Una serie cult giapponese diventa fenomeno mondiale. E anche l’Italia fa la sua parte: è “nostro” il gioco di investigazione.
Nessun manga, negli ultimi dieci anni, è riuscito ad arrivare anche a chi non legge i fumetti come DeathNote. Non tanto perché, come sempre succede in Giappone per una serie di successo, è stato prodotto di tutto: videogiochi, peluche, abbigliamento e gadget di ogni genere.
DeathNote è andato oltre. Il suo marchio non è più legato solo al mondo dei fumetti giapponesi, i manga appunto, ma mentre la serie era ancora in corso, la Madhouse, uno degli studi di animazione nipponici più famosi, mette in cantiere una serie animata, un anime in gergo, di 37 episodi da venti minuti ciascuno.
Attualmente in Italia il fumetto è edito dalla Planet Manga ed è già stato ristampato più volte, mentre la serie animata, in onda su MTV, registra ottimi indici di ascolto, tanto che ha obbligato la rete a trasmettere le repliche in un secondo appuntamento settimanale.
I segnali che indicano DeathNote come un vero fenomeno pop arrivano quando sulla metropolitana parigina, questa primavera, campeggiavano sui vagoni i poster dell’anime. Oppure quando delle stampe su tela, che raffigurano i personaggi della serie, sono appese in uno dei bar più cool di Trastevere a Roma.
Ma come nasce DeathNote? Tutto inizia nel 2003, quando il primo episodio del manga viene serializzato sulla famosissima rivista giapponese Weekly Shonen Jump, che ospita grandi serie di successo come DragonBall, Naruto e One Piece all’Arrembaggio. La sceneggiatrice Tsugumi Ohba non si aspettava che l’idea venisse approvata dagli editori: il soggetto poteva risultare troppo “violento”, perfino per un pubblico come quello giapponese, più abituato a serie dai contenuti forti. Ma quella di DeathNote non è una violenza gratuita, ma quella di una esperienza che obbliga a riflettere sul concetto di bene e male.
Un brillante studente giapponese, della Tokio dei nostri giorni, riceve un potere soprannaturale che gli consente di uccidere a distanza. Con questo acquisito potere comincia a giustiziare i criminali di tutto il mondo. Qui nasce il dilemma: eroe o minaccia? Assassino o giustiziere? DeathNote non propone un risposta e lascia allo spettatore il difficile compito di giudicare: sconvolgente! Oltre a questo gravoso dilemma, i lettori assistono ad una storia ricca di incredibili colpi di scena, che naturalmente non riveliamo.
Ma se pensate che la DeathNote mania abbia colpito solo l’editoria e la televisione, vi sbagliate: in Giappone sono stati prodotti tre live actions cinematografici (film con attori “in carne e ossa”) campioni di incassi, ispirati al fumetto. E negli Stati Uniti, dove la serie è già un cult (come si può vedere dagli innumerevoli video su youtube), la WarnerBros, dopo aver tradotto in inglese le pellicole nipponiche, ha definitivamente comprato i diritti per un remake hollywoodiano.
L’Italia, nel suo piccolo, propone della stessa serie il gioco di investigazione, ad opera di un team tutto nazionale, comunque su licenza ufficiale. Si tratta di DeathNote ICG, edito dalla casa editrice torinese Trofé, ideato dal ravennate Giacomo Santopietro, capace di trasformare l’intricata esperienza investigativa della serie in un divertentissimo gioco di società adatto a tutti.
Insomma, DeathNote è un vero e proprio fenomeno assoluto: probabilmente non gli sarà mai concessa la prima serata, a causa delle tematiche trattate, ma ne sentirete parlare sicuramente a lungo.
Il gioco, distribuito come del resto il manga e l'anime in esclusiva da Pan Distribuzione, è in vendita al prezzo al pubblico davvero eccezionale di 12,90 €, e sarà disponibile dalla metà di maggio nei migliori negozi di giochi e nelle fumetterie.