Beyond the Sun: il piacere della scoperta

Colonizzazione planetaria e progresso tecnologico sulle spalle di un singolo "lavoratore": conosciamo meglio questo titolo, fresco di nomination al Magnifico 2021.

Giochi collegati: 
Beyond the Sun
Voto recensore:
8,0

L’esordiente Dennis K. Chan si presenta al mondo ludico in grande stile, sfoderando sotto le insegne della Rio Grande Games una chicca che porta un refolo di freschezza in un panorama - quello degli eurogame - apparentemente sempre meno in grado di offrire innovazione.

Chiusa questa sterile polemica con me stesso, inizio a presentarvi Beyond the Sun, un peso medio, gestionale, da 2-4 giocatori della durata indicativa reale di 60-120 minuti.
Il gioco si basa su meccaniche di piazzamento lavoratori (pardon: lavoratore), controllo area, eventi e - soprattutto - albero tecnologico. Ed è proprio quest’ultima voce a valere da sola il prezzo del biglietto. Ma andiamo con ordine.

Panoramica del gioco

Corre l’anno 2240. In seguito a una non meglio identificata “Prima Guerra Termonucleare”, i terrestri si trovano di fronte a un dilemma: perire su un pianeta piagato da carestie e flagellato da cambiamenti climatici, oppure emigrare verso altri lidi a combinare altri danni. Sull’onda di una (alquanto fantascientifica) unità d’intenti a livello mondiale, l’umanità punta tutto sulla seconda opzione, e, stanziando tutto il PIL mondiale sulla ricerca aerospaziale, in soli sei anni è pronta ad affrontare la corsa allo spazio, quello lontano, dove non batte mai il Sole.

I giocatori al tavolo guidano quindi quattro fazioni impegnate a plasmare il progresso stesso dell’umanità: vincerà quella che avrà maggiore successo nello scoprire tecnologie avanzate e colonizzare più pianeti abitabili.

Le fasi di gioco sono solo tre, veloci e semplicissime:

  • fase azioni: devi muovere il tuo lavoratore su un diverso spazio azione disponibile sulla plancia tecnologica;
  • fase produzione: scegli tra una delle tre tipologie di produzione disponibili - popolazione, minerali oppure uno scambio (un po' sconveniente) di risorse;
  • fase obiettivi: puoi reclamare un obiettivo, se ne hai soddisfatto i requisiti.

Il termine della partita s’innesca appunto quando il quarto obiettivo (o il terzo, nelle partite a due o tre giocatori) sarà stato reclamato. A quel punto - come in Through the Ages - si conclude il round in corso, si effettua un ultimo round completo e si passa quindi alla conta dei punti.

Punti che piovono letteralmente da ogni parte, per ogni passo che avrete compiuto verso le stelle: dalle singole ricerche tecnologiche effettuate, agli obiettivi reclamati, dalle colonie insediate alle carte tecnologia di livello quattro, dagli eventi al tracciato automazione. A voler essere onesti, gran parte dei punti arriveranno però dalle sole colonie e tecnologie avanzate.

Non ci si aspetti però un titolo dalle meccaniche slegate in cui tutto fa brodo e tutto dà punti facili. Il gioco si compone di tre elementi fondamentali fortemente interdipendenti.

Il primo elemento è la plancia personale: su di essa si accumulano minerali e si trovano, fin dal setup, file verticali di cubi posti con il lato rifornimento visibile. Questi ultimi, una volta prelevati dalle rispettive colonne, potranno essere girati su una delle cinque facce rimanenti per rappresentare navicelle spaziali - di forza variabile da "1" a "4" - o popolazione.

Ogni fazione gode poi di un piccolo bonus di risorse aggiuntive di partenza che la differenzia dalle altre. Esiste inoltre una versione avanzata delle plance che propone una più marcata asimmetria di gioco, pur aggiungendo qualche complicazione in più di cui non si sentiva il bisogno.

Sotto ai cubi, sulla plancia, trovano spazio due file di dischi che bloccano i vari livelli di produzione di popolazione e minerali. Più riusciremo a liberarci di questi dischi, più genereremo popolazione dalle colonne di cubi soprastanti. È possibile sbloccare tali dischi principalmente in due modi: collocandoli permanentemente sul tracciato automazione presente nella parte alta della plancia, che fornirà qualche utile punto vittoria, oppure controllando e colonizzando nuovi pianeti.

E dove trovo questi pianeti sui quali piazzare i dischi produzione?

Sulla plancia esplorazione. Una ragnatela di collegamenti tra diversi pianeti e lo spazio profondo. Lì dovrete lanciare le vostre navicelle e muoverle sapientemente con l’obiettivo di ottenere il controllo dei pianeti per poi colonizzarli. Ogni volta che avrete un valore complessivo di flotta superiore a quello degli avversari su un singolo pianeta, potrete collocare temporaneamente un disco produzione su di esso, ottenendo anche un bonus istantaneo. Se avrete la tecnologia adatta a farlo e una potenza militare pari o superiore a quella richiesta dal pianeta, potrete anche colonizzarlo in un round successivo, spedendo parte della vostra popolazione (aka un cubo) su di esso e appropriandovi della relativa carta. E con essa, guadagnare altri punti vittoria e altri poteri speciali.

OK, ma dove sono le tecnologie necessarie per accrescere la flotta, muovere le navicelle e colonizzare?

Sulla plancia tecnologica. Un grande tabellone diviso in quattro step tecnologici, su cui sono disponibili, all’inizio, solo le azioni base e quelle delle prime quattro tecnologie di livello "1".

È qui che il gioco trova il suo twist più intrigante: l'albero tecnologico che si dipana a partire dalle prime tecnologie è comune e potenzialmente accessibile a tutti. Saranno i giocatori a svilupparlo, godendo di azioni di ricerca sempre più avanzate, profittevoli e potenti, che permetteranno di arrivare a tecnologie di livello "2", quindi di livello "3", infine di livello "4".

E quattro sono le tipologie di tecnologia disponibili: economiche, commerciali, scientifiche e militari, ognuna ben caratterizzata e in grado di permettere ai giocatori di specializzarsi o ampliare le proprie potenzialità in più direzioni.

Ogni volta che i giocatori sceglieranno un nuovo spazio di ricerca, collocheranno un cubo popolazione nel relativo spazio e riveleranno l’evento ivi presente, i cui effetti potranno essere i più disparati ma pur sempre positivi per il ricercatore: da punti vittoria al guadagno personale e collettivo di risorse, dalla modifica dei costi di colonizzazione fino alla rivelazione di nuovi spazi azione cruciali per lo sviluppo della partita. Una volta risolto tale evento, i giocatori pescheranno due carte tecnologia riportanti un tipo di tecnologia presente nel livello precedente, scegliendo poi quale collocare sul tabellone.

Il regolamento propone in alternativa una variante per esperti più deterministica: un tableau di tecnologie rivelate da cui attingere. Soluzione di certo valida per chi al tavolo chiede più controllo sullo sviluppo della partita, ma che impone una parziale rinuncia all’ebbrezza della scoperta che caratterizza il gioco. De gustibus.

A quel punto, il giocatore attivo godrà dei bonus istantanei derivanti da quella tecnologia e dal turno seguente sarà il primo a poter usufruire di un eventuale nuovo spazio azione. E, a fine partita, ogni tecnologia ricercata frutterà anche punti vittoria.

Va da sé che se le tecnologie di livello "1" e "2" sono molto basiche, quelle di livello "3" potrebbero rivelarsi “game-breaking”, per non parlare di quelle di livello "4", che, a differenza delle altre, conferiscono anche ulteriori modi per fare punti.

Tutto molto bello, ma per fare le nostre ricerche sull'albero tecnologico dovrò affrontare dei costi in minerali e popolazione: dove li recupero?

Bene, è qui che si chiude il cerchio: gran parte della risposta è già nel paragrafo in cui parlavo della plancia personale. Nella fase produzione raccoglierete sotto forma di risorse i frutti di quanto colonizzato e scoperto, e saranno proprio queste ad alimentare nuove ricerche e conquiste spaziali, in un’economia circolare che si autoalimenta e cresce lentamente…

...finché?

Finché non verrà reclamato il primo obiettivo. Quello è il momento topico del gioco. L’istante in cui capisci che saresti sì andato avanti a giocare per ore conquistando pianeti e scoprendo tecnologie a destra e a manca, ma al tavolo non tutti la pensano come te e hanno interesse a chiudere la partita. In quel momento capisci che questo gioco, in realtà, è una corsa al raggiungimento di obiettivi comuni prima che vi arrivino gli altri.

Reclamare un obiettivo significa aver raggiunto uno degli obiettivi standard (colonizzare quattro pianeti, scoprire la prima tecnologia di livello "4") oppure uno dei due variabili di partita in partita. A pesare, più della manciata di punti collegata al raggiungimento stesso, è la consapevolezza che la partita durerà ancora poco, perché tutti vorranno chiudere i loro progetti in corso nel più breve tempo possibile e reclamare i restanti obiettivi. E far terminare la partita prima che qualcuno riesca ad arrivare al pianeta a cui puntava o alla tecnologia che stava per scoprire, può valere la vittoria.

Ma ora analizziamo il gioco nei suoi vari aspetti.

Materiali, grafica

Se l’autore è esordiente, non si può dire lo stesso dell’artista che ha curato la grafica di Beyond the Sun. Franz Vohwinkel confeziona un prodotto dal comparto grafico minimalista ma non particolarmente ispirato, dal sapore vagamente retrò. In altre parole, un artwork che a molti potrebbe sembrare poco accattivante. De gustibus.

Anche i materiali dividono: plance, cubi e token ben fatti, ma carte da imbustare e una scatola di cartone sottile che - se si potesse - andrebbe imbustata anch’essa

Ergonomia

Sulla scatola potevano scrivere tranquillamente “astenersi miopi”. La distribuzione del testo all’interno dei materiali fa sì che per leggere le informazioni del tabellone i giocatori possiedano due prerequisiti: dieci decimi di vista, ed essere seduti dallo stesso lato del tabellone.

Apprezzabili quantomeno le plance personali double layer, essenziali per evitare lo scivolamento dei tanti cubi e dischi presenti.

Regolamento

L’idea di gioco è semplice, e il regolamento è in linea con questa semplicità. Non ci sono particolari zone d’ombra sulle regole, ma se vogliamo essere pignoli avrebbero potuto collocare meglio alcune informazioni: l’editore relega alcuni dettagli fondamentali sul gameplay nel foglio dedicato al setup, separato dal resto del regolamento.

Ambientazione

In Beyond the Sun l’ambientazione c’è e si sente, trovando riscontro nelle meccaniche stesse. Ogni carta tecnologia ha peraltro un nome e un senso ben definito, tematicamente parlando.

Chiaro, non ci si può aspettare una resa da american, dato che in alcuni passaggi starete solo ragionando su quale faccia girare un cubo o contando i minerali da produrre per il turno seguente. Ma una cosa è certa: ogni qualvolta girerete una carta evento e dovrete compiere scelte sull'albero tecnologico, lì sì percepirete quel brivido di ambientazione che basta a far svettare Beyond the Sun ben sopra la media dei gestionali a cui siamo abituati.

Scalabilità

Ottima. In due giocatori la partita dura poco (i sessanta minuti promessi dalla scatola, talora anche meno) e sia il tabellone di esplorazione che gli spazi azione dell'albero tecnologico scalano di conseguenza per ridurre gli spazi di manovra. Gira tutto a dovere, ma l'albero tecnologico viene spesso sfruttato meno di quanto meriterebbe, in questa configurazione.

In quattro giocatori ci si fa un po’ male. L’interazione sul tabellone di esplorazione diventa alta e l'albero tecnologico tende a essere scoperto per intero.

In medio stat virtus: a voler ben vedere è forse tre il numero di giocatori perfetto per Beyond the Sun, compromesso ideale tra una durata contenuta e il desiderio di sgomitare con gli avversari.

Rigiocabilità

Alta, molto alta. Già si parla di un’espansione in arrivo, ma sgombro subito il campo: il gioco già gode di un’ottima variabilità al setup in aggiunta a quella generata dalle scelte dei giocatori durante la partita.

Oltre all’assortimento dei due obiettivi variabili che influenzano le strategie intorno al tavolo, anche lo sviluppo dell'albero tecnologico è ogni volta diverso. La crescente complessità del titolo ricorda giochi come Caylus e Le Havre (e l’unico lavoratore a disposizione pure ricorda il classico di Rosenberg). Ogni volta che vi siederete al tavolo assisterete a nuovi sviluppi, che tenderanno ora a spingervi verso la colonizzazione, ora a suggerirvi la scoperta di tecnologie nuove.

Alla luce di questi elementi, le partite non si assomigliano tra loro, e questo porta a percepire il gioco come sempre fresco ed estremamente rigiocabile.
L’unico dubbio - comunque marginale - è legato alle carte azione: alcune sembrano offrire alternative molto simili tra di loro, ma ciò deriva principalmente dal fatto che di risorse il gioco ne offre poche di suo.

Originalità

Un gioco nuovo, con belle intuizioni e un elemento innovativo. Su tutte l’idea brillante di trasformare l'albero tecnologico da classico comprimario dei giochi di civilizzazione a protagonista assoluto di un piazzamento lavoratori.

Buona soluzione anche quella dei cubi “multi-risorsa”, nonché la gestione particolare della fase di produzione sulla plancia, con le colonne di risorse da sbloccare in sequenza.

Interazione

Tutta indiretta, ma ben presente. Si sente tutta la pressione degli avversari quando si tratta di reclamare gli obiettivi, si cerca di non farsi superare nella corsa alle tecnologie di livello "3" e "4", marcandosi stretto man mano che si avanza sull'albero tecnologico, fino alla “guerra” a suon di maggioranze che si scatena sui pianeti, dove ci si contende la possibilità di colonizzare per primi spedendo gli avversari ad asciugarsi le lacrime nello spazio profondo.

Profondità, strategia e tattica

Beyond the Sun è un gioco prevalentemente tattico, ma ciò non toglie che sia necessario perseguire una strategia (flessibile e aperta) generalmente ispirata dagli obiettivi presenti. Apparentemente può sembrare che il titolo offra due strade principali, ovvero la colonizzazione e la ricerca. In realtà, è quasi impossibile limitarsi a una delle due componenti del gioco, data la loro interdipendenza.

La varietà nei possibili approcci strategici è invece assicurata dalla diversità dei quattro filoni tecnologici: quello scientifico indirizza verso la produzione di minerali e verso nuove azioni di ricerca, quello economico verso la produzione di popolazione e minerali, quello militare verso la costruzione e il movimento della flotta, infine quello commerciale verso la colonizzazione, i movimenti e la trasformazione di risorse.

Le scelte dei giocatori sono gravide di conseguenze per l’intero tavolo, ma la profondità strategica è limitata dall’impossibilità di ragionare a lungo termine: per assurdo, potresti partire puntando ad arrivare per primo ad una tecnologia di livello "4" e ritrovarti impossibilitato a farlo (se non in extremis, quando magari non potrai giovarne appieno) per via di sviluppi imprevisti dell'albero tecnologico. Ciò potrebbe accadere specialmente in partite a due giocatori, nelle quali l’albero tecnologico non si esplora quasi mai per intero. Rimane pertanto consigliato l’impiego della variante che include il tableau tecnologico se si desidera aumentare il controllo sugli sviluppi dell'albero tecnologico a breve/medio termine.

Può sembrare un commento negativo, ma in fondo non lo è: dopotutto il bello di questo gioco è proprio nella scoperta e nella costruzione di strade nuove, non nella volontà di sapere in anticipo dove tali strade porteranno.

Eleganza e fluidità

L’eleganza c’è. Beyond the Sun è un titolo che non presenta eccezioni regolamentari o particolari complicazioni. Ho apprezzato molto l’immediatezza del sistema di maggioranze e del controllo dei pianeti.

Ma soprattutto, a nobilitare il gameplay, è la fluidità del turno di gioco, che risulta quasi sempre breve e semplice da gestire, grazie a una struttura asciuttissima (singola azione + singola produzione).

L’unica fase che può rallentare un attimo il gioco è quella di ricerca, in cui si deve passare attraverso la lettura e applicazione dell’evento e a seguire la scelta della tecnologia.

Pregi e difetti

Tra i pregi più evidenti non posso non sottolineare il limitato downtime assicurato dai turni brevi e dal coinvolgimento extra-turno degli altri giocatori: si è più che interessati a conoscere se gli effetti degli eventi in gioco ci beneficeranno e in che direzione il giocatore di turno deciderà di sviluppare l’albero tecnologico.

Come già sottolineato poco fa, la struttura snella delle fasi di gioco è in assoluto una delle note più positive: dona leggerezza al gameplay e gratifica i partecipanti con una produzione ogni fine turno.

Stiamo inoltre parlando di un peso medio facilmente intavolabile per via del tempo di gioco limitato, e che fa in pieno il suo dovere: quello di soddisfare il suo target offrendo uno scenario diverso di volta in volta.

La fase di punteggio del gioco, che di primo acchito può sembrare un’insalata di punti rivelati solo nel finale, evita in realtà rischi di runaway leader e tende e tenere in gioco anche chi è alla sua prima partita. Per il tipo di gioco di cui stiamo parlando, non credo questo possa essere un difetto, anzi.

Due sono invece gli elementi che potrebbero far storcere il naso ad alcuni giocatori:

  • La già sottolineata impossibilità di avere visibilità a medio/lungo termine sulle opportunità che il gioco ti può riservare. Non è di certo un titolo per amanti del controllo totale (specie se giocato senza variante per esperti). La pesca casuale delle tecnologie è parte del fascino del gioco, ma inevitabilmente alcune potrebbero rivelarsi perfette per la propria strategia, altre meno. Se a ciò aggiungete che spesso le partite si decidono per una manciata di punti, potete immaginare la possibile frustrazione di alcuni eurogamer di fronte ai rovesci della dea bendata, rea di non averli ricompensati a dovere nelle loro esplorazioni finali.
  • Come già anticipato, alcune carte tecnologia tendono ad assomigliarsi tra di loro nelle azioni e nei bonus, e alla lunga questo elemento potrebbe lasciare un vago sentore di scarsa varietà nella bocca di un esigente ricercatore spaziale.

E insomma...

Lo ammetto, leggendo il regolamento avevo alcuni dubbi su Beyond the Sun. Una volta provato, ho scoperto un gioco solido, bilanciato e lineare, facile da apprendere e a tratti pure appassionante.

La casualità insita in alcune meccaniche, che prima mi appariva come un‘incognita, è presto diventata una risposta: essa era uno dei motivi che mi ha spinto a inanellare una partita dopo l’altra. Beyond the Sun affascina per la sua capacità di invogliarti a esplorare nuove strade, per poi costringerti a percorrerle il più velocemente possibile.

In certi momenti sembra di giocare a un Le Havre in space, in altri momenti diventa un Race for the Tech tree, ma una cosa è certa: questo titolo ha un’identità tutta sua, e riesce come pochi altri nel suo genere a trasmetterti il piacere della scoperta.

Beyond the Sun, il piacere della scoperta
Beyond the Sun, il piacere della scoperta

Puoi votare i giochi da tavolo iscrivendoti al sito e creando la tua classifica personale

Commenti

Giocato per ora solo su BGA, sia in 2 sia in 3. Mi piace molto, l'ambientazione si sente in ogni momento della partita, downtime praticamente inesistente o quasi, rigiocabilità elevata ne fanno sicuramente un segno pretendente al Magnifico.

Personalmente preferisco la versione "base", con le tecnologie tutte da scoprire, non mi piacciono i giochi troppo deterministici, dove vince chi ha la "calcolatrice" più veloce del West....

ergonomia per me è fondamentale: se bisogna impazzire per cogliere le informazioni sul tabellone il mio interesse crolla..

Apprezzo lo stile della recensione e come lo hai usato per spiegare più facilmente alcuni passaggi clou.

Sembra un gioco interessante, noto che da un po' a questa parte spesso la parte strategica è mediata da una importante parte tattica in bei giochi.

Credo sia una tendenza Interessante che porta a buone nuove soluzioni di design

Concordo in pieno con la recensione. Gran titolo tematicamente curato e che debutto per l'autore. Diciamo che il quid che manca deriva a mio modesto parere dalla veste grafica che, di primo acchito, spaventa un pubblico di neofiti e occasionali. Detto ciò, lo stile minimalista non sempre mi dispiace e in questo caso é molto funzionale. Non mi sembra un gioco poco ergonomico (al contrario della sua scatola), anche se richiede un tavolo abbastanza grande. 

@niconiglio ammetto di essere stato ipercritico in fatto di materiali ed ergonomia: non lasciarti scoraggiare da questi due punti, il gioco si redime ampiamente con il gamplay. :) 

in realta il fatto che mi scoraggia attualmente è piu che altro il prezzo :D

ah c'è un'altra cosa che volevo chiedere: considero scythe praticamente quasi un gioco di corse (chi arriva primo a fare 6 stelline vince), e mi pare di aver capito che anche qui si faccia una corsa a raggiungere per primo gli obiettivi: è così?

Risposta breve: nì.

Risposta estesa: il trigger di fine partita effettivamente è simile, ma non c'è la fine istantanea presente in Scythe e inoltre qui reclamare achievements frutta qualche punto (in Scythe mi pare di no). Quindi conviene sì correre a reclamarli prima degli altri, ma è ancora più importante reclamarli al momento giusto: ho visto tanti giocatori reclamarne 2/3 e perdere male. Incluso il sottoscritto ovviamente. :D

questo è molto buono (per i miei gusti)

Concordo in pieno con la recensione. Gran titolo tematicamente curato e che debutto per l'autore. Diciamo che il quid che manca deriva a mio modesto parere dalla veste grafica che, di primo acchito, spaventa un pubblico di neofiti e occasionali. Detto ciò, lo stile minimalista non sempre mi dispiace e in questo caso é molto funzionale. Non mi sembra un gioco poco ergonomico (al contrario della sua scatola), anche se richiede un tavolo abbastanza grande. 

Visto il prezzo a cui si trova attualmente e le grafica a mio avviso oscena aspetterò senza nessuna ansia la versione localizzata. Credo che non si lasceranno sfuggire questa perla che anche su BGG viaggia con una media di 8,10 con 1500 votanti e tantissime critiche positive.

In alternativa aspetterò una seconda edizione con materiali e grafiche migliorate che non credo tarderà molto ad uscire. 

Bella.. aggiungo una nota all'argomento "interazione": oltre ai casi citati, aggiungerei decisamente anche l'occupazione degli spazi azione sulle tecnologie, perchè a partire dal livello 2 quasi tutte sono attivabili da un solo giocatore per volta. Grandi porcheggiamenti.

Bella recensione! Ora sono vieppiù curioso.

eomer for president

"In certi momenti sembra di giocare a un Le Havre in space"

ecco... il mio bonobo è morto.

Scherzi a parte, sono d'accordo con quanto scrive eomer nei commenti e sono contento del mio fiuto che lo aveva individuato già ai tempi delle uscite dei titoli ad EssenD.

 

Bella recensione, mi ci ritrovo...

Personalmente ho trovato l'iconografia chiarissima, a differenza di tanti altri giochi. La spiegazione è veloce e a differenza di molti german recenti non ci sono orpelli o leziosità di design che lo appesantiscono. 

Interessante recensione, grazie!

Si parla spesso della rivalità fra euro e american, però mi sembra più grave la lotta fra american e italian: è davvero necessario piazzare una parola in inglese ogni due frasi? Forse, 30 anni fa, uno poteva sembrare più intelligente con questa tattica. Ma oggigiorno anche l'ultimo della classe riesce a farlo. Un poco demodé, no? (comunque, complimenti per variare un poco e metterne una in francese, ti imito pure io ;-)

Ess scrive:

Interessante recensione, grazie!

Si parla spesso della rivalità fra euro e american, però mi sembra più grave la lotta fra american e italian: è davvero necessario piazzare una parola in inglese ogni due frasi? Forse, 30 anni fa, uno poteva sembrare più intelligente con questa tattica. Ma oggigiorno anche l'ultimo della classe riesce a farlo. Un poco demodé, no? (comunque, complimenti per variare un poco e metterne una in francese, ti imito pure io ;-)

se il linguaggio tecnico lo richiede e il termine è più immediato ben venga l'inglese; non è colpa del recensore se il mondo dei gdt si sviluppa maggiormente dove l'italiano non sanno neanche se esiste.

davvero queste obiezioni non le capisco; non so, ti sembra logico usare "ho finanziato un gioco su kickstarter" quando con la parola "pledge" esprimi tutto il concetto? allora non diciamo più brioche? oppure brioche ormai è assorbito dall'italiano e allora si può? se lo è vuol dire che prima lo si è preso dal francese e lo si è continuato a usare finché non è stato considerato parte dell'italiano. e allora io e altri migliaia a furia di dire pledge fra un paio d'anni sara italianizzato pure lui.

ps non so se l'esempio della brioche calza ma era per capire il concetto (e cioè che i "puritani" dell'italiano francamente hanno rotto anche un po' il c...o, almeno a me)

scusate ma quando leggo questi commenti sclero :D

 

eomer scrive:

Visto il prezzo a cui si trova attualmente e le grafica a mio avviso oscena aspetterò senza nessuna ansia la versione localizzata. Credo che non si lasceranno sfuggire questa perla che anche su BGG viaggia con una media di 8,10 con 1500 votanti e tantissime critiche positive.

In alternativa aspetterò una seconda edizione con materiali e grafiche migliorate che non credo tarderà molto ad uscire. 

Spero anche io in una versione localizzata, anche se non ci sono news a riguardo, che si sappia.

korn73 scrive:

Bella recensione, mi ci ritrovo...

Personalmente ho trovato l'iconografia chiarissima, a differenza di tanti altri giochi. La spiegazione è veloce e a differenza di molti german recenti non ci sono orpelli o leziosità di design che lo appesantiscono. 

 

Chiarissima lo è davvero, ed è una gran cosa, specie quando vedo giochi che per usare solo simboli ti impongono di imparare un nuovo alfabeto.

Ma bella, ecco, quello no.

Bella recensione.

La scarsa leggibilità delle carte tecnologia potrebbe frenare un giocatore anziano come me.

Ho appena fatto e vinto una partita su BGA, impressioni molto positive. Apprezzo che uscirà in italiano, lo prenderò al day one.

Giocato in Beta su BGA, devo dire interessante, un piazzamento lavoratori evolutivo con tabella tecnologia, meccaniche della plancia giocatori pure molto carina, unica pecca per me c'è scritto molto sulle carte e io odio leggere nei giochi preferisco SOLO SIMBOLI, per caso voi sapete se lo localizzaranno in Italia? 

Ciao, 

è stata annunciata la localizzazione da parte di Ghenos entro la fine dell'anno. 

Gioco carino e credo ma 90 euro sono una follia per quello che contiene e offre. Dovrebbe costare (almeno) 30 in meno

dopo un anno e più torna ancora sul tavolo molto più spesso di tanti altri titoli più "blasonati"...

si il prezzo è alto e i materiali non eccelsi, ma il gioco mi piace tantissimo.

e mi dissanguerò per prendere pure l'aspanzione, se mai uscirà, maledetti!

Preso e giocato: molto bello!

Per scrivere un commento devi avere un account. Clicca qui per iscriverti o accedere al sito

Accedi al sito per commentare