Agzaroth
Black Metal Goblin
c
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1
1 anno con i Goblins!
5 anni con i Goblins!
10 anni con i Goblins!
First reaction SHOCK!
Nota: le seguenti considerazioni solo volutamente esasperate...ma non mi sono dovuto sforzare più di tanto.
Anni fa comprai i primi volumi della ruota del tempo, mi pare i primi 6 o 7. Non sapevo che sarebbe durata ancora altrettanti (si è conclusa al 14°, dopo la morte dell'autore), però, spinto dalla mia fame onnivora di fantasy, che mi ha spinto anche a leggere porcherie assolute tipo Troisi e Paolini, mi sono detto che forse ne valeva la pena.
Ricordo che iniziai a leggere il primo libro e non riuscii a terminarlo, a causa di un sacco di fattori, primo fra tutti la pochezza della scrittura di Jordan (e di una traduzione probabilmente ancora più infame). Comunque, forte del fatto che la saga era ancora in corso, lasciai perdere senza troppe remore e mi riproposi id iniziare di nuovo alla sua conclusione.
Così, comprato infine, dopo anni, anche il 14° libro, mi sono accinto alla lettura di questo “capolavoro” da 900 pagine a tomo.
Una breve introduzione per far capire la trama generale.
Secoli fa, il cattivone di turno, detentore dell'originale soprannome di “Tenebroso”, ebbe la fantasiosa idea di ingaggiare una lotta per il dominio sull'umanità. Fu fermato grazie a un potente mago che però, per riuscire nell'intento, alterò irrimediabilmente la parte maschile della magia: il Saidin. Il simbolo della magia è infatti un po' come quello del Tao, con una parte maschile (Saidin, nera) e una femminile (Saidr, bianca). Da allora qualunque uomo provi a far ricorso alla magia (per fortuna sono pochi quelli dotati naturalmente di questa predisposizione) impazzisce e fa danno a destra e a manca. Per questo le Aes Sedai (le maghe femmine) si occupano, tra le altre cose, di rintracciarli e “domarli”, ovvero tagliarli fuori dalla fonte della magia, affinché non ne facciano più uso.
Purtroppo le profezie (eh, 'ste profezie...) dicono che quando il Tenebroso sarà prossimo a liberarsi dalla prigione dimensionale in cui è confinato, tornerà il Drago (soprannome del putente mago), ovvero un uomo capace di incanalare magia senza impazzire per fermarlo. Per questo, ogni tre per due, spuntano come funghi maghi che si proclamano il Drago Rinato, radunano un'orda di seguaci fanatici, fanno un po' di casino in giro e vengono sistematicamente sedati dalle Aes Sedai.
Con queste elettrizzanti premesse inizia la nostra storia.
In un villaggio di contadini isolato dal mondo, in una regione isolata dal mondo, vivono dei ragazzi contadini. Un bel giorno al villaggio compaiono una maga bellissima e potentissima e il suo custode bellissimo e fortissimo. In contemporanea un'orda di mostri assalta il loco ameno nel tentativo di uccidere tutti i ragazzi di una certa età. Destino vuole che tra loro ci sia il Drago Rinato e il Tenebroso vorrebbe metterci una pietra sopra, almeno fino alla prossima profezia. Per questo invia un centinaio di bestie urlanti: per fare il lavoro con discrezione.
Comunque l'incipit è degno di una sessione di Dungeon&Dragons quando il Master non ha preparato nulla:
Maga - tu sei il prescelto, ragazzo! Non vedi tutti 'sti mostri che ti volevano sbragare? Devi venire con me a Tar Valon (la città delle maghe) per vedere che si può fare.
Ragazzo – ok, possono venire anche tutti i miei amici?
Maga – certo, anche loro fan parte del destino (eh, quando ci si mette dimezzo il destino anche lo scrittore migliore che ci può fare?...) e già che ci sei, porta anche le tue amiche che, toh, combinazione , sento che potrebbero diventare le maghe più potenti della storia.
Dopo tutto questo si dipana una storia di poco migliore della suddetta sessione di D&D, in cui i buoni sono sempre buoni, i cattivi sempre cattivi e i personaggi talmente piatti da far sembrare la Trosi un novello Dostoevskij.
Dato che non ho voglia di riassumervi tutta la trama (non vi sarebbe nemmeno di tanto aiuto), vi illustrerò gli aspetti che più mi hanno colpito di questa saga.
I NOMI
la fantasia di Jordan per i nomi è sorprendente. A parte il fatto che popoli e culture provenienti da angoli diversi del mondo hanno nomi con gli stessi suoni, ma vabbè, il meglio viene fuori con i nomi propri.
Per i maschietti abbiamo: Lan Rand Tam Mat Tad Tom. In una botta di acido, poi, Jordan deve esser riuscito a tirar fuori Perrin, il nome più fantasioso del libro, il che è tutto dire. A un certo punto deve aver deciso che era ora di smetterla con i monosillabici (ma non con la vocale “A”) e ha tirato fuori Galad Gawyn Gareth.
Con le femminucce ci si mette più d'impegno: Min Morgase Moraine Elayne Egwene Elaida Elase Else. In un raro momento di lucidità è riuscito a partorire Nynaeve, impronunciabile, ma, almeno, diverso.
I FINALI
per ora ho letto i primi tre libri. Tutti e tre finiscono con un duello tra Rand, il Drago Rinato e il Tenebroso, o almeno una delle sue incarnazioni, diciamo un avatar. In tutti e tre questi duelli-finali-ricchi-di-pathos (sai già che il protagonista non morirà, chissà chi vince?) si svolge un dialogo del tenore:
Tenebroso: Drago, tu sei mio! Devi servirmi!
Rand: no! Piuttosto moro!
Tenebroso: fanculo!
Rand: fanculo!
Tutti e tre si concludono con la vittoria di Rand (!) e con la sua esaltazione e convinzione di aver ucciso il Tenebroso. Tutti e tre. Ora, passi il primo, ma dopo il secondo in cui lo sconfiggi e vedi che ritorna, ti verrà il dubbio che anche al terzo tu non l'abbia fatto fuori definitivamente? Invece il Drago Rinato è un po' tardo e dopo il terzo duello in cui esulta per l'ennesima volta esclamando di aver fatto fuori il Tenebroso, per fortuna qualcuno gli spiega che no, la vera essenza del Tenebroso è intrappolata, che servirà la Battaglia Finale e bla bla bla. Ora, spero che il finale del 4° libro mi risparmi un altro duello del genere, sennò vado a disotterrare Jordan e lo butto in mare.
I PERSONAGGI
Jordan è estremamente abile. Nel non saper caratterizzare i suoi personaggi. La caratterizzazione che riesce a dare Martin di 10 personaggi in 100 pagine non riesce a Jordan con 1 personaggio in 1000. Jordan va vanti a furia di stereotipi: Rand è il predestinato che fa un po' finta di non voler accettare il proprio destino, Mat è il tipico cazzaro, Perrin il burbero bestione buono. Ovviamente tutti e tre si trasformano, nello spazio di pochissimo, da pezzenti in supereroi. Rand è il dio della spada, grazie ai suoi poteri magici scoperti e padroneggiati all'improvviso; Mat ha una fortuna sfacciata in tutto quello che fa e con il bastone da combattimento (evidentemente padroneggiato nel badare alle capre) riesce a far fuori anche una dozzina di spadaccini esperti; Perrin, che è sempre vissuto in campagna, non si è mai accorto di essere una specie di uomo-lupo in grado di comunicare con i lupi di tutto il mondo. Ah, a Perrin vengono anche gli occhi gialli, sennò che uomo-lupo è?
A corollario dei protagonisti ci sono tutta una serie di figura alla D&D, di quelle fighe che il master vuole per forza inserire nella sessione perché sono i png che piacciono a lui: il bardo infallibile lanciatore di coltelli, il guerriero micidiale senza macchia e senza paura.
Con le femmine si va di male in peggio. Praticamente hanno tutte lo stesso carattere: si potrebbero scambiare i nomi e non cambierebbe nulla. Quello che dice/fa una lo potrebbe dire/fare benissimo anche un'altra. Tutte sono belle, tutte sono brave, tutte volitive, tutte hanno poteri eccezionali. Tutte con lo stesso comportamento e reazioni, dalla principessa allevata a corte alla contadinotta di paese. Almeno le principali, poi ci sono le scartine che, per fortuna, sono un po' più normali, ma anche opache, direi quasi trasparenti nella caratterizzazione: sono dei nomi a far comparsa.
E tutte sembrano affette da disturbo bipolare della personalità: oscillano dall'acidità aggressiva al romanticismo smielato, senza vie di mezzo. Dato che le donne, uniche detentrici della magia, devono essere forti, Jordan le fa apparire aggressive e intolleranti sempre, anche quando non ce n'è reale motivo. Però poi si ricorda che sono donne e allora, pensa, non potranno essere sempre così acide, per cui sono tutte innamorate di un amore impossibile, e via di sospiri.
Una cosa è sicura: il bravo scrittore si distingue dal cattivo scrittore anche per come riesce a far arrivare i personaggi e il loro carattere al lettore.
Il bravo scrittore racconta gesti, pensieri ed episodi della vita di un personaggio per far capire al lettore che è, ad esempio, leale e ligio al dovere e all'onore fino in fondo. Non dicendolo direttamente, fa arrivare il lettore a quella conclusione, tramite quello che viene raccontato e in questo modo ottiene due effetti: il personaggio appare più vero, più vivido e reale; il lettore si immedesima di più, memorizza meglio il personaggio ed è anche libero di avere una sua personale interpretazione sul carattere e sulle scelte del suddetto.
Il cattivo scrittore ti scrive “Galad era un ragazzo leale e ligio al dovere e all'onore fino in fondo”. Stop. Ti dà la pappa fatta, senza motivarla, senza caratterizzarla, senza sforzarsi un minimo e senza un minimo stimolare il lettore. Ad evitare questa cosa si impara nei corsi di scrittura di base, ma credo ci si possa arrivare anche da soli. Indovinate Jordan a quale delle due categorie appartiene.
COMICITA' INVOLONTARIA
Ci sono un sacco di passaggi involontariamente comici. Mi ero riproposto di segnarmeli tutti ma non ne ho avuto voglia (magari con i prossimi libri), per cui riferisco solo quelli che mi ricordo.
1) A Tar Valon si incontrano Egwene, Min (il cui vero nome è Elmindreda...) e Elayne. Le prime due si erano già viste una mezza giornata, la terza è nuova. E qui assistiamo ad una scena tipo bimbeminkia il primo giorno delle scuole medie, con le tre ragazze che scherzano, si abbracciano e si giurano amicizia eterna.
2) tutte e tre le ragazze sono perdutamente innamorate di Rand. E via di sospiri. Ovviamente è la Ruota del destino che intreccia i loro fili, mica è colpa dell'autore.
3) il popolo dei Senchean ha delle catene magiche con cui può imprigionare le maghe. Queste catene, da millenni, non sono mai state spezzate tramite la magia e le possono rimuovere solo le padrone Senchean. Sono un artefatto eccezionale e pericolosissimo, di cui si è perso il libretto per le istruzioni di fabbricazione. Infatti Nynaeve, con la sua magia, le spezza in un attimo. Eh, però lei è la maga più forte di tutte!
4) Alla fine del terzo libro c'è tutta una pappardella con sogno e realtà che si mescolano assieme e con Egwene che, tramite un artefatto magico, riesce, nel sogno, ad alterare la realtà. In pratica quel che fa in sogno, si avvera anche nel mondo reale. Notare che Egwene fa questo mentre è intrappolata in una cella da altre maghe cattive e potenti che, testuali parole, non hanno pensato a perquisirla e sequestrarle l'artefatto. Ovviamente lei è la “sognatrice” più potente della storia e solo lei sa usare l'artefatto in quel modo straordinario.
5) La sofisticata trappola. Alla fine del terzo libro i cattivi tendono una trappola a Rand. Seguitemi bene perchè non vorrei vi perdeste qualcosa. I cattivi sanno che Rand si recherà alla rocca di Tear per recuperare la spada di Shannar...no, un'altra spada magica. Allora rapiscono le tre pulzelle per attirarlo lì. Lui non sa che le hanno rapite. Si reca alla rocca, come da suo programma. Scala 100 metri di strapiombo, perché è un contadino e lo ha sempre fatto una volta al giorno, come tutti i contadini. Entra nella sala della spada. Lì scatta la geniale trappola: il cattivone di turno vorrebbe colpirlo di sorpresa mentre lui si distrae e prende la spada. Ovviamente, come ogni cattivone che si rispetti, non sta acquattato nell'ombra, ma esce subito fuori e grida più volta a Rand “dai caxxo, prendi quella spada!”. Lui, purtroppo, non ci casca e lo uccide. Qualcun altro (Mat) libera le ragazze (che Rand nemmeno di striscio) per i fatti propri.
6) per rimanere in tema di cattivoni, la cattivona (bellissima e svestitissima) Lanfear, alla fine del terzo libro, manda una lettera (una lettera!) alla maga buona Moraine per dirle che Rand è suo e sempre sarà suo. Una lettera di minacce al limite dello stalking. Del resto è una delle più potenti e cattive cattivone di tutta la saga.
7) Sempre a proposito della inespugnabile Rocca di Tear, a un certo punto Mat, che tenta furtivo di accedere alla rocca tramite i tetti delle case vicine, si trova su un tetto assieme a un altro avventuriero con la stessa idea (anche lui vuole salvare le ragazze) e a un centinaio di guerrieri Aiel, entrati furtivamente nella città di Tear e nascostisi con nonchalance sui tetti (alla fine si scoprirà che sono anche più di 100). E qui tutte 'ste persona si guardano, si dicono “allora io non dico niente di voi e voi non dite niente di me”, “facciamo finta che non ci siamo visti”, “occhio non vede, cuore non duole”, “io entro di là che tu entri di qua”, “tranquilli, c'è tempo, tanto la rocca più difesa del mondo non ha nemmeno uno straccio di sentinella sulle mura per notare 100 persone ammassate sul tetto di fronte”.
Ce ne sono sicuramente altre ma le ho rimosse. Mi propongo però di tenervi aggiornati col proseguimento della lettura.
Sono già all'inizio del 4° libro in cui, il bravo autore, con la scusa di far parlare Min e la Maga-Capo di aria fritta, fa un coinvolgente riassuntino di tutti i fatti successi, per una cinquantina di pagine inutili.
Prima che qualcuno mi chieda perché continuo a leggerlo, rispondo:
1: li ho comprati, ora li leggo.
2: voglio vedere dove riuscirà ad arrivare l'autore.
3: a tratti è involontariamente esilarante.
4: ho fatto una scommessa con me stesso sul finale del libro.
5: mi piace farmi del male.
Anni fa comprai i primi volumi della ruota del tempo, mi pare i primi 6 o 7. Non sapevo che sarebbe durata ancora altrettanti (si è conclusa al 14°, dopo la morte dell'autore), però, spinto dalla mia fame onnivora di fantasy, che mi ha spinto anche a leggere porcherie assolute tipo Troisi e Paolini, mi sono detto che forse ne valeva la pena.
Ricordo che iniziai a leggere il primo libro e non riuscii a terminarlo, a causa di un sacco di fattori, primo fra tutti la pochezza della scrittura di Jordan (e di una traduzione probabilmente ancora più infame). Comunque, forte del fatto che la saga era ancora in corso, lasciai perdere senza troppe remore e mi riproposi id iniziare di nuovo alla sua conclusione.
Così, comprato infine, dopo anni, anche il 14° libro, mi sono accinto alla lettura di questo “capolavoro” da 900 pagine a tomo.
Una breve introduzione per far capire la trama generale.
Secoli fa, il cattivone di turno, detentore dell'originale soprannome di “Tenebroso”, ebbe la fantasiosa idea di ingaggiare una lotta per il dominio sull'umanità. Fu fermato grazie a un potente mago che però, per riuscire nell'intento, alterò irrimediabilmente la parte maschile della magia: il Saidin. Il simbolo della magia è infatti un po' come quello del Tao, con una parte maschile (Saidin, nera) e una femminile (Saidr, bianca). Da allora qualunque uomo provi a far ricorso alla magia (per fortuna sono pochi quelli dotati naturalmente di questa predisposizione) impazzisce e fa danno a destra e a manca. Per questo le Aes Sedai (le maghe femmine) si occupano, tra le altre cose, di rintracciarli e “domarli”, ovvero tagliarli fuori dalla fonte della magia, affinché non ne facciano più uso.
Purtroppo le profezie (eh, 'ste profezie...) dicono che quando il Tenebroso sarà prossimo a liberarsi dalla prigione dimensionale in cui è confinato, tornerà il Drago (soprannome del putente mago), ovvero un uomo capace di incanalare magia senza impazzire per fermarlo. Per questo, ogni tre per due, spuntano come funghi maghi che si proclamano il Drago Rinato, radunano un'orda di seguaci fanatici, fanno un po' di casino in giro e vengono sistematicamente sedati dalle Aes Sedai.
Con queste elettrizzanti premesse inizia la nostra storia.
In un villaggio di contadini isolato dal mondo, in una regione isolata dal mondo, vivono dei ragazzi contadini. Un bel giorno al villaggio compaiono una maga bellissima e potentissima e il suo custode bellissimo e fortissimo. In contemporanea un'orda di mostri assalta il loco ameno nel tentativo di uccidere tutti i ragazzi di una certa età. Destino vuole che tra loro ci sia il Drago Rinato e il Tenebroso vorrebbe metterci una pietra sopra, almeno fino alla prossima profezia. Per questo invia un centinaio di bestie urlanti: per fare il lavoro con discrezione.
Comunque l'incipit è degno di una sessione di Dungeon&Dragons quando il Master non ha preparato nulla:
Maga - tu sei il prescelto, ragazzo! Non vedi tutti 'sti mostri che ti volevano sbragare? Devi venire con me a Tar Valon (la città delle maghe) per vedere che si può fare.
Ragazzo – ok, possono venire anche tutti i miei amici?
Maga – certo, anche loro fan parte del destino (eh, quando ci si mette dimezzo il destino anche lo scrittore migliore che ci può fare?...) e già che ci sei, porta anche le tue amiche che, toh, combinazione , sento che potrebbero diventare le maghe più potenti della storia.
Dopo tutto questo si dipana una storia di poco migliore della suddetta sessione di D&D, in cui i buoni sono sempre buoni, i cattivi sempre cattivi e i personaggi talmente piatti da far sembrare la Trosi un novello Dostoevskij.
Dato che non ho voglia di riassumervi tutta la trama (non vi sarebbe nemmeno di tanto aiuto), vi illustrerò gli aspetti che più mi hanno colpito di questa saga.
I NOMI
la fantasia di Jordan per i nomi è sorprendente. A parte il fatto che popoli e culture provenienti da angoli diversi del mondo hanno nomi con gli stessi suoni, ma vabbè, il meglio viene fuori con i nomi propri.
Per i maschietti abbiamo: Lan Rand Tam Mat Tad Tom. In una botta di acido, poi, Jordan deve esser riuscito a tirar fuori Perrin, il nome più fantasioso del libro, il che è tutto dire. A un certo punto deve aver deciso che era ora di smetterla con i monosillabici (ma non con la vocale “A”) e ha tirato fuori Galad Gawyn Gareth.
Con le femminucce ci si mette più d'impegno: Min Morgase Moraine Elayne Egwene Elaida Elase Else. In un raro momento di lucidità è riuscito a partorire Nynaeve, impronunciabile, ma, almeno, diverso.
I FINALI
per ora ho letto i primi tre libri. Tutti e tre finiscono con un duello tra Rand, il Drago Rinato e il Tenebroso, o almeno una delle sue incarnazioni, diciamo un avatar. In tutti e tre questi duelli-finali-ricchi-di-pathos (sai già che il protagonista non morirà, chissà chi vince?) si svolge un dialogo del tenore:
Tenebroso: Drago, tu sei mio! Devi servirmi!
Rand: no! Piuttosto moro!
Tenebroso: fanculo!
Rand: fanculo!
Tutti e tre si concludono con la vittoria di Rand (!) e con la sua esaltazione e convinzione di aver ucciso il Tenebroso. Tutti e tre. Ora, passi il primo, ma dopo il secondo in cui lo sconfiggi e vedi che ritorna, ti verrà il dubbio che anche al terzo tu non l'abbia fatto fuori definitivamente? Invece il Drago Rinato è un po' tardo e dopo il terzo duello in cui esulta per l'ennesima volta esclamando di aver fatto fuori il Tenebroso, per fortuna qualcuno gli spiega che no, la vera essenza del Tenebroso è intrappolata, che servirà la Battaglia Finale e bla bla bla. Ora, spero che il finale del 4° libro mi risparmi un altro duello del genere, sennò vado a disotterrare Jordan e lo butto in mare.
I PERSONAGGI
Jordan è estremamente abile. Nel non saper caratterizzare i suoi personaggi. La caratterizzazione che riesce a dare Martin di 10 personaggi in 100 pagine non riesce a Jordan con 1 personaggio in 1000. Jordan va vanti a furia di stereotipi: Rand è il predestinato che fa un po' finta di non voler accettare il proprio destino, Mat è il tipico cazzaro, Perrin il burbero bestione buono. Ovviamente tutti e tre si trasformano, nello spazio di pochissimo, da pezzenti in supereroi. Rand è il dio della spada, grazie ai suoi poteri magici scoperti e padroneggiati all'improvviso; Mat ha una fortuna sfacciata in tutto quello che fa e con il bastone da combattimento (evidentemente padroneggiato nel badare alle capre) riesce a far fuori anche una dozzina di spadaccini esperti; Perrin, che è sempre vissuto in campagna, non si è mai accorto di essere una specie di uomo-lupo in grado di comunicare con i lupi di tutto il mondo. Ah, a Perrin vengono anche gli occhi gialli, sennò che uomo-lupo è?
A corollario dei protagonisti ci sono tutta una serie di figura alla D&D, di quelle fighe che il master vuole per forza inserire nella sessione perché sono i png che piacciono a lui: il bardo infallibile lanciatore di coltelli, il guerriero micidiale senza macchia e senza paura.
Con le femmine si va di male in peggio. Praticamente hanno tutte lo stesso carattere: si potrebbero scambiare i nomi e non cambierebbe nulla. Quello che dice/fa una lo potrebbe dire/fare benissimo anche un'altra. Tutte sono belle, tutte sono brave, tutte volitive, tutte hanno poteri eccezionali. Tutte con lo stesso comportamento e reazioni, dalla principessa allevata a corte alla contadinotta di paese. Almeno le principali, poi ci sono le scartine che, per fortuna, sono un po' più normali, ma anche opache, direi quasi trasparenti nella caratterizzazione: sono dei nomi a far comparsa.
E tutte sembrano affette da disturbo bipolare della personalità: oscillano dall'acidità aggressiva al romanticismo smielato, senza vie di mezzo. Dato che le donne, uniche detentrici della magia, devono essere forti, Jordan le fa apparire aggressive e intolleranti sempre, anche quando non ce n'è reale motivo. Però poi si ricorda che sono donne e allora, pensa, non potranno essere sempre così acide, per cui sono tutte innamorate di un amore impossibile, e via di sospiri.
Una cosa è sicura: il bravo scrittore si distingue dal cattivo scrittore anche per come riesce a far arrivare i personaggi e il loro carattere al lettore.
Il bravo scrittore racconta gesti, pensieri ed episodi della vita di un personaggio per far capire al lettore che è, ad esempio, leale e ligio al dovere e all'onore fino in fondo. Non dicendolo direttamente, fa arrivare il lettore a quella conclusione, tramite quello che viene raccontato e in questo modo ottiene due effetti: il personaggio appare più vero, più vivido e reale; il lettore si immedesima di più, memorizza meglio il personaggio ed è anche libero di avere una sua personale interpretazione sul carattere e sulle scelte del suddetto.
Il cattivo scrittore ti scrive “Galad era un ragazzo leale e ligio al dovere e all'onore fino in fondo”. Stop. Ti dà la pappa fatta, senza motivarla, senza caratterizzarla, senza sforzarsi un minimo e senza un minimo stimolare il lettore. Ad evitare questa cosa si impara nei corsi di scrittura di base, ma credo ci si possa arrivare anche da soli. Indovinate Jordan a quale delle due categorie appartiene.
COMICITA' INVOLONTARIA
Ci sono un sacco di passaggi involontariamente comici. Mi ero riproposto di segnarmeli tutti ma non ne ho avuto voglia (magari con i prossimi libri), per cui riferisco solo quelli che mi ricordo.
1) A Tar Valon si incontrano Egwene, Min (il cui vero nome è Elmindreda...) e Elayne. Le prime due si erano già viste una mezza giornata, la terza è nuova. E qui assistiamo ad una scena tipo bimbeminkia il primo giorno delle scuole medie, con le tre ragazze che scherzano, si abbracciano e si giurano amicizia eterna.
2) tutte e tre le ragazze sono perdutamente innamorate di Rand. E via di sospiri. Ovviamente è la Ruota del destino che intreccia i loro fili, mica è colpa dell'autore.
3) il popolo dei Senchean ha delle catene magiche con cui può imprigionare le maghe. Queste catene, da millenni, non sono mai state spezzate tramite la magia e le possono rimuovere solo le padrone Senchean. Sono un artefatto eccezionale e pericolosissimo, di cui si è perso il libretto per le istruzioni di fabbricazione. Infatti Nynaeve, con la sua magia, le spezza in un attimo. Eh, però lei è la maga più forte di tutte!
4) Alla fine del terzo libro c'è tutta una pappardella con sogno e realtà che si mescolano assieme e con Egwene che, tramite un artefatto magico, riesce, nel sogno, ad alterare la realtà. In pratica quel che fa in sogno, si avvera anche nel mondo reale. Notare che Egwene fa questo mentre è intrappolata in una cella da altre maghe cattive e potenti che, testuali parole, non hanno pensato a perquisirla e sequestrarle l'artefatto. Ovviamente lei è la “sognatrice” più potente della storia e solo lei sa usare l'artefatto in quel modo straordinario.
5) La sofisticata trappola. Alla fine del terzo libro i cattivi tendono una trappola a Rand. Seguitemi bene perchè non vorrei vi perdeste qualcosa. I cattivi sanno che Rand si recherà alla rocca di Tear per recuperare la spada di Shannar...no, un'altra spada magica. Allora rapiscono le tre pulzelle per attirarlo lì. Lui non sa che le hanno rapite. Si reca alla rocca, come da suo programma. Scala 100 metri di strapiombo, perché è un contadino e lo ha sempre fatto una volta al giorno, come tutti i contadini. Entra nella sala della spada. Lì scatta la geniale trappola: il cattivone di turno vorrebbe colpirlo di sorpresa mentre lui si distrae e prende la spada. Ovviamente, come ogni cattivone che si rispetti, non sta acquattato nell'ombra, ma esce subito fuori e grida più volta a Rand “dai caxxo, prendi quella spada!”. Lui, purtroppo, non ci casca e lo uccide. Qualcun altro (Mat) libera le ragazze (che Rand nemmeno di striscio) per i fatti propri.
6) per rimanere in tema di cattivoni, la cattivona (bellissima e svestitissima) Lanfear, alla fine del terzo libro, manda una lettera (una lettera!) alla maga buona Moraine per dirle che Rand è suo e sempre sarà suo. Una lettera di minacce al limite dello stalking. Del resto è una delle più potenti e cattive cattivone di tutta la saga.
7) Sempre a proposito della inespugnabile Rocca di Tear, a un certo punto Mat, che tenta furtivo di accedere alla rocca tramite i tetti delle case vicine, si trova su un tetto assieme a un altro avventuriero con la stessa idea (anche lui vuole salvare le ragazze) e a un centinaio di guerrieri Aiel, entrati furtivamente nella città di Tear e nascostisi con nonchalance sui tetti (alla fine si scoprirà che sono anche più di 100). E qui tutte 'ste persona si guardano, si dicono “allora io non dico niente di voi e voi non dite niente di me”, “facciamo finta che non ci siamo visti”, “occhio non vede, cuore non duole”, “io entro di là che tu entri di qua”, “tranquilli, c'è tempo, tanto la rocca più difesa del mondo non ha nemmeno uno straccio di sentinella sulle mura per notare 100 persone ammassate sul tetto di fronte”.
Ce ne sono sicuramente altre ma le ho rimosse. Mi propongo però di tenervi aggiornati col proseguimento della lettura.
Sono già all'inizio del 4° libro in cui, il bravo autore, con la scusa di far parlare Min e la Maga-Capo di aria fritta, fa un coinvolgente riassuntino di tutti i fatti successi, per una cinquantina di pagine inutili.
Prima che qualcuno mi chieda perché continuo a leggerlo, rispondo:
1: li ho comprati, ora li leggo.
2: voglio vedere dove riuscirà ad arrivare l'autore.
3: a tratti è involontariamente esilarante.
4: ho fatto una scommessa con me stesso sul finale del libro.
5: mi piace farmi del male.