Partendo dalla considerazione sull'efficienza fatta in calce a questo articolo, passando per la classificazione dei difetti dei giochi da tavolo che trovate qui e in modo più esteso nella Goblinpedia ed infine rifacendomi alle considerazioni della scorsa settimana sul confine tra difetto e problema, proviamo oggi a definire un possibile “difetto emergente”.
Emergente non perché sia nuovo, è anzi ben noto a chi gioca, ma semplicemente perché lo si è sempre descritto con qualche parafrasi e non è mai comparso nelle classificazioni ufficiali, inclusa
la nostra.
Se il tempo di gioco, abbiamo detto, non può essere di per sé considerato un difetto, nonostante alcuni casi limite ci si avvicinino molto, in realtà quello che un po' tutti intendiamo quando diciamo che “questo gioco dura troppo” è “questo gioco dura troppo rispetto a quello che offre”.
Potrebbe durare troppo per la soddisfazione che restituisce, che sia il puro divertimento di un party game o l'appagamento neuronico di un bel german, poco importa: il tempo speso non vale il guadagno ricavato.
Per altre situazioni simili ci sono già termini sintetici in grado di esprimerle: l'eleganza sottende il rapporto tra complessità e complicazione. La complicazione, a sua volta, è un eccesso di regole rispetto alla profondità restituita. La profondità è l'insieme di varietà di scelte e le conseguenze che tali scelte offrono al giocatore. Ecc.
Eppure proprio questo impiego di tempo non ripagato, questo impegno profuso non corrisposto, meriterebbe un termine proprio, qualcosa che permetta di dire “questo gioco soffre di xxx”, così come si dice “questo gioco soffre di kingmaking / esclusione giocatore / bash the leader /ecc".
Un bel gioco dura poco non è mica vero, ma un bel gioco dura il giusto sì.
Quale immagine migliore di uno stanco giocatore che si trascina stancamente in una partita che non ha più nulla da dire, un meccanismo che non ha più niente da dare e che ha già spremuto tutto quello che c'era da offrire, languendo ormai ripetitiva da troppo tempo, come un carcerato con la palla la piede?
È proprio questo senso di trascinamento, un protrarsi consunto e oltremisura, che mi pare il termine più adatto per definire questo sfavorevole rapporto tra soddisfazione e tempo di gioco.
E per fare i fighi, lo mettiamo anche in inglese:
dragging. Ricordatevelo, perché da oggi uno dei vostri più acerrimi nemici ha finalmente un nome, da aggiungere agli
altri 16, che +1 fa 17 e per dei difetti pare anche un numero consono.