
Classico tra i giochi d'avventura, di Bob Harris, lanciato dalla GW nel lontano 1983. L'autore aveva fatto un gioco dell'oca casereccio ambientato in una scuola, successivamente propose il progetto alla GW ribattezandolo "Necromancer" e riempiendolo di elementi fantasy mutati dalla musica black metal, tra cui riferimenti satanici. La giovane ditta inglese lo pubblicò subito, ma per cercare di piacere un po' a tutti lo chiamarono appunto "Talisman", fornendogli un'ambientazione fantasy più generalistica. Da lì fu un susseguirsi di espansioni e riedizioni a rotta di collo, che lo portarono nell'olimpo dei giochi da tavolo, tra i primissimi giochi fantasy che seppero accativarsi il benestare di una grossa fetta di pubblico.
Non va preso come un gioco da tavolo tout court, piuttosto come un generatore casuale di avventure da vivere in grossi gruppi di amici in serate spensierate. Le scelte dei giocatori sono sempre punite e frustrate dalla fortissima componente aleatoria, che crea grossi fastidi ma anche tanto divertimento. Qualcuno ha detto che Talisman si "gioca da solo" e sicuramente non posso dargli torto, nel senso che i giocatori assistono spesso impotenti al soccombere degli eventi. Eppure c'è qualcosa di magico nelle assurde situazioni che si concatenano in modi sempe diversi, come se il gioco fosse un folle ma geniale DM. Tantissime scene memorabili sono uscite dalle innumerevoli sessioni a Talisman, e nonostante le volte che abbiamo effettivamente finito una partita si contino sulle dita della mano, ci si diverte tantissimo. Il punto non è vincere o arrivare in fondo, ma semplicemente godersi il viaggio, assaporare ogni singola volta un'avventura diversa.
Se dovessi elencare i difetti di games design di cui soffre questo classico faremmo notte, principalmente soffre di tempi morti, lunghezza eccessiva, aleatorietà esasperante, sbilanciamento tra personaggi e oggetti, bookeeping, ingombro innaturale, e tanti altri. Ma ha anche dei difetti.