A&P Chronicles 2004-2005 (I, 4)

Le Cronache della Rinascita

dagli scritti di Aurelian il Vecchio - 12 Giugno 2120

Parte I, Capitolo 4: "La mano del fato"

Seduta del 30/03/2004

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Le Cronache della Rinascita

dagli scritti di Aurelian il Vecchio - 12 Giugno 2120

Parte I, Capitolo 4: "La mano del fato"

Seduta del 30/03/2004

La mano del fato

le
strade di Romeldan, in quei giorni, sembravano non aver risentito in alcun modo
degli anni di dominazione themanita, tutto sembrava tale e quale a come era
sempre stato, con le grandi vie lastricate inframmezzate dalle pietre miliari e
dalle indicazioni ai bivi, le stazioni di cambio e gli ostelli che ogni cinque o
diecimila passi permettevano ai viaggiatori di trovare un cavallo fresco o uin
posto per mangiare e dormire. Ovviamente, questo era vero solo nelle immediate
vicinanze della capitale Meldanos e delle città più importanti, dove il
commercio e le altre attività avevano tenuto in vita gli usi precedenti anche
durante il governo del Drago Nero. La Via Settentrionale Romeldana era sempre
stata l'arteria principale del nostro stato, e come tale ancora appariva in
quasi perfette condizioni, dato che il suo utilizzo era troppo strategico
perché potesse essere trascurata.

Il
gruppo camminava lungo il bordo destro della grande strada, assai trafficata
ancora per molto tempo dopo che ebbero lasciato Meldanos. Mercanti, contadini e
viaggiatori di ogni tipo utilizzavano questa via per andare e venire da Meldanos
ogni giorno, dove curavano i loro affari. La mattina, il traffico era
prevalentemente verso la capitale, dove si portavano le merci ai fornitori o ai
mercati cittadini, per poi cambiare verso nel pomeriggio e fino a sera, quando
prevalentemente i contadini tornavano alle campagne con i loro carri vuoti.

La
compagnia aveva deciso di viaggiare il più rapidamente possibile, dormendo
spesso all'aperto per via dello scarso denaro di cui disponevano, che serviva di
tanto in tanto per riempire le borracce o per consumare un pasto normale quando
ne avevano abbastanza del Pane Elfico o dei cibi essiccati e affumicati che
Marco Pedio aveva procurato loro. A volte trovarono i ruderi di qualche fattoria
abbandonata, che diede loro un tetto per la notte, altre volte dormirono sotto
le stelle, approfittando del clima mite che in quei giorni è tipico della
nostra regione. Tandel mise a disposizione del gruppo le sue capacità di
cacciatore, riuscendo di tanto in tanto a procurare qualche lepre per la cena,
anche se il primo giorno furono costretti a contentarsi di una talpa arrosto
(che Jack cucinò sapientemente, con ampia soddisfazione di tutti).

Durante
il giorno, quando il traffico andava verso la capitale ed i carri erano sempre
pieni di merce, Gelgoog acquistava spesso intere cassette di frutta,
particolarmente gradite al primo pasto, quando la sosta era breve e la bocca
veniva riarsa dal sapore del sale e del fumo dei loro cibi. Foraeean, per il
quale il viaggio risutava particolarmente faticoso, poté spesso alleviare le
sue pene ricorrendo al cavallo che Tandel conduceva per le briglie, mentre Jack
non perse occasione per importunare tutti, membri del gruppo e viandanti
occasionali, subissandoli con le sue domande e stravaganti richieste.

Per
i primi tre giorni, il viaggio non riservò sorprese né emozioni, e si
protrasse noiosamente tranquillo mentre già all'orizzonte il tempo sembrava
annunciare un cambiamento, a giudicare dai nuvoloni che sembravano addensarsi
più avanti. Hoadun era già all'opera ed iniziava a tessere una stravagante
combinazione di eventi.

al
terzo giorno di viaggio accadde qualcosa di cui nessuno avrebbe potuto
immaginare le conseguenze future. Il sole era a metà del suo cammino e la
strada era come di consueto abbastanza trafficata, anche se meno dei giorni
precedenti, poiché ora il gruppo si trovava più lontano da Meldanos. Gelgoog
aveva già acquistato la solita cassetta di frutta fresca e stava sgranocchiando
una mela, quando un'improvvisa confusione sembrò provenire dalla strada, nella
loro direzione.

Un
carro, lanciato a velocità tale che solo per un miracolo non ruppe entrambi gli
assi nei sobbalzi sull'acciottolato, veniva verso di loro, in direzione di
Meldanos, schivando di stretta misura gli altri mezzi e le persone che si
trovavano sulla strada o ai suoi margini. Era un carretto tirato da due cavalli
con la schiuma alla bocca, il cui cocchiere, dall'apparenza tutt'altro che un
semplice contadino o uno dei tanti mercanti, faceva schioccare continuamente la
frusta incitando i poveri animali a proseguire la loro folle corsa. Quando il
veicolo impazzito passò accanto al gruppo, istintivamente i sei si ritrassero
per evitare la possibile collisione, mentre un paio di cavalli di un grosso
carro poco distante si imbizzarrirono dando un bel da fare al proprietario per
far loro riguadagnare la calma. Stranamente, Gelgoog notò che il carro,
diversamente da tutti gli altri, era completamente vuoto.

Un
rumore metallico annunciò qualcosa che rimbalzava sul selciato della strada,
rimbalzando in modo bizzarro fino a cadere ai piedi di Foraeean.

Si
trattava di un bizzarro oggetto di uno strano metallo satinato, senza incisioni
né scritte evidenti. Aveva una base di pietra simile al marmo, sulla quale era
infisso un gambo snello e rastremato lungo quasi un palmo, che alla sua
estremità superiore recava un corpo sferico più grande di un pugno, anch'esso
senza fregi né simboli di alcun tipo.

"E'
caduto dal carro in corsa!" - disse Tandel, scrutando la sagoma che si
allontanava all'orizzonte. "Dobbiamo riportarglielo, presto!"

"Il
fato ha voluto che cadesse ai nostri piedi" - commentò Foraeean,
osservando incuriosito l'oggetto, ancora a terra.

"Tanto
non lo raggiungeremo mai..." - commentò Cedric, chiaramente favorevole
alla decisione di tenere lo strano e misterioso corpo metallico. Krilzit era
della sua stessa opinione, come ovviamente lo era anche Jack. Gelgoog, sulle
prime, evitò di pronunciarsi.

Ne
nacque una animata discussione, fra chi intendeva restituire l'oggetto, che
forse Tandel a cavallo sarebbe riuscito a riconsegnare al proprietario, e chi
intendeva invece esaminarlo ed eventualmente tenerlo per decidere in seguito il
da farsi. Ad eccezione di Gelgoog, che si tenne quasi in disparte, si verificò
quasi una colluttazione, durante la quale Jack fece saltar via l'oggetto dalle
mani di Tandel che lo aveva afferrato, con un colpo del suo bastone-fionda che
chiamava Hoopak. Il misterioso oggetto volteggiò in aria per poi ricadere a
terra, dove improvvisamente scomparve con grande sorpresa di tutti.

"Io
comunque raggiungo il carro e gli dico che ha perduto l'oggetto!" -
annunciò infine Tandel, ripresosi dalla momentanea sorpresa. Montò a cavallo e
si lanciò a tutta velocità nella direzione in cui il carro era sparito pochi
istanti prima. Il resto del gruppo decise di rimettersi in marcia, visto che
Tandel non avrebbe avuto difficoltà a raggiungerli più avanti, completata la
sua missione. Solo Gelgoog preferì restare sul posto, ad aspettare l'amico.

Prima
che il gruppo si rimettesse in marcia, due mani non viste da alcuno afferrarono
l'oggetto, che si trovava a terra esattamente dove era caduto, e lo nascosero
sotto gli abiti laceri.

tandel
si era lanciato in una corsa sfrenata, nel difficile tentativo di raggiungere il
carro impazzito, e per poco rischiò lui stesso di travolgere gli altri mezzi e
le persone che si trovavano per la strada a quell'ora. Fortunatamente, pensò,
nessuna pattuglia Romeldana era in quella zona, altrimenti sarebbe stato ben
difficile spiegare cosa stava accadendo senza compromettere l'obiettivo che si
era prefissato.

Avendo
perso di vista il fuggitivo, l'elfo fu costretto a chiedere rapidamente
indicazioni interrompendo la sua corsa un paio di volte, fino a che scoprì che
il carro aveva preso una deviazione laterale che portava in aperta campagna. In
breve, la strada lastricata si trasformò dapprima in una stradina di terra
battuta, e quindi in un viottolo di campagna con tanto di pozzanghere fangose e
ciuffi d'erba, fra i quali gli acuti occhi di Tandel non ebbero difficoltà a
distinguere le tracce del recente passaggio di un carro. Proseguì quanto più
velocemente fosse possibile senza mettere in pericolo l'incolumità del suo
cavallo, fino a trovarsi in un punto in cui il viottolo iniziava a serpeggiare
ondulando fra alcune piccole gobbe del terreno che nascondevano la visuale al di
là. Poi, d'improvviso, raggiunse quel che cercava.

L'incontro
non fu come lo aveva immaginato, e la sorpresa dell'elfo fu grande, quando
dietro ad una delle gobbe erbose si trovò a scendere verso un avvallamento nel
quale il carro giaceva, immobile, su un fianco. Intorno, una ruota spezzata,
alcuni pezzi di legno e le sagome scure dei due cavalli e del conducente, si
stagliavano sul verde dell'erba, immobili anch'essi. Raggiunse la zona
dell'incidente e balzò giù di sella prima ancora che il cavallo si fosse del
tutto arrestato, constatando che non si trattava di un semplice incidente.

I
cavalli e l'uomo alla guida erano trafitti da un gran numero di frecce. Non si
trattava dei soliti dardi da quattro monete di rame che si comprano ovunque,
poiché constatò come queste frecce, tutte dalla punta metallica, avessero un
curioso impennaggio colorato a bande bianche e nere che tuttavia non gli disse
nulla. Dunque quell'uomo stava realmente scappando da qualcuno, che infine lo
aveva raggiunto mettendo fine alla sua vita senza alcuna pietà, a giudicare dal
numero di frecce che erano state usate. L'ipotesi di restituire il bizzarro
oggetto caduto dal carro si vanificò lasciando solo il mistero legato alla sua
reale funzione.

Nei
dintorni non c'era anima viva, nessuna traccia utile lasciata dagli assassini in
quel pantano di erba e fango. Gli assalitori si erano dileguati così
rapidamente come avevano colpito, e l'elfo comprese subito che non aveva alcuna
possibilità di un inseguimento, oltretutto da solo contro una banda di arcieri.
Preferì esaminare la scena cercando qualche indizio che potesse risultare
utile, ma subito si rese conto che il carro era veramente vuoto. l'uomo aveva
con sé qualche moneta che Tandel lasciò al suo posto, mentre la sola cosa che
attirò la sua attenzione furono i guanti di velluto blu che aveva nella tasca,
che prese ricordando quanto gli aveva detto Foraeean circa il misterioso
benefattore che aveva messo nel suo cappello alcune monete d'argento durante
l'esibizione di Jack e Cedric al Pesce Baleno...

Comprendendo
che non avrebbe potuto scoprire nulla di più, l'elfo stette qualche minuto di
fronte al corpo immobile, mormorando parole nella sua lingua, quindi spezzò una
delle frecce infilandosi in tasca la parte con il singolare impennaggio, e
rimontò a cavallo.

foraeean
e Krilzit, nel frattempo, mentre proseguivano la marcia, avevano nuovamente
tirato fuori l'oggetto e avevano iniziato ad esaminarlo, cercando qualcosa che
potesse dare un indizio sulla sua identità o, almeno, sulla sua funzione.
Quando furono raggiunti da Gelgoog e Tandel, più avanti, e furono messi al
corrente di quanto scoperto dal cavaliere silvano, avevano già rinunciato a
capirci qualcosa, constatando solo che l'oggetto sembrava essere pervaso di una
qualche forma di magia, che tuttavia non risultava identificabile. Solo la
femmina Drow, toccando il corpo metallico, sembrava avvertire una sorta di
vibrazione nell'energia magica, che tuttavia non le aveva fornito ulteriori
indizi.

Il
racconto di Tandel mise a tacere ogni discussione circa il da farsi, visto che
ormai l'ipotesi di una possibile restituzione era sfumata. La cosa fu commentata
con evidente soddisfazione da Foraeean, il quale fin dal primo momento aveva
intuito come la volontà di Hoadun avesse portato a loro quel singolare oggetto,
per chissà quale scopo; il vecchio fu ben più colpito dalla notizia del
ritrovamento dei guanti di velluto blu, che in effetti lo lasciarno alquanto
perplesso, anche se di certo già considerava l'incredibile catena di eventi
correlati fra loro che il fato aveva iniziato a intrecciare. Nessuno fu comunque
in grado di identificare a chi potessero appartenere le singolari frecce
dall'impennaggio bianco e nero, e l'evento fu messo da parte, per il momento,
tornando a pensare alla missione per la quale si erano messi in viaggio.

Foraeean
si elesse portatore dell'oggetto e nessuno ebbe da ridire, così il vecchio lo
appese in qualche modo alla cintura e tornarono a mettersi in viaggio, mentre il
tempo all'orizzonte già minacciava pioggia imminente nei giorni successivi.

Durante
il cammino, da quel momento in poi, Foraeean ebbe modo di constatare come
l'oggetto avesse uno strano comportamento. Di tanto in tanto, senza che la cosa
sembrasse avere alcuna relazione con qualcosa di particolare, avvertiva il corpo
metallico sembrare più leggero, mentre in altre occasioni sembrava appesantirsi
al punto da costituire un ulteriore motivo di affaticamento.

"La
mano del fato lo ha portato a noi, la volontà di Hoadun ci rivelerà il suo
scopo..." - pensò, mentre si aggiustava la cintura.