RECENSIONI EFFIMERE.
Cari lettori, ieri sera, sono andato a vedere HERE, ultimo film di Robert Zemeckis, con la ritrovata coppia Tom Hanks e Robin Wright Penn, ma anche Paul Bettany e Kelly Rielly.
Here è un film, al contempo, classico e sperimentale, come nella migliore tradizione del regista che ha sempre messo la tecnologia più innovativa, al servizio del racconto (gli incredibili incontri di "Forrest Gump", nel corso della Storia americana, le magnifiche interazioni tra cartoon e umani in "Chi ha incastrato Roger Rabbit?", le sperimentali tecniche di animazione di "Polar Express", "Beowulf," "A Christmas Carol", i trucchi estetici di "La Morte ti fa bella").
In questo film, il regista utilizza l'intelligenza artificiale per ringiovanire alcuni attori in modo da utilizzarli per gran parte del racconto, dall'adolescenza alla vecchiaia, in questa straordinaria rappresentazione della vita, osservata attraverso una stanza.
Anzi meglio, attraverso un preciso punto nel mondo che, nel corso della Storia (e del racconto) passa da sito dei nativi americani, alla strada verso la casa del figlio di Benjamin Franklin, fino a diventare la casa di tante famiglie che ci conduce dagli anni 10 del XX secolo ai giorni nostri.
La messa in scena è, a tratti, spiazzante ma anche incredibilmente emozionante perché, volutamente, non lineare.
Le storie vanno e vengono da un'epoca all'altra e si intrecciano, continuamente, nei passaggi più importanti delle vite dei vari protagonisti, con l'utilizzo di magnifici split screen (mutuato dalla graphic novel da cui il film è tratto).
Così lo spettatore è condotto avanti e indietro in una narrazione che non è mai spezzettata perché tutte le storie sono portate avanti cronologicamente in modo coerente seppure ci sono i continui rimandi al passato e le fughe verso il presente.
La storia principale è, volutamente, quella della famiglia di cui fanno parte gli attori sopra citati che, in questa casa, vivrà più allungo degli altri.
Il regista si sofferma, giustamente, sulle loro storie non perché più significative ma perché occuperanno, per maggior tempo, il luogo di osservazione.
Di fatti, il film si concentra su un'unica visione: un preciso punto nello spazio che si muove attraverso il tempo e ci racconta, in sostanza, l'umanità e la Storia americana.
Se in "Forrest Gump", si partiva da una panchina dalla quale il protagonista raccontava la sua storia, passando in rassegna tutti i più grandi episodi della vita Americana; in "Here", il protagonista è un luogo fisso.
Un "Qui" fatto di scene familiari, comuni, talvolta banali, di scene di cui tutti siamo stati protagonisti o testimoni.
"Forrest Gump" (di cui questo ultimo film è un lontano parente) viaggia all'esterno ed è maestoso, grandioso, spettacolare.
"HERE" è invece ridotto all'essenziale ma non per questo banalizzato; racconta la Vita dal punto di vista di persone comuni.
La speranza, la gioia, la disperazione, il fallimento, la riconciliazione.
La nascita, l'amore, la morte.
Il film è l'incredibile rappresentazione dell'unicità della vita che, seppure appare, a volte, banale, priva di significato, ingiusta, sbagliata, e comunque, speciale e unica in tutte le sue contraddizioni.
Tutte le generazioni vivono gli stessi conflitti (padre e figlio che non riescono a capirsi e che, magari, lo fanno soltanto quando è troppo tardi), sperimentano l'amore (marito e moglie che, spesso, stanno insieme per abitudine, per convenienza, litigandosi, allontanandosi, ma rimpiangendo ogni istante, vissuto insieme, dopo la morte del coniuge).
Il luogo ci racconta, affianco alla storia principale, l'amore spensierato di due giovani che sperano di far fortuna con una rivoluzionaria poltrona; l'amore profondo, quasi magico, dei due nativi americani; l'amore contrastato dell'aviatore e sua moglie che si conclude, in modo spiazzante, con un tocco di humour nero (che sembra provenire dalla "La Morte ti fa bella"); l'amore di un famiglia afroamericana che, in pochi frame, ci parla di razzismo e di Covid.
Infine, lo struggente finale ci regala un'emozione fortissima.
L'ultima scena riassume tutto il significativo del film.
La storia ci rammenta, infatti, continuamente, quanto il tempo passi velocemente, ma ci consiglia di non perdercene neppure un' istante, anche il più insignificante o il più terribile.
Alla fine, quando saremo vecchi e poco lucidi, uno di questi momenti, forse davvero il più insignificante di tutti, così inaspettatamente, tornerà alla nostra mente e ci regalerà la consapevolezza di avere vissuta una gioia immensa, QUI.