Saranno Goblin: Mistero in Mesopotamia

Quanto può essere divertente una lezione di storia? 

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Mistero in Mesopotamia

Problema: vacanze di Natale, zona rossa,  necessità di ripassare il programma di storia della scuola primaria, poche possibilità di movimentare le giornate e tanto tempo libero a disposizione. 

(Possibile) soluzione: Mistero in Mesopotamia della Erickson, titolo appartenente alla collana Playscape della casa editrice trentina. 

Sarà riuscito il nostro eroe a salvare le sue meritate (?!?) ferie, mantenendo un clima di pace e serenità, nonostante i compiti della vacanze? Al lettore e alle prossime righe l'ardua sentenza.

Ieri, oggi, domani. 

All'interno della confezione troviamo sessanta carte, nella classica struttura che abbiamo visto già applicata anche in altri contesti simili (Deckscape per citare il più famoso), con un dorso numerato - in questo caso con anche delle lettere al posto di alcuni numeri - e una serie di enigmi progressivi che portano il giocatore a saltare da una tessera all'altra; in più troviamo anche una lente rossa (il Decripticon), utile per leggere i messaggi criptati riportati sempre sul dorso delle carte e contenenti indizi o suggerimenti per proseguire nelle vicende, oltre che un riassunto delle competenze richieste per affrontare al meglio gli indovinelli proposti. 

Lo scopo dell'avventura è infatti quello di aiutare il Professore (no, non stiamo parlando della Casa di Carta) a sventare il piano del terribile Dottor Chronos, il più astuto e malvagio predatore di tesori del passato, recuperando il mitico stendardo di Ur trafugato da quest'ultimo. Senza libro di storia, ovviamente.

Scappa il papà o scappa il bambino?

L'introduzione della componente ludica all'interno del mondo scolastico è un argomento che mi sta sempre più affascinando: in un momento storico in cui i nostri ragazzi ricevono un numero di stimoli che, solamente quindici anni fa, era difficile ipotizzare, credo sia necessario adeguare per quanto possibile l'offerta formativa in modo da catturare l'attenzione degli studenti. A questo, aggiungo volentieri la considerazione che alcune competenze trasversali beneficiano dall'essere introdotte sottoforma di gioco, risultando di più facile assimilazione all'interno del contesto delle primarie.

È partendo da queste premesse che, quando mi sono trovato a sfogliare il catalogo della Erickson e aver visto che il titolo di Gianluca Daffi ben si allineava con il programma di storia seguito dal mio figlio maggiore, ho voluto unire l'utile con il dilettevole, allo scopo di capire se le dinamiche tipiche dell'escape room potessero funzionare da facilitatore per il ripasso degli argomenti trattati.

La risposta al mio quesito è stata ampiamente positiva in quanto gli enigmi proposti, di vario tipo, spingono i piccoli giocatori a ricordare quanto imparato durante le lezioni scolastiche, mantenendo però la possibilità di affrontarne la soluzione anche in assenza dei concetti base richiesti; questo grazie a una struttura di suggerimenti e enigmi paralleli che permettono di recuperare le informazioni mancanti utilizzando logica e ragionamenti, probabilmente - nello specifico - la strada migliore per facilitare l'apprendimento e - in generale - utile metodo per evitare un abbandono prematuro del gioco.

All'interno di questo contesto, l'intera avventura risulta completabile nel classico timing dei 60 minuti, regalando non poche soddisfazioni nel vedere applicate delle conoscenze che spesso i più piccoli considerano eccessivamente astratte e permettendo allo stesso tempo al genitore di accompagnare il proprio figlio/a in un contesto godibile e divertente, lasciando lo spazio anche alla collaborazione e al gioco di squadra. 

Impariamo sempre dal nostro passato

A conti fatti, Mistero in Mesopotamia risulta essere un buon prodotto all'interno della famiglia delle escape room per bambini, grazie a una struttura semplice e di facile assimilazione, unita a un comparto enigmistico piacevolmente vario; in questo contesto, riesce a portare il piccolo giocatore a fissare alcuni concetti fondamentali del periodo storico in esame, senza però risultare eccessivamente pedante o dimenticando per strada la componente ludica. 

Dopo aver affrontato l'intera avventura, ritengo peraltro che questa possa essere tranquillamente vissuta in autonomia da un gruppo di piccoli scolari (è suggerito peraltro l'utilizzo anche all'interno di una classe) o addiruttura in completa solitudine senza la presenza di un adulto, visto il linguaggio chiaro e l'accompagnamento alla risoluzione dei puzzle dato dall'utilizzo della lente per verificare eventuali indizi; unico appunto che mi sento di portare in quest'ultimo caso è la mancanza di un sistema di controllo per i possibili errori, peraltro tara tipica di molti appartenenti a questa tipologia di giochi, in quanto potrebbe portare a saltare alcune carte senza volerlo.

Rispetto a Sblocca la Porta, per citare un gioco appartenente allo stesso filone, non ha elementi a corredo, cosa che limita l'immersione del giocatore nel contesto di gioco ed è forse l'unico vero "difetto" che potrei portare ad un titolo per il resto sicuramente solido e divertente.

Ultimo punto di attenzione, verificabile anche nell'età proposta (8-11 anni), riguarda il possibile target in quanto alcuni concetti risultano più chiari (più divertenti?) quando affrontati nell'immediatezza della spiegazione scolastica; in caso contrario l'avventura risulta ovviamente godibile, ma perde quel particolare plus per cui è stata creata.

Personalmente, io non vedo l'ora di affrontare I Segreti di Atene, in attesa di verificare il verdetto scolastico...

Commenti

Proprio un bell'articolo, grazie. Sono da sempre convinto che la formula di apprendimento vincente sia quella coadiuvata dal gioco. Imparare giocando, sopratutto nelle primarie e soprattutto per certe materie, facilita le cose a tutti. Ma anche dopo, vedi Marnaudo con i wargames all'università americana (se non ricordo male qui in Tana lo spiega in un intervista con Agzaroth).

Bell'articolo!

Interessante, anche se un pò presto ancora per mio figlio.

Grazie mille per i complimenti. Temevo che la componente legata alla parte didattica potesse essere troppo predominante ma alla fine credo abbiano trovato un buon equilibrio. Anche se come escape pura sblocca la porta risulta probabilmente più appetibile/accattivante ho trovato la Playscape della Erickson molto godibile.

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