intanto volevo dire che non ero offeso dall'intervento di Korin.
parlo a titolo personale.
D&D prevede di fare personaggi avventurieri che diventano più forti uccidendo mostri.
CoC prevede personaggi disposti a sacrificare la loro sanità mentale per scoprire misteri millenari.
CnV prevede PG che siano tutti "giovani, vergini, scelti dal loro Sovrintendente".
al di là che il mio sentirmi "costretto" non era tanto nelle premesse iniziali del personaggio, ma nell'effettiva possibilità d'azione. (leggendo un actual play su GenteCheGioca, trovo che CnV abbia margini d'azione ampi, ma rimando ogni valutazione a quando l'avrò provato).
detto questo, come premessa, l'esempio che ho quotato mostra una bella differenza nelle limitazioni. "avventuriero" è un termine infinitamente generico. "Cane" è un termine infinitamente preciso. "investigatore" una via di mezzo. il fine del gioco? per un avventuriero non è diventare più forte, Korin, quella è una conseguenza del suo essere avventuriero. il fine può andare dal dominare il mondo, a liberarlo, a diventare ricco, a sfidare un dio, ecc ecc. (è una questione di setting che facilita anche le possibilità, il fantasy ha margini appunto "fantasy").
cioè il fine interpretativo del personaggio, che ovviamente può cambiare in-game, ha aspetti diversi a seconda del setting MA ANCHE della struttura regolistica del gioco.
riformulo (3): se il fine è SOLO la storia, e questo a scapito della libertà d'azione del singolo personaggio, posso provare (mia impressione) un sentimento non gradevole durante il gioco, indipendentemente che le regole siano funzionali, coerenti, ecc.
è un gusto personale. a me che la storia sia bella è sempre fregato poco.
quello che mi entusiasma è: faccio questo liberamente e vedo che succede.
Illudersi che "con il gioco X posso fare il PG che voglio" è una libertà fittizia, tutto qui: un gioco deve pur "parlare di qualcosa".
ma non è detto che quel qualcosa sia precisamente stabilito a priori.
Quindi: "lo posso fare?". Mah, forse sì. "Lo voglio fare?" Se proprio ci tieni. "È utile al gioco?" No, per l'amor del cielo!
se una cosa la voglio fare implica (quasi certamente) che mi diverte farla.
in questo è già utile al gioco, al mio gioco.
non sto giocando per far funzionare un gioco, sto giocando per divertirmi.
che molto spesso le due cose coincidano è vero, ma non è una regola ^^
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