sostituiscono, per QUEI giocatori ai quali importa più combattere e livellare che altro... o rinunciano a giocare di ruolo per carenza di tempo/compagnia con tempo per farlo.

Voi recensori siete fortunati, non vi rendete conto che avete gratuitamente la versione completa di un gioco di strategia che noi semplici appassionati abbiamo solo in versione semplificata.

Si tratta fondamentalmente di un solitario di gruppo ma molto impegnativo al limite del frustrante!

Ovviamente mi riferisco al gioco che consiste nell’organizzare la propria vita per provare più giochi possibili!

Purtroppo per i germanofili in questo gioco l’alea è ben presente e a volte determinante!

Quindi buon gioco a voi; noi semplici appassionati ci accontentiamo della versione demo!

:-)

Semplice, si continua a comprare quasi tutto e a giocare quasi niente 🤣 Sempre più vero che si stava meglio quando si stava peggio! 

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