Ratti di Wistar: topini alla riscossa

Un eurogame dall'ambientazione palesemente cinematografica... non potevo esimermi dallo scriverne!

Articoli
Giochi
Giochi collegati:
Rats of Wistar

I topi di tipo Wistar sono tra i più utilizzati come cavie, se vi foste chiesti da dove arriva il titolo; sembra, ma non è, un nome di fantasia, come altrettanto poteva sembrare fantasioso e misterioso quel NIMH del titolo di un certo film… ma andiamo con ordine.

Ratti di Wistar è il recente titolo di Danilo Sabia e Simone Luciani, scala da 2 a 4 giocatori con variante per il solitario ed è un bel gestionale con meccanica principale di piazzamento lavoratori.

I giocatori vestono i panni di Fleming, Kuliscioff, Pasteur e Ippocrate, i quattro ratti più intelligenti della colonia, in gara per decretare il migliore tra loro, che avrà il compito di assumere il ruolo di leader per guidare tutta la comunità.

Ho particolarmente apprezzato le copertine dei regolamenti (ce ne sono due, uno relativo al solitario), che riportano la storia che fa da ambientazione al gioco.

Rats of Wistar: ruota
Rats of Wistar: ruota
Per raggiungere tale obiettivo, abbiamo una rotella di selezione azioni dove piazzare le nostre tre pedine Capo, che servono però solo come scelta: la forza dell’azione dipende da quanti topolini Lavoratore avremo posizionato nell’area corrispondente. La ruota* è suddivisa in sei spicchi (intercambiabili, cosa che dà una buona variabilità alle partite) e le aree su cui si affaccia sono tre: in altre parole, a ogni area in cui è possibile piazzare topi lavoratori, corrispondono due spicchi della ruota.

La ruota gira di uno spicchio (60°) a ogni round; le azioni non girano perché sono fisse, stampate sul tabellone, quello che varia sono il numero di spazi disponibili (gli spazi sono esclusivi e non ci può essere più di un topo Capo per colore su uno spicchio) e i relativi bonus.

Rats of Wistar: plancia giocatore
Rats of Wistar: plancia giocatore
Le azioni possibili sono:
  • raccogliere legno / scavare stanze (sono azioni della Zona del Bosco, la seconda serve a fare spazio per ospitare nuovi topi che troveremo nelle esplorazioni);
  • raccogliere metallo / costruire letti (Zona della Tana, la seconda serve a rendere disponibili altri topi Lavoratori);
  • trovare nuove idee / esplorare (Zona della Fattoria, la prima serve ad acquistare carte Invenzione, che ci danno punti a fine partita e ci aiuteranno nella fase esplorativa, la seconda serve a far interagire il nostro topo Esploratore con le carte e gli oggetti che troverà nella casa del fattore).

Gli spazi azione sono risicati, l’alternativa è la capanna dell’alchimista, che non è uno spazio esclusivo e serve a decretare l’ordine di turno per il round successivo, e comunque non ci lascia a bocca asciutta, pur con un’azione subottimale rispetto a quelle della ruota.

Il gioco dura i cinque classici round degli eurogame, alla fine dei quali si contano i punti: quelli sulla plancia, in base a quante stanze abbiamo scavato, a quanti letti abbiamo preparato e quanti spazi potere abbiamo sbloccato; quelli indicati sulle tessere dei topi ospiti e del formaggio; quelli sulle carte Invenzione; quelli dei segnalini. Chi ha più punti vittoria è proclamato il topo Capo migliore!

Rats of Wistar: il tabellone con la casa da esplorare.
Rats of Wistar: il tabellone con la casa da esplorare.

Ho trovato questo Ratti di Wistar ottimamente ambientato, mi sento di consigliarlo a chi preferisce giochi molto tattici, in quanto è difficile impostare una strategia che sia buona per tutti i cinque round: l’alea è presente, sia nella casualità dell’uscita delle carte Invenzione (sono tantissime e molto diverse, in una partita ci potrebbe essere preponderanza di una delle tre tipologie), sia nel fatto che le carte Missione sono voltate finché nessuno le va a esplorare.

Rats of Wistar: alcune stanze
Rats of Wistar: alcune stanze
Le carte Missione sono una chicca, danno quasi un tocco da libro-game: ce ne sono alcune in cui sbloccare parti di missione una per volta in maniera sequenziale oppure a nostra scelta (dipende se c’è o meno l’icona del lucchetto), se abbiamo le Abilità necessarie.

Esempio: in cantina possiamo trovare la missione “Attenti al gatto!”, se abbiamo accumulato 4 icone “forza” e scartiamo 1 risorsa, possiamo combattere col gatto; se abbiamo 4 icone “destrezza” e scartiamo 1 risorsa, possiamo mettere del sonnifero nel cibo del felino; se invece vogliamo liberare il topolino intrappolato, ci servono 4 icone “resistenza” e scartare 1 risorsa. Ovviamente, in cambio otterremo dei bonus, in questo caso punti vittoria, risorse o, nell’ultimo caso, un topolino riconoscente da ospitare nella tana… ehm, plancia.

Nell’Abitazione possiamo invece trovare la missione “Esploriamo la stanza!”, in questo caso la prima parte di aprire la botola ci sbloccherà la seconda per creare una scala ed esplorare; la terza opzione che ci fa collegare a una presa di corrente, invece, è indipendente dalle altre.

Rats of Wistar: carte Invenzione
Rats of Wistar: carte Invenzione
E il formaggio? Certo che c’è, ma solo per i topolini più coraggiosi, che non hanno paura di esplorare la cantina!

Meravigliose le 180 carte Invenzione, tutte diverse l’una dall’altra. Si differenziano in Base e Avanzate, e ciascuna appartiene a una di tre tipologie: equipaggiamento, struttura o automa. Ce ne sono alcune che propongono interazione diretta tra i giocatori: se la cosa non dovesse piacere, basta toglierle. Un plauso a Candida Corsi e Sara Valentino, le illustratrici, che hanno svolto un gran lavoro.

Ecco, avrei voluto più carte missione, a mio parere sono quelle che rendono Ratti di Wistar il gestionale con quel “qualcosa” in più, magari concedendo anche più libertà di movimento almeno al ratto esploratore.

Rats of Wistar: i potentissimi eroi
Rats of Wistar: i potentissimi eroi
Ratti di Wistar può intimorire per le troppe scelte a disposizione, servono un paio di partite per imparare a gestire la selezione delle azioni in combo con i bonus, ricordarsi degli obiettivi comuni e dei bonus sbloccati sulla plancia personale, nonché per avere dimestichezza con le icone, perché sono davvero tante. Per fortuna le ultime pagine del manuale ci vengono in aiuto con un’utilissima appendice con legenda delle icone e coi dettagli per fare chiarezza sulle carte invenzione più criptiche.

Il gioco come difficoltà si assesta a mio parere tra il peso medio e il cinghialino.

La simpatica lore scelta per fare da sfondo al gioco, ovvero dei topini “umanizzati” e organizzati, mi dà lo spunto per degli abbinamenti con il cinema d’animazione, passato, presente e futuristico. Partiamo da quest’ultimo, con uno dei corti che compongono gli episodi della terza stagione della serie Netflix Love Death & Robots, prodotta da David Fincher con Tim Miller. Mi riferisco a Mason e i ratti (Mason’s Rats, 2022), dove un agricoltore scozzese, volendosi liberare della colonia di ratti che ha deciso di abitare nel suo granaio, decide di affidarsi alla disinfestazione ipertecnologica di un’azienda che non conosce le mezze misure.

Mason e i ratti
Mason e i ratti

Ma i ratti in questione sono ben organizzati militarmente, e vendono cara la pelliccia, combattendo strenuamente una cruenta battaglia contro armi sempre più esagerate per lo scopo. Alla fine, Mason, sbigottito dalla carneficina, rimarrà impressionato dalla fierezza del piccolo esercito, e sarà costretto a ritornare sui suoi passi. Dieci minuti di Topocalisse.

La vedova Brisby alle prese col Gufo
La vedova Brisby alle prese col Gufo
Tornando al passato, come non ricordare Brisby e il segreto di Nimh (The Secret of NIMH, 1982), primo film di quel Don Bluth scappato dalla Disney in quello che fu il forse il peggior momento di crisi della Casa del Topo, dato che, morto il fondatore, si badava solo ai profitti e non alla libera creatività. La storia della vedova Brisby, una coraggiosa topolina che lascia la propria tana per andare a chiedere aiuto ai ratti per traslocare prima del raccolto, è sicuramente rimasta impressa a chi era bambino negli anni Ottanta. Il film era infatti denso di atmosfere cupe, personaggi oltremodo inquietanti (gli occhi del gufo e del saggio Nicodemus ardenti come tizzoni), situazioni angoscianti, come il racconto di cosa succedeva all’istituto NIMH (National Institute of Mental Health).

I ratti qui vogliono fare a meno degli esseri umani, ma ne hanno assunto tutte le caratteristiche, sia in positivo sia in negativo.

Ratatouille
Ratatouille
E veniamo al presente del nostro millennio, con uno dei più bei film Pixar (uno dei padri fondatori è John Lasseter, un altro scappato dalla Disney): Ratatouille (id., Brad Bird e Jan Pinkava, 2007). Anche qui abbiamo una colonia di ratti che vivono in campagna, presso la casa di un’agguerrita contadina armata di schioppo. Si accontentano di rovistare negli avanzi in cerca di cibo, tutti tranne l’intraprendente Rémy, il quale è folgorato dalle parole del grande chef Gusteau: “Chiunque può cucinare!”. Purtroppo, la pressione e la competizione per mantenere le stelle di un ristorante sono in linea con quel che succede nella vita vera, e così apprendiamo che il povero Gusteau non ha retto alle critiche dell’inflessibile critico Anton Ego: lo chef è morto e il ristorante ora ha solo il nome dell’eccellente fondatore, i tempi di gloria sono passati da un bel po’ e il nuovo capo vuole solo sfruttare la memoria di Gusteau in modo indegno.

Ratatouille è un film d’animazione di una profondità abissale. Tra le righe ha creato un parallelo tra l’intreccio del film e quel che accadde alla Disney alla morte del fondatore Walt: uno sfruttamento del marchio e il rifiuto della novità per arroccarsi nella proverbiale torre d’avorio, novità che invece dovrebbe essere perseguita per tenere fresco e attuale un marchio.

Vi lascio con l’impareggiabile monologo di Anton Ego, da mandare a memoria.

"Per molti versi la professione del critico è facile: rischiamo molto poco, pur approfittando del grande potere che abbiamo su coloro che sottopongono il proprio lavoro al nostro giudizio; prosperiamo grazie alle recensioni negative, che sono uno spasso da scrivere e da leggere. Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale. Ma ci sono occasioni in cui un critico qualcosa rischia davvero. Ad esempio, nello scoprire e difendere il nuovo. Il mondo è spesso avverso ai nuovi talenti e alle nuove creazioni: al nuovo servono sostenitori! Ieri sera mi sono imbattuto in qualcosa di nuovo, un pasto straordinario di provenienza assolutamente imprevedibile. Affermare che sia la cucina sia il suo artefice abbiano messo in crisi le mie convinzioni sull'alta cucina, è a dir poco riduttivo: hanno scosso le fondamenta stesse del mio essere! In passato non ho fatto mistero del mio sdegno per il famoso motto dello chef Gusteau "Chiunque può cucinare!", ma ora, soltanto ora, comprendo appieno ciò che egli intendesse dire: non tutti possono diventare dei grandi artisti, ma un grande artista può celarsi in chiunque".

 

* La ruota è da montare con un perno ogni volta che si apparecchia il gioco: per evitare l’usura, c’è chi consiglia di ovviare all’inconveniente con due magneti, uno da mettere sul tabellone, uno sotto la ruota stessa. Ottimo suggerimento.

Ringraziamo Cranio Creations per avere messo a disposizione una copia del gioco.

Commenti

Bell'articolo e bel gioco. Mi sta divertendo molto.

Tra i riferimenti cinematografici mi permetto di avanzare un riferimento televisivo, ovvero la serie TV "mignolo e prof", che mi faceva molto divertire.

E io che speravo fosse il prequel di Aftermath!! XD

Bellissima recensione come sempre, grazie Elena.
Il gioco è molto carino, un peso medio-leggero ben fatto e con alcune idee interessanti.

A me ratatouille è sembrato un film abbastanza scemino, il peggiore Pixar dopo UP. Ma sarò limitato io, su questo sito ho letto un'analisi di 15 paragrafi su come the thing sia una profonda metafora sulla natura dell'uomo, mentre a me era sembrata solo ciò che appare: una lotta disperata contro un alieno bastardo e assetato di sangue. Gli umani tenderanno anche per natura a pensar male, sarà, ma con un infamone spaziale che prende le sembianze di chiunque non fidarsi l'uno dell'altro mi sembra il minimo...

Tornando ai sorci, Ratatouille resta comunque un ratto nella media. Sicuramente la palma di peggior ratto della storia spetta a quel pedante sfrangimaroni di Geronimo Stilton mentre quelli a cui sono affezionato e da cui ho imparato qualcosa sono il maestro Splinter e Algernon. 

Sembra un bel giochino, e come sempre un'ottima recensione e abbinamenti!

Adoro quando Elena fa la creativa con le spezie (cit.)

I nomi dei ratti li ho riconosciut* ma ho un dubbio: Kuliscioff mi rimanda ad Anna, personaggio storico che adoro profondamente. Mi sbaglio? Ci sono altri Kuliscioff noti? Essendo gli autori italiani (perlomeno dai nomi) e avendo vissuto per gran tempo Kuliscioff in italia (prima napoli e poi a milano) mi sembrava possibile. Sono molto curioso di sapere la vostra, grazie!

ah dimenticavo di dire: Kuliscioff lasciò la russia per studiare all'università, ai tempi proibita alle donne sotto gli zar; studio in svizzera  e si specializzò a napoli, per poi professare a Milano (più una serie di giri in italia). Qui, incidentalmente, fu anche agitatrice e militante, anarchica prima e poi con i socialisti. Ha sempre curato gli ultimi, andando nei quartieri popolari meneghini a operare a titolo gratuito. En passant, fu tra le fondatrici del partito socialista italiano...

@Phoebus: sono sicura che si tratti di lei, visto che nella storia del manuale se ne parla al femminile. 

Per scrivere un commento devi avere un account. Clicca qui per iscriverti o accedere al sito

Accedi al sito per commentare