Ottimo articolo che sicuramente sarà un incentivo a provare wargames ai neofiti, lanciando il cuore oltre l'ostacolo. Comme dici tu ci vuole anche caparbietà e dedizione, ma se la passione non manca, alla fine ne uscirà un esperienza di gioco unica. Finora ho provato wargames leggeri, tipo A Wing and a Prayer, Tank on Tank, Enemy Coast Ahead: the Dambusters raid, B29 Superfortress, e mi sono sempre divertito trovandoli anche ben ambientati. Ne ho altri più impegnativi che non ho mai intavolato, ma il tuo articolo mi ha spronato a farlo, quindi un grazie ed un bravo!
Betty Lou ha gli occhi azzurri e quando ti guarda ti scioglie le budella. Pulisco dal fango con il pollice la foto di lei sulla spiaggia di Ocracoke Beach e ricalco con il dito il leggero solco lasciato dalla penna con la sua dedica “Always with you. I love you”. Tiro su la testa e il sergente McCarthy mi guarda, appoggia la mano sulla mia spalla e mormora «Cinque minuti.». Gli ordini sono arrivati e dobbiamo sopprimere una postazione di mitraglieri sulla destra. Il cadavere di Johnny è riverso nella piccola trincea, il suo sogno di diventare giornalista affogato in una pozzanghera insanguinata. Un gruppo di barellieri, se arriverà, se ne prenderà cura. Controllo per l’ennesima volta le armi e mi preparo a ballare. Abbiamo richiamato il fuoco dei mortai, scatteremo subito dopo le esplosioni. Mi guardo intorno: Bob, Little Mac, Ronnie, Big Royce, Curtis, Ugly Joe. Tutto quel che resta del secondo plotone con gli occhi spalancati, l’adrenalina in circolo. Curtis incrocia il mio sguardo e fa una smorfia metà sorriso e metà sofferente, poi si sporca il volto con una manciata di fango.
Famoso per la difficoltà del suo manuale anche per giocatori scafati, gode di vasto credito tra chi, ostinato e coraggioso, è riuscito a intavolarlo portando a termine i vari scenari. Avere la sfrontatezza di affrontarlo come uno dei primi giochi di guerra provati, può essere sintomo di qualche rotella fuori posto. Così credevo. Intendiamoci: il manuale fa di tutto per allontanarti, come farebbe una bella donna che ai primi approcci sta sulle sue, ma se siete fortemente motivati, il connubio tra guide ragionate su BoardGameGeek e video di partite su YouTube (come l’utilissima serie in italiano di Francesco Baroncini) potranno dischiudervi i segreti di un gioco che, ne sono certo, ammalierà più di un giocatore da tavolo. Senza questi approfondimenti è quasi impossibile capire come fare; oltretutto, persino nella ristampa del gioco, la GMT è riuscita nell’intento di lasciare inalterati alcuni errori che gridano vendetta, come per esempio nei libretti delle missioni.
E il tip-tap inizia, come se un milione di Fred Astaire si fossero ritrovati sopra un palco immenso, con le esplosioni e le raffiche di mitraglia che lanciano in aria schegge di alberi e pezzi di carne. Scattiamo in mezzo al fumo e al fuoco danzando un ballo pericoloso, con i colpi della mitragliatrice ancora lì a falciarci. Corro e corro e non so come inciampo e mi ritrovo in una buca fumante, intuisco dove è esploso un colpo di mortaio. Mi son preso una storta e tutto il ginocchio è un inferno di dolore. O forse mi hanno beccato. La mitragliera è vicina, Fred Astaire è a un passo, lo sento dall’intensità dei colpi. Non ho tempo di pensare e quel che resta della testa di Big Royce finisce ai miei piedi (lo riconosco dall’elmetto con la scritta Kill’em All, non per altro), mentre il resto del corpo ricopre quasi per intero la buca, un braccio penzolante che prima mi dà uno schiaffo e poi mi sfiora la faccia come una carezza. Niente più “America the Beautiful” cantata dopo il rancio, niente più armonica stonata per Big Royce.
La prima cosa che balza agli occhi è che non si tratta di un gioco di guerra tradizionale basato su mappa esagonale. In base alle istruzioni dello scenario, viene costruito il territorio di combattimento pescando le carte da un mazzo (come spiaggia, collina o bosco) e disponendole in una griglia predefinita, per esempio di dimensioni 4x4. Uno degli aspetti più importanti del gioco è lo studio della mappa casuale che ci si trova davanti: impostare una strategia precisa in base alle caratteristiche dei diversi tipi di terreno può risultare decisivo per raggiungere con successo gli obiettivi della missione, per la possibilità di trovare coperture, per la presenza o meno di modificatori di combattimento o di carte con diversa elevazione e quindi visibilità del campo di battaglia.
Non posso restare lì paralizzato. Prendo l’iniziativa, pesco due carte dall’Action Deck (+1 per il bonus “veterano”) e spero nell’uscita del simbolo della granata. La terza carta, grazie a Dio, ma soprattutto grazie al corpo di Big Royce che mi dà copertura, mi fa esclamare “Yes!”. La granata che ho lanciato centra in pieno il nemico. Vedo Little Mac gettarsi in volo su un crucco in fuga piantandogli un coltello nella schiena.
Il motore che muove il gioco è invece caratterizzato da un sistema gerarchico di ordini che discende dal comando del battaglione fino al singolo plotone. Fondamentali si riveleranno gli strumenti di comunicazione a disposizione, dai telefoni con filo, alle radio e fino all’utilizzo dei cosiddetti runners porta-ordini, indispensabili per dare comandi alle proprie truppe. Così come l’utilizzo dei fuochi pirotecnici, in grado di dare lo stesso tipo di comando a tutte le truppe, come cessate il fuoco o avanzate nella prossima riga di carte. Rimanere isolati sul campo di battaglia significa nella quasi totalità dei casi morte certa.
Le truppe, sottoposte allo stress del combattimento, potranno poi assumere diversi status: good order, paralizzate dalla paura, pinnate (con la testa china per evitare gli spari), esposte o trasformate in barellieri per rimuovere morti e feriti, godendo via via di diversi bonus e malus sul combattimento. Non mancano i veicoli e le adeguate contromisure (antitank): per esempio, fantastico come ambientazione lo sbarco a Peleleiu (15 settembre 1944) in “The Old Breed” con la presenza dei mezzi anfibi di trasporto truppe martoriati dal fuoco dell’artiglieria giapponese.
Sento urla e ancora fuoco, poi la notte viene rischiarata da un bengala bianco, si avanza sulla prossima riga, l’obiettivo “A” è sempre più vicino.
Il gioco presenta altre caratteristiche peculiari:
- le truppe cominciano a sparare in automatico non appena vengono avvistate quelle avversarie; importantissimi dunque gli esploratori che spottano (cioè vedono) il nemico, altrimenti diventeremo solo carne da macello per avversari occulti che spuntano all’improvviso sulla mappa e ci sparano immediatamente addosso. Non potremo reagire finché non le avremo localizzate con precisione. È importante anche riuscire a dare l'ordine di "cessate il fuoco" per evitare di sprecare munizioni, visto che le armi automatiche ed i mortai, ad esempio, le hanno contate e sottoporremmo le nostre stesse truppe al fuoco amico;
- è più importante la qualità del fuoco e la sua posizione rispetto alla quantità, quindi meglio due piccoli volumi che fanno fuoco incrociato rispetto a moltissimi dello stesso tipo che provengono dalla stessa locazione;
- il gioco potrebbe sembrare guidato molto dal caso, ma in realtà non lo è: una buona strategia fa la differenza, lo studio iniziale della mappa è un buon 40-50% della partita, l'altra metà è gestione della catena di comando. Il singolo tiro conta poco: meglio creare una piccola unità di assalto (Assault Team) e mandarla allo sbaraglio, come purtroppo accade sul campo di battaglia reale, e vedere che tipo di contatto risolviamo con il nemico per poter reagire di conseguenza con il resto delle truppe.
Le azioni possibili sono tantissime e corrono il rischio di soverchiare chi si avvicina incautamente al gioco. Non voglio infatti sottovalutare la difficoltà di entrare in sintonia con il titolo, ma si tratta di un sistema complesso che restituisce immensa soddisfazione quando metabolizzato, anche da un novellino come me. Il gioco richiede studio, applicazione e una forte motivazione, ma la gratificazione che ne discende regala un’esperienza ludica di primo livello.
Avrò commesso qualche errore giocandolo, non rispettando questa o quella regola? Certamente. Questo ha inficiato il mio divertimento rovinandomi l’esperienza e l’immersione nella storia? Neanche per idea. Che i grognard tra voi mi scusino se non ho usato la terminologia corretta e per le mie mirabolanti iperboli: volevo semplicemente lasciare le impressioni di chi ha compiuto il primo passo in un mondo più vasto con il pensiero che tutto è fattibile: non c’è manuale che non si possa affrontare, se la passione ti sostiene. Ma al di là delle meccaniche, per me assolutamente brillanti, a mio parere è la forza narrativa che scaturisce da ogni missione a rendere indimenticabile questo gioco, con immagini così vivide che si imprimono nelle retine e l’assordante frastuono della battaglia che rimbomba nei timpani.
Ora perdonatemi, ma devo cercare di dormire qualche ora. Alzo la testa dal mio sgualcito diario e do uno sguardo a Betty Lou, sognando il suo abbraccio profumato e il sapore delle sue labbra. Il sergente McCarthy mi fa un sorriso sghembo dei suoi e mi passa una sigaretta.
Domani è un altro giorno.
Grazie a S83M!, editor dell'articolo e mia guida spirituale nel mondo dei giochi di guerra.