"Banish the Snakes" e il libro di Kells

InfiniteJest, TdG

Abbinamento cinematografico per il primo gioco cooperativo nel catalogo GMT.

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Kevin McPartland e Jerry Shiles firmano nel 2023 Banish the Snakes: a game of St.Patrick in Ireland, il primo titolo cooperativo nel vasto catalogo GMT, vestendolo di un tema insolito: l'evangelizzazione dell'Isola di Smeraldo.

Nel gioco saremo San Patrizio e altri santi che si sono adoperati per "scacciare i serpenti" dall’Irlanda, vale a dire convertire i pagani al cristianesimo.

Non sto a ripetervi la bontà del gioco, già trattata in maniera approfondita da sontuosopiero nella sua recensione, ma mi soffermo sul regolamento, scritto molto chiaramente, sui materiali, che sono davvero validi ed evocativi. Troviamo infatti un tabellone che è composto per lo più da una bella mappa dell’Irlanda, suddivisa in quattro provincie, e dagli spazi per ospitare le carte, che presentano illustrazioni in stile celtico. Proprio le carte sono, assieme ai lanci di dadi, il cuore del gioco, in quanto sono il meccanismo per proporre gli eventi, favorevoli o avversi, che fanno da narrazione allo svolgimento di Banish the Snakes. Notare che già la carta precedente ci anticipa se l’evento successivo sarà più o meno positivo.

In rete trovate una bella intervista al professore di architettura Kevin, uno dei due autori, che spiega la realizzazione del gioco. Innanzitutto ha trovato una situazione storica che fosse un buono spunto, per essere precisi il periodo preso in considerazione va dal 432 DC, anno in cui San Patrizio ha iniziato la missione in Irlanda, fino al 563, anno in cui San Colombano ha fondato il monastero di Iona. In questo lasso di tempo, l'Irlanda è passata dal paganesimo al cristianesimo, mentre nel resto del mondo anglosassone la cristianità subiva il crollo del Sacro Romano Impero.
San Patrizio è riuscito a entrare nel tessuto sociale irlandese, che era difficilmente permeabile a causa delle connessioni tra popolo, capi, re e High King di Tara. Anche le festività pagane furono inglobate, riconoscendone l'origine divina, ottenendo una forma di cristianesimo peculiare. Seguendo questo tipo di intento, il gioco si è formato naturalmente come cooperativo, e l'autore cita Pandemic come spunto basilare per il gameplay.

I santi protagonisti hanno il compito di convertire più persone possibili, con una difficoltà a cascata, cumulativa per rango: dall’High King al paesano semplice. Assolutamente da togliere di mezzo il druido prima di poter evangelizzare.

Molto interessante il twist della morte del santo, che va „sfruttata“ a proprio vantaggio, decidendo dove e quando farlo passare a miglior vita.

I santi disponibili sono, oltre al Patrizio del titolo: Brigida, Brendan, Isernio, Colombano, Secondino, Ciaran, Ausilio, Finnian, Ibar, Monenna, Palladio.

Per chiunque lo abbia visto, San Colombano abate di Iona richiama immediatamente alla memoria un meraviglioso film d'animazione. Mi riferisco a The Secret of Kells (2009), primo titolo della trilogia irlandese di Tomm Moore, artista eccezionale e originalissimo sia nella resa visiva dei disegni sia nel dare nuova linfa al folklore celtico.

The Secret of Kells (motion picture frame)
The Secret of Kells (motion picture frame)
Un breve cenno alla trama: si parla di un convento irlandese, i cui abitanti stanno cosrtuendo delle mura per cercare di salvare più contadini possibile, contrastando l’arrivo dei malvagi vichinghi distruttori; di un giovane, Brendan, che è affascinato dall’arte di fratello Aidan, il migliore miniatore di Iona, il quale ha trovato rifugio proprio nel convento; dell’amicizia di Brendan con Aisling, uno spirito mutaforma.

La scelta di rendere la storia così graficamente accattivante senza avere nulla a che vedere con il moderno iperrealismo tridimensionale o lo scopiazzare lo stile giapponese si è rivelata vincente: non vedrete niente di simile in altri autori.

Ogni scena sembra una finissima e intricata miniatura, una pagina di un antico tomo prezioso, ed è talmente intricata che, ogni volta che guarderete The Secret of Kells, noterete particolari che vi erano sfuggiti. Anzi, esattamente come nel libro di Kells, esistono pagine dalle figure squadrate e pagine con illustrazioni più dolci e arrotondate, anche nel film troviamo questo dualismo con le armoniose tavole dedicate ai paesaggi naturalistici e ai colori chiari, mentre le aggressive spigolosità sono riservate agli spietati vichinghi, alle scene di violenza e al serpente mitologico, colorati da rossi e neri. Il bianco è riservato alle creature magiche, proprio come Aisling.

Anche la parte storica di The Secret of Kells è molto accurata: le bacche usate dai monaci miniatori per l’inchiostro erano le galle di quercia, tumescenze a forma di biglia, che si formano quando una vespa depone le larve. Si possono trovare sui rami o sulle foglie di quercia, come ben descritto dalla scena nel bosco con Brendan e Aisling. Pangur Ban, il nome del gatto, è un rimando a un poema dedicato da un monaco irlandese al proprio gatto bianco.

Al momento, sono tre le pellicole che formano la filmografia del folklore irlandese di Tomm Moore: oltre a questo, gli altrettanto meravigliosi Song of the Sea (La canzone del mare, 2014) e Wolfwalkers (id., 2020). Spero proprio che non si fermi qui.

Commenti

E' stata una lettura interessante e piacevole. Scrivete davvero bene.

Da che età va bene il film?

Tullaris scrive:

Da che età va bene il film?

L'unica parte "paurosa" parla di assedio e di devastazione. Direi che dai 10 anni è comprensibile appieno. Prima va un po' introdotto e spiegato mentre si guarda. L'unico problema grosso è che non è mai uscito in italiano e si trova solo sottotitolato.

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