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Un gioco "esagerato": tante mosse da valutare, tantissime opzioni. Interessante il meccanismo del costo diverso per occupare un'azione, così come il meccanismo a incastro sulla propria plancia. Per adesso trovo un po' complicata la questione delle isole da esplorare. Ma ho giocato pochissime partite per valutare bene
pur con qualche perplessità pre-acquisto e pur avendo avuto qualche difficoltà a digerire tutte le regole (più che altro a comprendere il manuale), non posso che dire: giocone!
Disarmante al primo impatto la mole di possibili azioni e scelte: in realtà dopo 1-2 partite vincono la soddisfazione di riempire le proprie plance, scegliendo attentamente le azioni in base a una strategia impostata secondo l'andamento della partita e il comportamento degli avversari, e di migliorarsi sempre nel risultato finale.
forse meglio o almeno alla pari di agricola, di cui non ho apprezzato fino in fondo il quasi "dover" fare alcune azioni (in primis allargare la famiglia), un obbligo molto meno presente in questo.
Bel solitario multigiocatore. Interazione pressochè nulla (ed è per questo che funziona bene anche con un solo giocatore). Infinite possibilita di fare punti verso la vittoria, gioca da ricoscprire ogni volta con strategie diverse.
Ambientazione assolutamente nulla.
E vi prego non dite che c' è qualcosa di patchwork con il quale non ha davvero nulla a cui spartire
Questo gioco mi “puzzava” tanto di Caverna: una rielaborazione di qualcosa già fatto ficcandoci dentro i vichinghi al posto dei nani e l’ho inizialmente ignorato. Ma in fondo anche Caverna mi piaceva quindi l’ho provato. E riprovato. E riprovato a raffica. L’impatto iniziale col gioco è da stordimento, con più di 40 azioni subito visualizzate e pezzi di gioco con plancette da riempire a parte come case e isole da esaminare a parte. Anche senza contare le carte occupazione che ci mettono ulteriore carico. Poi ti accorgi che le cose da capire veramente per giocare sono poche (le risorse con le loro possibilità di passare facilmente al “colore superiore” e le limitazioni nel modo di riempire le plancette), soprattutto se già sei abituato ai giochi di Rosenberg . E quindi ti si apre la possibilità di giocare con 42 risorse diverse, ognuna ottenibile in modo diverso a seconda di quello che rappresenta ma quasi tutte utili a riempire gli spazi sulle varie plancette per ottenere nuove rendite o togliere malus ai punti a fine gioco. Nonostante tutto lì confluisca non è questo “giocare a tetris” a piacermi del gioco, ma esattamente quello che mi piace quando gioco ad Agricola, Le Havre (e Caverna, Ora et Labora in misura minore): il giocare con le risorse passando dall’una all’altra per arrivare a farne esattamente ciò che mi serve. E il ciò che serve non sono direttamente punti vittoria, che si ottengono con azioni paradossalmente semplici, ma tasselli per coprire malus agli stessi che compaiono su quegli oggetti/plancetta che i punti vittoria te li forniscono.
I modi di ottenere punti vittoria in “La festa di Odino” sono molti di più che in qualsiasi altro gioco di Rosenberg. Possono sembrare simili: a prima vista un’isola può assomigliare ad un’altra e una casa può sembrarvi anch’essa non troppo differente da un’isola, ma la realtà è che ogni scelta comporta un percorso diverso da compiere e far rendere al meglio. Cacciare le balene, commerciare o razziare? Esplorare una o più isole, costruire case per riempirle di generi alimentari o accontentarsi della plancetta base e far punti con l’allevamento (di pecore, fornitrici di lana o mucche, fornitrici di latte) o l’emigrazione di vichinghi su navi costruite in serie? Nell’indecisione io mi faccio sempre guidare dalle carte occupazione e dai piccoli vantaggi che concedono quando vi approcciate ad una azione oppure all’altra. E vi consiglio di fare lo stesso per godervi questo gioco in ogni sfaccettatura: è un gioco da esplorare a fondo. Anche in solitario, se i vostri amici non ne apprezzassero le molte possibilità.
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