Gli Imperdibili: i migliori giochi da tavolo del 2007

Il 2007 è stato un altro grande anno per il gioco da tavolo: vediamone i titoli principali

Approfondimenti
Giochi

Per chi si fosse perso il primo articolo, in cui sono spiegati i criteri con cui vengono redatti tutti gli altri, lascio qui il link, in modo tale che uno possa andare a recuperare l'introduzione e farsi un'idea.

In breve si tratta di selezionare i giochi migliori senza barriera alcuna, da qualli per bambini ai wargame per grognard, di anno in anno, con una sola discriminante tra quelli proposti in lista: una soglia che divide i capolavori dai giochi "solo" ottimi.

Brass (Brass: Lancashire)

Probabilmente il gioco più noto e apprezzato della vasta produzione di Martin Wallace. Brass ci porta nell’Inghilterra della rivoluzione industriale, con i giocatori intenti a costruire vari edifici produttivi e a tessere una serie di infrastrutture per collegare porti e mercati lontani. La partita è divisa in due grosse metà, nella prima delle quali si trasporteranno i beni via fiume, mentre nella seconda sarà la ferrovia a fare da padrona.
L’ordine di turno, molto importante perché molte posizioni sono contese, si stabilisce ogni volta in base alla spesa fatta dai giocatori nel turno precedente, in modo tale che chi si è potenziato maggiormente vada ultimo e viceversa. Come in molti giochi di Wallace, è possibile, anzi quasi indispensabile, chiedere prestiti monetari: fondamentale farlo al momento giusto.
Brass pone i fondamenti per un sacco di giochi futuri che includono la costruzione rete e, nel 2018, esce in una versione deluxe (Brass: Lancaschire), affiancata ad una alternativa (Brass: Birmingham), di cui parleremo nell’articolo del 2018.

Agricola 

Quando si cominciava a pensare che l'essenza del buon design e il modo migliore di fare cassa sul mercato acchiappa-masse fosse un gioco pulito, breve e con una componentistica limitata, Uwe Rosenberg, che arrivava da un gioco di carte sui fagioli, se ne uscì con Agricola. Questo gioco fece saltare il banco e dette il via a generazioni di giochi anche pesanti, ma digeribili attraverso l'uso di una buona ambientazione. Le pedine diventano contadini (che possono procreare) che vengono mandati qua e là a fare esattamente ciò che la gente si aspetta: case, steccati, campi da arare e seminare, eccetera. Ogni cosa fisicamente rappresentata sulla propria plancia da tessere illustrate o meepleche poi, nelle edizioni successive, saranno sagomati e colorati. Così il gioco si spiega facilmente nonostante la sua complessità. E profondità e varietà sono assicurate da tonnellate di carte diverse, che agganciano ancora oggi stuoli di giocatori esperti, alla ricerca delle combinazioni migliori.

Race for the Galaxy 

Puerto Rico lascia il segno nel panorama ludico mondiale e Thomas Lehmann, dopo aver dato una mano all'autore di quello, con una geniale riduzione del suo capolavoro a gioco di carte, San Juan, utilizza le parti migliori dei motori di entrambi i giochi per sfoderare un gioco di sole carte, che ha invece il respiro di una grande produzione. Qui si crea il proprio impero galattico, calando mondi e tecnologie, che attraverso le vaste possibilità regolamentari del gioco conquistano un loro carattere, rendendo certe carte uniche nel loro genere. Si creano così migliaia di possibilità con le quali sfruttare le scelte di ruolo mutuate da Puerto Rico, qui arricchite da selezione contemporanea e segreta, e dal doppio binario commercio/conquista, che il gioco tiene bene in equilibrio. Il tutto solo con due mazzi di carte

1960: The Making of the President

Spesso paragonato al più complesso Twilight Struggle, questo gioco della GMT mette in scena l’epocale sfida elettorale tra l’elefantino Nixon e l’asinello Kennedy. È in realtà più contenuto sia nel respiro strategico sia in quello geografico, dato che, per l’appunto, il terreno di scontro è limitato ai cinquanta Stati Uniti d’America. Inoltre, particolare non da poco, dura decisamente meno di Twilight Struggle. Del capolavoro sulla guerra fredda il gioco di Leonhard e Matthews riprende – questo sì – la meccanica card driven in cui ogni carta può essere utilizzata per l’evento oppure per i punti operazione. A intervallare i sette round di azione ci sono però dapprima il dibattito tra i due contentendenti, e infine le elezioni, entrambi momenti che vivono di regole proprie. Vince, nemmeno a dirlo, chi conquista il maggior numero di grandi elettori. Uno dei titoli più accessibili del ricchissimo catalogo GMT, 1960: the Making of the President è un gioco molto bello, che meriterebbe finalmente un’edizione italiana.

Age of Empires III: The Age of Discovery 

Per senso del profitto viene usata una licenza su Age of Empires per vendere un gioco a cui starebbe meglio quella di Civilization. Qui infatti si parla di colonizzazione delle Americhe, che diventano regioni dove raggiungere maggioranze tramite i coloni inviati tramite le navi comuni, che raggiungono il Nuovo Mondo. Le sfaccettature del gioco sono numerose: abbiamo un sistema di commercio basato sulla collezione di merci e la costruzione di navi a fare da jolly, che fornisce soldi. Il commercio non è legato al sistema di maggioranze, e permette anche ai giocatori meno litigiosi di ricavarsi una nicchia. Interessante il sistema che permette di specializzare i nostri coloni per trasformarli in soldati, mercanti, capitani o missionari, per ottenerne utilizzi più efficaci e quei pochi e costosi edifici che i giocatori si contenderanno per ottenere vantaggi strategici determinanti. Al tempo il gioco spiccava per essere uno dei pochi giochi di stampo europeo valorizzato da miniature...e da un tabellone spropositatamente grande.

In The Year of the Dragon 

Sarà stata l’atmosfera forse irripetibile del 2007; sta di fatto che Stefan Feld, uno comunque abituato a sfornare giochi buoni, ne sforna uno eccellente. In the Year of the Dragon (Nell'anno del Dragone in italiano) è un gioco asciutto, essenziale, che rende giustizia all’inventiva dell’autore tedesco. Pur nella consueta astrattezza, che forse in questo caso è un vantaggio, Nell’anno del Dragone è un gioco estremamente punitivo, in cui i giocatori devono cercare di farsi trovare preparati a una serie di sfortunati eventi la cui sequenza è nota in partenza.
Laddove di solito Feld propone insalate di punti ipertrofiche, questa volta propone la sua versione di un gioco di sopravvivenza e fa il botto con quello che, a opinione largamente condivisa dagli esperti, è il suo capolavoro.

 

StarCraft: the Board Game

L’alba del deckbuilding interno alla partita. Sebbene sia stato poi Dominion, l’anno seguente, a costruire un intero gioco attorno a tale meccanica, mostrandone tutte le infinite potenzialità, è a StarCraft che si deve riconoscere il merito di averla messa in tavola per la prima volta. 
Ma il gioco non è solo questo: è una corsa agli armamenti tra tre civiltà diverse, profondamente asimmetriche eppure mirabilmente bilanciate, che combattono per il controllo di pianeti e galassie. Un imponente albero tecnologico permette di sviluppare edifici e truppe a proprio piacimento e ciò va anche a costruire il mazzo con cui si combatterà, senza mai tirare un dado, ma solo ottimizzando ciò che si è pescato.

Napoleon's Triumph 

Come si fa un wargame senza esagoni, senza carte e senza dadi? Ce lo spiega Bowen Simmons con il suo gioco. La mappa è divisa in zone geografiche delimitate da confini, le truppe sono blocchi di legno con simboli che rimangono nascosti al nemico, fino al momento dello scontro. In questo modo si mantiene una costante nebbia di guerra, in cui l’avversario ha un’idea della quantità di truppe impiegate in ogni settore, ma non ne conosce l’esatta forza e natura.
Tutto ciò, unito alla meticolosa e complessa procedura di scontro ed alla riproduzione precisa e logicamente indirizzata della battaglia, fa di Napoleon’s Triumph al contempo un capolavoro rivoluzionario nel mondo del wargame e un classico istantaneo.

Konig Von Siam 

Il capolavoro riconosciuto di Peer Sylvester, verrà poi ripubblicato come The King is Dead, in varie edizioni e con diverse varianti opzionali. 
Si tratta di controllare, con le maggioranze, la fazione che poi vincerà il controllo della mappa. Ogni volta che però si rafforza il proprio controllo su una delle fazioni candidate, la si va al contempo ad indebolire sul tabellone e tutta la partita gioca su questi delicati equilibri. 
Ogni giocatore ha a disposizione solo otto carte per tutto il gioco, ma spesso anche passare è un’azione importante come le altre. Un gioiello che brilla anche nella sue versione a coppie.


------ SOGLIA DEL CAPOLAVORO -----


Galaxy Trucker 
Copertina di Galaxy Trucker

Anche dopo una dozzina d'anni continua a sembrarmi il gioco perfetto per gli amici. Chvátil invita i giocatori a costruirsi una propria astronave con la quale affrontare viaggi interstellari. Il progetto dell'astronave è una sagoma disegnata su una plancia quadrettata sulla quale i giocatori porranno tessere badando alle connessioni e a poche regole base (ad esempio: i motori devono avere scarichi puntati dietro e non sì può mettere nulla davanti alle bocche dei cannoni). Una volta finite le proprie navi tutti i giocatori affronteranno le medesime insidie e possibilità, con le astronavi in fila, in un viaggio descritto da carte estratte, dove chi sta rischia di più per premi maggiori.
Ciò che lo rende un gioco eccezionale è che le astronavi vengono composte contemporaneamente, rubandosi pezzi in tempo reale da un assortimento comune, senza dover attendere alcun turno! La fretta e la scarsità di pezzi porterà talvolta ad astronavi fragili che potrebbero letteralmente perdere pezzi e intere sezioni durante il viaggio, suscitando goliardico ludibrio fra i compagni di gioco al tavolo.

Kingsburg 
Copertina di Kingsburg

Kingsburg è una tappa importante nella storia dei giochi contemporanei e ormai un classico tra gli eurogame. È infatti il primo gioco di piazzamento dadi, invenzione tutta italiana a firma di Andrea Chiarvesio con lo sviluppo di Luca Iennaco.
A inizio round i giocatori tirano la propria dotazione di dadi, che usano per influenzare i consiglieri della corte reale. Raccolgono così risorse, costruiscono strutture sulla propria plancia personale, addestrano truppe. Con l'obiettivo di ottenere punti vittoria e arrivare all'inverno pronti per affrontare gli eserciti invasori.
La meccanica di piazzamento dadi che sulla carta "premia chi tira più alto", ha in realtà una serie di accorgimenti per consentire anche ai tiri bassi di essere competitivi. Come l'ordine di turno che parte dal giocatore con somma più bassa, i consiglieri che danno i loro benefici solo al primo che li influenza, la possibilità di piazzare dadi singoli o multipli, e altre compensazioni da usare nell'anno in corso. 

Tzaar 

Seventh son of a sev...ehm, settimo titolo del famoso GIPF project di Kris Burn. Nato per sostituire l'ormai introvabile TAMSK, TZAAR è un gioco astratto di prese obbligate. I giocatori piazzano le loro pedine nelle intersezioni delle linee del tabellone. Durante il proprio turno un giocarore dovrà muovere un proprio pezzo o una colonna di pezzi controllati, lungo una direzione per compiere obbligatoriamente una presa di un pezzo di altezza pari o inferiore al proprio appena mosso, in seguito potrà opzionalmente rafforzare una pila alzandola. Il concetto fondamentale di questo titolo è la trinità: le pedine dei giocatori sono infatti di tre tipologie diverse, ognuna senza alcuna differenza regolistica ma puramente estetica. La vittoria è data dall'impossibilitare l'avversario a fare una presa o nel privarlo di una tipologia di pedine. Questo crea una serie di implicazioni strategiche nella scelta di quale pezzo avversario attaccare e quale pezzo usare per rafforzare una propria colonna. Oltre ad aumentare la profondità strategica del titolo, questa soluzione aiuta a non trascinare la partita troppo per le lunghe. Un elegante gioco che non può mancare, insieme a tutta la famiglia GIPF, nella libreria degli amanti di astratti.

Chicago Express 

Uno tra i cube rails più apprezzati. Si tratta di una famiglia di giochi a tema ferroviario, che sostituiscono le tessere binario e le complicazioni che ne derivano (curve, incroci, ecc.) con il piazzamento in mappa di semplici cubi - da qui il nome del genere.
In Chicago Express quattro compagnie ferroviarie (più una quinta che verrà aperta sul fine partita) dalla costa Orientale si espandono verso l'Ovest, per raggiungere Chicago. I giocatori sono investitori che devono accumulare quanto più denaro possibile, nei vari momenti della partita in cui le compagnie distribuiscono i dividendi agli azionisti. Vince il più ricco dopo 8 round.
Durante la partita i giocatori spendono denari per acquistare titoli azionari, mossa che ha due conseguenze:
1. vengono trasferiti denari nelle casse delle aziende che così hanno i capitali per costruire infrastrutture ed espandersi;
2. in quanto azionisti si ottiene il diritto di decidere lo sviluppo in mappa della compagnia e come spendere i denari presenti nelle casse.
Questa dinamica azionaria, dove i giocatori non sono possessori unici delle aziende in gioco, è un'altra tipica meccanica presente, a volte, nei giochi ferroviari.
Chicago Express è un titolo ottimo per approcciare il genere, nonchè possibile apripista ai più corposi 18xx.

Container

Aziende producono beni, che vengono acquistati da altri, che li mettono in vendita nei loro porti. Qui tu li puoi ricomprare e trasportarli a un mercato comune per metterli all’asta. Oppure ricomprarli tu stesso. Il tutto per soddisfare le tue personali priorità nell’acquisto di merci, che daranno punti a fine partita. 
Un gioco economico strano, particolare, molto dipendente da ciò che fanno i giocatori al tavolo
Nel 2018 esce la Jumbo Edition che apporta alcuni piccoli cambiamenti per rendere il gioco più dinamico, e meno prono allo stallo.

Last Night on Earth: the Zombie Game 

Un grande classico a tema zombi, che ha visto nel tempo numerose espansioni e un nutrito gruppo di estimatori attivo ancora oggi. Last Night on Earth è il tipico gioco della casa editrice Flying Frog: tanti dadi da tirare, tante carte da pescare, imprevisti dietro ad ogni angolo. I giocatori impersonano un gruppo di sopravvissuti all'apocalisse zombi e dovranno cavarsela attraverso una serie di scenari. Gli zombi però non sono semplici comparse, ma sarà uno dei giocatori a manovrarli, grazie a una mano di carte che gli consentirà numerose opzioni. Si dà così vita a un classico "tutti contro uno". Grazie alle situazioni che si vengono a creare con questo sistema di gioco, si dà vita a una serie di situazioni altamenete dinamiche, imprevedibili e cinematografiche che paiono prese direttamente da un classico B-movie sui morti viventi.

Si ringraziano per i contributi: sinclair, s83m, Il Signor Darcy, linx, Peppe74, Rosengald, Iugal, Gen0, Pennuto77, dave2306, cosarara, dimarco70, Fabio Cambiaghi

Commenti

Sta discussione sta rasentando l'assurdo. Nell'articolo si attribuisce solamente l'epiteto "capolavoro" a ITYOTD senza citare minimamente burgundy e parte un flame atomico di richieste aggressive sul dare spiegazioni del perché ityotd sia meglio di burgundy. ma solo io penso che qualcuno debba cambiare roba con cui fa colazione?

Mi scuso per i riferimenti politici, avrei dovuto buttarla sulla metafora culinaria.

Hai una forma di accanimento particolare verso ityotd. Forse non ti è chiaro il senso della frase, non si parla del più venduto, o del gioco che piace di più, ma quanto del gioco che dalla maggioranza dei giocatori e recensori non prezzolati più esperti, viene definito il capolavoro assoluto di Feld. In questa considerazione c'è tanto, ma soprattutto il fatto di riuscire con 3 regole e 0 eccezioni, a creare un gioco così puro, crudele e perfetto. Ovvio che esistono magari giochi molto più belli, ma il genio si vede dalla purezza e dall'eleganza, non dall'abbondanza e dagli orpelli. Per farti capire, la stessa genialità assoluta la trovo in un the king is dead, 4 regole, 0 eccezioni, durata contenuta, profondità e interazione a livelli da coltellate a tuo figlio.

 

Ps Vasel chiede fra i 2 e 2.5k a video (non credo che il suo sia un parere oggettivo) 

 

Che il genio si veda dalla purezza e dall'eleganza e non dall'abbondanza e dagli orpelli significa sputare in faccia a Dante, a Cervantes, a Milton, a Velazquez, a Caravaggio, alle chiese barocche, a Bach, a Melville, a Joyce, a Warhol, all'architettura postmoderna, a Pynchon, a Garcia Marquez, a Deleuze, e mi fermo qui va'... Questo culto per l'eleganza, la semplicità e la purezza è un retaggio modernista-funzionalista che traendo spunto dalle teorie inizio-novecentesche di Van Der Rohe ("less is more"), Frank Lloyd Wright e Le Corbusier, nonché da certo formalismo russo e da certo new criticism angloamericano, ha codificato durante la prima metà del secolo scorso il mito dell'arte high-brow "per pochi" contrapposta a quella middle-brow "di massa" - una concezione oggi frusta, datata, contestata ovunque nel mondo della critica filosofica, artistica e letteraria, ma che ancora fa qualche proselito proprio tra il pubblico che (forse paradossalmente, ma neanche troppo a pensarci bene) proprio quei primi teorici avrebbero definito "middle-brow". Bellezza, passione e intelligenza possono trovarsi in angoli assai più disordinati, contorti, eccessivi, smodati e volgari di quanto i soloni del funzionalismo modernista vorrebbero farci credere - viva la resa romantica della musica classica oltre ogni approccio filologico, viva il rococo oltre ogni neoclassicismo, viva la satira menippea oltre ogni monolinguismo letterario, e viva Lacerda oltre ogni Knizia! Detto da uno che adora Knizia eh, ma non sopporta tanto chi tratta con malcelata sufficienza l'altra metà del cielo, per così dire.

aitan_3 scrive:

se avessi letto il resto dei miei messaggi, avresti capito che adoro il genio sia nella purezza, che nella complessità ben pensata. nello sfarzo fine a se stesso no. magari leggendo tutta le mie risposte avresti capito meglio quello che intendevo. stavo semplicemente difendendo l'aver attribuito l'epiteto Capolavoro a un gioco asciutto e elegante, contro gli attacchi di chi ci ha visto un paragone che non esiste e che non è mai stato fatto. dire che una cosa è un capolavoro, non significa fare un paragone

andrenn87 scrive:

 

Mi scuso per i riferimenti politici, avrei dovuto buttarla sulla metafora culinaria.

Hai una forma di accanimento particolare verso ityotd. Forse non ti è chiaro il senso della frase, non si parla del più venduto, o del gioco che piace di più, ma quanto del gioco che dalla maggioranza dei giocatori e recensori non prezzolati più esperti, viene definito il capolavoro assoluto di Feld. In questa considerazione c'è tanto, ma soprattutto il fatto di riuscire con 3 regole e 0 eccezioni, a creare un gioco così puro, crudele e perfetto. Ovvio che esistono magari giochi molto più belli, ma il genio si vede dalla purezza e dall'eleganza, non dall'abbondanza e dagli orpelli. Per farti capire, la stessa genialità assoluta la trovo in un the king is dead, 4 regole, 0 eccezioni, durata contenuta, profondità e interazione a livelli da coltellate a tuo figlio.

 

Ps Vasel chiede fra i 2 e 2.5k a video (non credo che il suo sia un parere oggettivo) 

 

 

 

Che il genio si veda dalla purezza e dall'eleganza e non dall'abbondanza e dagli orpelli significa sputare in faccia a Dante, a Cervantes, a Milton, a Velazquez, a Caravaggio, alle chiese barocche, a Bach, a Melville, a Joyce, a Warhol, all'architettura postmoderna, a Pynchon, a Garcia Marquez, a Deleuze, e mi fermo qui va'... Questo culto per l'eleganza, la semplicità e la purezza è un retaggio modernista-funzionalista che traendo spunto dalle teorie inizio-novecentesche di Van Der Rohe ("less is more"), Frank Lloyd Wright e Le Corbusier, nonché da certo formalismo russo e da certo new criticism angloamericano, ha codificato durante la prima metà del secolo scorso il mito dell'arte high-brow "per pochi" contrapposta a quella middle-brow "di massa" - una concezione oggi frusta, datata, contestata ovunque nel mondo della critica filosofica, artistica e letteraria, ma che ancora fa qualche proselito proprio tra il pubblico che (forse paradossalmente, ma neanche troppo a pensarci bene) proprio quei primi teorici avrebbero definito "middle-brow". Bellezza, passione e intelligenza possono trovarsi in angoli assai più disordinati, contorti, eccessivi, smodati e volgari di quanto i soloni del funzionalismo modernista vorrebbero farci credere - viva la resa romantica della musica classica oltre ogni approccio filologico, viva il rococo oltre ogni neoclassicismo, viva la satira menippea oltre ogni monolinguismo letterario, e viva Lacerda oltre ogni Knizia! Detto da uno che adora Knizia eh, ma non sopporta tanto chi tratta con malcelata sufficienza l'altra metà del cielo, per così dire.

@Andrenn

ho detto che con te non ci parlavo piu ma non mi trattengo (è un mio difetto): se uno scrive che x è IL capolavoro di feld, significa che x è il miglior gioco di feld.

rispetto a cosa? a un uovo fritto? al panino apollo dell'autogrill? NO CXXXO, rispetto agli altri giochi di feld. 

eh che diamine

Nessuna recensione credo sia di per sé oggettiva, credo si sia discusso tempo fa in Tana anke su cosa sia una recensione, e sulla sua inevitabile soggettività per certi versi.

È lodevole, come è stato già detto l'opera quasi enciclopedica che svolge la tana, e sicuramente si capisce il desiderio di avere una recensione più corrispondente al vero, allo stesso tempo penso che vengo qui a leggere articoli anke per sapere certe persone cosa ne pensano. O per dire guardo molte video-recendioni per capire quella persona cosa ne pensa.

Scusate l'intromissione

aitan_3 scrive:

 

andrenn87 scrive:

 

Mi scuso per i riferimenti politici, avrei dovuto buttarla sulla metafora culinaria.

Hai una forma di accanimento particolare verso ityotd. Forse non ti è chiaro il senso della frase, non si parla del più venduto, o del gioco che piace di più, ma quanto del gioco che dalla maggioranza dei giocatori e recensori non prezzolati più esperti, viene definito il capolavoro assoluto di Feld. In questa considerazione c'è tanto, ma soprattutto il fatto di riuscire con 3 regole e 0 eccezioni, a creare un gioco così puro, crudele e perfetto. Ovvio che esistono magari giochi molto più belli, ma il genio si vede dalla purezza e dall'eleganza, non dall'abbondanza e dagli orpelli. Per farti capire, la stessa genialità assoluta la trovo in un the king is dead, 4 regole, 0 eccezioni, durata contenuta, profondità e interazione a livelli da coltellate a tuo figlio.

 

Ps Vasel chiede fra i 2 e 2.5k a video (non credo che il suo sia un parere oggettivo) 

 

 

 

Che il genio si veda dalla purezza e dall'eleganza e non dall'abbondanza e dagli orpelli significa sputare in faccia a Dante, a Cervantes, a Milton, a Velazquez, a Caravaggio, alle chiese barocche, a Bach, a Melville, a Joyce, a Warhol, all'architettura postmoderna, a Pynchon, a Garcia Marquez, a Deleuze, e mi fermo qui va'... Questo culto per l'eleganza, la semplicità e la purezza è un retaggio modernista-funzionalista che traendo spunto dalle teorie inizio-novecentesche di Van Der Rohe ("less is more"), Frank Lloyd Wright e Le Corbusier, nonché da certo formalismo russo e da certo new criticism angloamericano, ha codificato durante la prima metà del secolo scorso il mito dell'arte high-brow "per pochi" contrapposta a quella middle-brow "di massa" - una concezione oggi frusta, datata, contestata ovunque nel mondo della critica filosofica, artistica e letteraria, ma che ancora fa qualche proselito proprio tra il pubblico che (forse paradossalmente, ma neanche troppo a pensarci bene) proprio quei primi teorici avrebbero definito "middle-brow". Bellezza, passione e intelligenza possono trovarsi in angoli assai più disordinati, contorti, eccessivi, smodati e volgari di quanto i soloni del funzionalismo modernista vorrebbero farci credere - viva la resa romantica della musica classica oltre ogni approccio filologico, viva il rococo oltre ogni neoclassicismo, viva la satira menippea oltre ogni monolinguismo letterario, e viva Lacerda oltre ogni Knizia! Detto da uno che adora Knizia eh, ma non sopporta tanto chi tratta con malcelata sufficienza l'altra metà del cielo, per così dire.

Non sono esperto di architettura, e non ne parlo.
Ma di lettere e musica (che son la mia professione) mi sento di dire che no, il romanticismo ha fatto molto male a queste due discipline (per l'immaginario collettivo in cui le ha precipitate) e si fa fatica a uscirne. Soprattutto nella musica e nella visione del musicista, che oggi - soprattutto a chi fa musica di ricerca - ha gettato nel baratro intere generazioni di ascoltatori e di conseguenza produzioni musicali. Sai quella storia de "la musica è pura emozione; la musica non è categorizzata se non musica bella che emoziona e musica brutta" e compagnia cantando...
Quanto poi alla presenta non eleganza del Magister (parlo di Bach) ce ne sarebbe da discutere - ti faccio uno spoiler: lo è assolutamente! Sia a livello di tradizione dei musicisti suoi coevi che a livello musicologico.

Quanto alle lettere citi tutti scrittori che hanno dalla loro uno stile, a tratti complesso, ma mai inutilmente complicato, che anzi corrobora la tesi del "less is more" nella maggior parte dei casi. E' sempre subordinato al loro stile, ma c'è.
 

@mistake89

Posso chiederti nello specifico che lavoro fai? Sono musicista anche io, ed ero curioso.

Sono d'accordo sulle osservazioni che hai fatto. Solo un appunto: credo che il male sia stato fatto non tanto dal Romanticismo in sè, ma dall'interpretazione che del Romanticismo è stata data dai musicologi, biografi e critici successivi (che siano maledetti!). I compositori veramente romantici (Schumann e Chopin su tutti), alla prova dei fatti su partitura poi erano tutt'altro: sperimentatori, rigidi nell'uso delle strutture e della forma, ma comunque mai troppo legati alla tradizione, e ricchissimi di inventiva melodica.

Riguardo Bach, secondo me dipende dal repertorio che si prende in esame: alcune fughe dal Clavicembalo ben Temperato sono chiaramente un intricato (pur splendido) esercizio di stile (e parlo con cognizione di causa, avendo studiato integralmente entrambi i volumi), mentre altre sono molto più portate all'eleganza. Se prendi il repertorio virtuosistico per organo o per violino, l'intento di scrivere musica molto virtuosistica è evidente, e lì l'eleganza viene un po' a mancare, così come per alcuni concerti per tastiera.

Prendi invece le invenzioni a 2-3 voci, o i corali, così come molto altro, e allora hai ragione al 100%.

Insomma, qua sicuramente siamo ai massimi sistemi quindi la "categorizzazione" entro limiti circoscritti diventa difficile, ma anche nei game designer (che per quanto poliedrici sono sicuramente più facili da inquadrare di un Bach, un Monteverdi o uno Stravinskij) è difficile trovare una linea oggettiva per cui quel gioco particolare è oggettivamente il capolavoro

In ogni caso la critica era più rivolta alla frase prima (opinione largamente condivisa) che al fatto che Ytyotd sia IL capolavoro o meno (e a proposito, prendo le distanze dai commenti personali fatti da alcuni utenti qui sopra).

Chiedi ad un milione di persone quale sia il capolavoro di Bach, e riceverai centinaia di risposte diverse, e sono tutte giuste. A quel punto, specificare che a opinione largamente condivisa il Quinto Concerto Brandeburghese di Bach è il suo capolavoro, è un'osservazione che da un punto di vista enciclopedico non ha alcuna rilevanza. Ancora peggio se scrivi a fronte dei suoi ipertrofici manierismi contrappuntistici, il Quinto Brandeburghese fa il botto e diviene il suo capolavoro

Ehm... ok? 

Ripeto, e qui poi chiudo definitivamente con i miei commenti, personalmente avrei trovato molto più interessante vedere tutta la rubrica strutturata in maniera davvero enciclopedica, seguendo dei canoni dichiarati precedentemente, e applicati certosinamente a tutti i giochi proposti in rubrica. Questa cosa viene fatta solo superficialmente nel primo articolo, ma comunque poi non rispettata nei commenti ai giochi. A maggior ragione che sono scomparsi i voti sui tre fattori che erano stati messi nei primi articoli, se non ricordo male.

Ad esempio, il commento a Kingsburg per quanto mi riguarda è assolutamente perfetto: non contiene opinioni personali, ma vengono esposti solo dati oggettivi. Dopo una breve sinossi delle regole parte il commento. Ha fatto scuola? Si, e viene spiegato il perchè, da un punto di vista storico. Presenta elementi originali? Si, e vengono esposti, e il fatto che non fossero presenti in giochi precedenti, ne decreta l'originalità. Ancora oggi è apprezzabile? Si, e le ristampe, riedizioni e presenza costante in tutti i negozi, e il continuo venir citato come esempio di piazzamento dadi ne sono la prova. Vende ancora.

Fine. Pulito, oggettivo e dritto al punto.

King of Siamcapolavoro riconosciuto di Peer Sylvester. Riconosciuto da chi? Perchè? Era necessario scrivere questa cosa, o è più uno sfogo dell'autore per giustificare una sua idea personale? Boh..

E qui mi taccio, che poi divento pedante.

Diesys scrive:

 (e a proposito, prendo le distanze dai commenti personali fatti da alcuni utenti qui sopra).


 

ufff... tutto sto perbenismo, ci siamo giusto mandati un po' a quel paese a vicenda. se lo incontro sto benedetto andrenn ci bevo anche una birra volentieri

niconiglio scrive:

se vieni a Trieste te la offro volentieri e ti invito a fare qualche partita a qualche gioco non feldiano. magari bevendo e giocando, capiamo che ci siamo solo fraintesi come spesso accade online ;)

Diesys scrive:

 

 (e a proposito, prendo le distanze dai commenti personali fatti da alcuni utenti qui sopra).

 

 

 

ufff... tutto sto perbenismo, ci siamo giusto mandati un po' a quel paese a vicenda. se lo incontro sto benedetto andrenn ci bevo anche una birra volentieri

@andrenn

ahhaah grande la mia compagna è originaria di caorle e ha fatto uni a trieste! ora stiamo a reggio c. ma se qualche volta si sale molto volentieri  :D

Diesys scrive:

Alcune premesse: le intenzioni della redazione della Tana sono [omissis..]

Quindi, che vogliate difenderla o meno, quella frase su Nell'Anno del Dragone è profondamente sbagliata. Credete quello che volete, ma è così.

Trovo l'intervento di Diesys pacato e centrato, e mi trovo pienamente d'accordo sul principio espresso. Ma da lì ad aprire la caccia alle streghe per per una frase mi sembra ecessivo e irrispettoso per il prezioso (per lo meno lo è per i nabbi come me) lavoro di divulgazione svolto dalla Tana. Ripeto a scanso di equivoci: non mi riferisco al tuo post Diesys, che ho apprezzato.. ma agli altri.

Andiamo al punto per favore:
1) l'intento dell'articolo è proporre una carrellata dei giochi più interessanti degli anni passati (cosa utilissima per chi come me è relativamente un neofita in questo piacevole hobby), secondo criteri di selezione espressi esaustivamente nel primo articolo della serie
2) citando Dragone tra i capolavori (a torto o a ragione non lo so) del 2007, l'autore (chissene chi sia, mica siamo il sergente maggiore Hartman cit. "Chi ha parlato?! Chi c4zz0 ha parlato?! Chi è quel lurido str0nz0, c0munist4, checc4 e p0mpinar0 che ha firmato la sua condanna a morte?!") lo ha descritto con parole che probabilmente volevano solo essere sintetiche e avere l'intento di indicare che sta ai vertici della produzione di Feld, ma che effettivamente dal punto di vista prettamente semantico si portano dietro l'accezione di superiorità rispetto a qualsiasi altro gioco dello stesso autore
3) basta questo per tirare su un pippone che sembrate mia moglie quando dico che Diletta Leotta è una gran topa e lei si offende perché se dico così allora mi piacciono le bionde mentre lei è mora? Tanto più che la frase è stata poi corretta senza.. Eddddddai non se lo meritano!!

Onestamente non so se la redazione percepisca emolumenti per l'attività che svolge, e manco mi interessa. So che tutti i giorni posso leggere gratuitamente due/tre articoli utili su un argomento che mi piace molto. Per carità la Tana non è l'unico sito che offre questo servizio, ma tra quelli che leggo mentre espleto le mie funzioni fisiologiche mattutine ci sono anche loro, e sono grato di questo. Alla luce di tale gratitudine, insieme al rispetto che va sempre mostrato a chicchessia, il giorno che involontariamente recheranno offesa a uno dei miei giochi preferiti cercherò di comportarmi in modo benevolo.

Scusate lo sproloquio..

 

Per inciso, mi sono talmente incuriosito su Borgogna che sono andato a leggere l'articolo di confronto segnalato da Agzaroth. L'ho trovato molto interessante e a me che sono estremamente profano (leggi capra) sembra che abbia tutti i crismi di un raffronto basato su caratteristiche magari non oggettive, ma quantomeno circostanziate.. Borgogna sembrerebbe non uscire benissimo da questo confronto con gli altri 3 giochi aventi comparabili meccaniche/target

Agzaroth scrive:

Un confronto tra ItYotD e Burgundy sarebbe interessante, ma poco fattibile, perchè hanno meccaniche diverse. Probabilmente, pur avendo anche lo stesso livello di complicazione, anche la complessità e la profondità sono diverse, per cui anche il target finale non è esattamente sovrapponibile. 

Un confronto per Burgundy venne fatto con altri giochi di gestione dadi: https://www.goblins.net/articoli/versus-burgundy-vs-marco-polo-vs-bora-b...

beh, il mio prendere le distanze vi ha fatto fare pace in sostanza XD

 

Il mio lavoro qui è finito.

ma non hai fatto niente...

fiuuuu [scompare nel nulla avvolto da un mantello nero]

Diesys scrive:

beh, il mio prendere le distanze vi ha fatto fare pace in sostanza XD

 

Il mio lavoro qui è finito.

ma non hai fatto niente...

fiuuuu [scompare nel nulla avvolto da un mantello nero]

noto un lieve egocentrismo ma non vorrei iniziare un'altra faida.. 😂

mistake89 scrive:

Quanto poi alla presenta non eleganza del Magister (parlo di Bach) ce ne sarebbe da discutere - ti faccio uno spoiler: lo è assolutamente! Sia a livello di tradizione dei musicisti suoi coevi che a livello musicologico.

Uff, meno male che qualcuno mi ha salvato Bach!! Non sono musicista ma adoro la classica del '700 (l'ottocento, passo). Quando ascolto la Suite n.1 per violoncello di Bach non sono più in questo mondo ma in un'altra dimensione.

C'è qualcuno che può salvarmi anche Dante? Perchè la Commedia seconde me è l'esempio più alto della potenza evocativa ed imaginifica della nostra bella lingua.

Lo stesso appello per il genio realista di Caravaggio. Lascio al loro posto Wagner per la musica perchè è romantico e proto-nazi e David Foster Wallace per la letteratura perchè è troppo psichedelico per i miei gusti (non me ne voglia Elena Infinitejest ;) )

No, ero solo offeso per non essere stato invitato alla birra hahahaha XD

Diesys scrive:

No, ero solo offeso per non essere stato invitato alla birra hahahaha XD

ahhaah 🍺🍺

mistake89 scrive:

 

aitan_3 scrive:

 

 

andrenn87 scrive:

 

Mi scuso per i riferimenti politici, avrei dovuto buttarla sulla metafora culinaria.

Hai una forma di accanimento particolare verso ityotd. Forse non ti è chiaro il senso della frase, non si parla del più venduto, o del gioco che piace di più, ma quanto del gioco che dalla maggioranza dei giocatori e recensori non prezzolati più esperti, viene definito il capolavoro assoluto di Feld. In questa considerazione c'è tanto, ma soprattutto il fatto di riuscire con 3 regole e 0 eccezioni, a creare un gioco così puro, crudele e perfetto. Ovvio che esistono magari giochi molto più belli, ma il genio si vede dalla purezza e dall'eleganza, non dall'abbondanza e dagli orpelli. Per farti capire, la stessa genialità assoluta la trovo in un the king is dead, 4 regole, 0 eccezioni, durata contenuta, profondità e interazione a livelli da coltellate a tuo figlio.

 

Ps Vasel chiede fra i 2 e 2.5k a video (non credo che il suo sia un parere oggettivo) 

 

 

 

Che il genio si veda dalla purezza e dall'eleganza e non dall'abbondanza e dagli orpelli significa sputare in faccia a Dante, a Cervantes, a Milton, a Velazquez, a Caravaggio, alle chiese barocche, a Bach, a Melville, a Joyce, a Warhol, all'architettura postmoderna, a Pynchon, a Garcia Marquez, a Deleuze, e mi fermo qui va'... Questo culto per l'eleganza, la semplicità e la purezza è un retaggio modernista-funzionalista che traendo spunto dalle teorie inizio-novecentesche di Van Der Rohe ("less is more"), Frank Lloyd Wright e Le Corbusier, nonché da certo formalismo russo e da certo new criticism angloamericano, ha codificato durante la prima metà del secolo scorso il mito dell'arte high-brow "per pochi" contrapposta a quella middle-brow "di massa" - una concezione oggi frusta, datata, contestata ovunque nel mondo della critica filosofica, artistica e letteraria, ma che ancora fa qualche proselito proprio tra il pubblico che (forse paradossalmente, ma neanche troppo a pensarci bene) proprio quei primi teorici avrebbero definito "middle-brow". Bellezza, passione e intelligenza possono trovarsi in angoli assai più disordinati, contorti, eccessivi, smodati e volgari di quanto i soloni del funzionalismo modernista vorrebbero farci credere - viva la resa romantica della musica classica oltre ogni approccio filologico, viva il rococo oltre ogni neoclassicismo, viva la satira menippea oltre ogni monolinguismo letterario, e viva Lacerda oltre ogni Knizia! Detto da uno che adora Knizia eh, ma non sopporta tanto chi tratta con malcelata sufficienza l'altra metà del cielo, per così dire.

 

 

Non sono esperto di architettura, e non ne parlo.
Ma di lettere e musica (che son la mia professione) mi sento di dire che no, il romanticismo ha fatto molto male a queste due discipline (per l'immaginario collettivo in cui le ha precipitate) e si fa fatica a uscirne. Soprattutto nella musica e nella visione del musicista, che oggi - soprattutto a chi fa musica di ricerca - ha gettato nel baratro intere generazioni di ascoltatori e di conseguenza produzioni musicali. Sai quella storia de "la musica è pura emozione; la musica non è categorizzata se non musica bella che emoziona e musica brutta" e compagnia cantando...
Quanto poi alla presenta non eleganza del Magister (parlo di Bach) ce ne sarebbe da discutere - ti faccio uno spoiler: lo è assolutamente! Sia a livello di tradizione dei musicisti suoi coevi che a livello musicologico.

Quanto alle lettere citi tutti scrittori che hanno dalla loro uno stile, a tratti complesso, ma mai inutilmente complicato, che anzi corrobora la tesi del "less is more" nella maggior parte dei casi. E' sempre subordinato al loro stile, ma c'è.
 

Che posso dirti, di lettere sono abbastanza esperto anche io, in particolare di postmodernismo americano, e mi sento di dire che gli autori citati non si prestano affatto a essere posti sotto il rassicurante ombrello del "less is more" - poi ovvio che nella critica letteraria c'è spazio quasi per tutto, e c'è chi riesce a trasormare in un esempio di eleganza modernista persino il Finnegans Wake di Joyce (ma non il Mardi di Melville a quanto mi consta - a tutto c'è un limite!). Per Pynchon poi è stato coniato il termine di massimalismo letterario, tra le sue pagine mi pare sia innegabile la presenza di una consapevolissima goduria nell'aggiungere, aggiungere senza remore e riserve, more is more is more is more, se non altro per essere fedeli all'epoca che abitiamo, per essere aderenti agli abiti che giocoforza portiamo, alla faccia di chi (superbamente? ingenuamente?) crede di potersi ergere al di sopra di quella, o spogliarsi di questi.

Poi sia chiaro che io non mi ritengo romantico eh, anzi da buon postmodernista l'idea che "la musica (o qualsiasi altra cosa) sia tutta emozione" non può che farmi sorridere e arrossire... La trovo una frase incredibilmente impudica rispetto al contesto in cui ci troviamo, e accuserei di pornografia chi riuscisse a pronunciarla davvero a cuore aperto... Ma è proprio questo il punto, non credo che oggi qualcosa come un "cuore aperto" sia a disposizione dell'animale umano, siamo tutti troppo intrinsecamente inautentici, alienati, schizofrenici, e quindi la possibilità stessa di un vero romanticismo è venuta a mancare. Questo è il motivo, credo, per cui la resa romantica della musica classica fa tanto orrore oggi a tanti specialisti: non siamo più suoi destinatari possibili, non siamo in grado di riceverla, figuriamoci di capirla.

Comunque il mio non vuole essere un discorso nostalgico, non credo che l'800 fosse un secolo migliore o peggiore di questo, credo solo che troppa gente sia troppo facile al ribrezzo verso canoni estetici che sono semplicemente distanti rispetto neanche al "nostro" gusto, ma al gusto che CREDIAMO di avere, spesso per semplice abitudine e consuetudine. A me ad esempio pare che ad aver gettato nel baratro intere generazioni sia stato molto meno il romanticismo (che, ripeto, ritengo ormai "forcluso" rispetto alla nostra sensibilità) che l'anti-romanticismo d'assalto e il culto per l'esattezza formalista così tipici della prima metà del 900, diventati a loro volta "vulgata" (per non dire paccottiglia) para-intellettuale oggigiorno. Mi pare ci abbia spogliato di un bel po' di possibilità, di un bel po' di curiosità e di apertura.

Comunque davvero, ci sarebbe troppo, troppo da scrivere, sull'ironia modernista, sul pastiche postmoderno, sugli spazi lisci e striati, sul miraggio di un vantage point estetico fuori dal tempo, ma non è proprio questo il luogo temo, proprio no... Magari una giorno chissà, ci ritroveremo a un tavolo da gioco assieme, a una fiera, a un torneo, e ci presentermo e ci riconosceremo, e allora sì, mi piacerebbe continuare a parlarne... Sogno romantico? Ma sì, perché no. Mi chiamo Gaetano intanto, piacere, alla prossima, forse, magari, chissà.

Ma che davero? Ma non avete niente da fare?

Il pezzo l'ho scritto io, e lo sottoscrivo: Die Burgen von Burgund è bellissimo, apprezzato da molti, un bestseller (visto che questa orrenda definizione - che non fa di un gioco un capolavoro - è stata tirata in ballo).

Ma Nell'anno del dragone ha quel quid in più che ne fa il capolavoro dell'autore.

Opinione largamente condivisa? Mah, avranno cambiato idea in tanti, perché al momento della riedizione era un parere che si sentiva parecchio.

Ityotd indiscutibilmente il capolavoro dello zio Stefan. Il pubblico si divide tra chi considera castelli della Borgogna e chi invece ha provato anche l'anno del dragone XD

Elijah scrive:

 

 

Io personalmente sono in ogni caso dell'idea che ad avere ragione sia alla fin fine Stefan Feld, quando nel 2019 scrisse quanto segue:

"Fragt man 30 verschiedene Leute nach ihren drei Lieblings-Feld-Spielen, nennen die allerwenigsten dieselben drei. Offensichtlich sind meine Spiele so unterschiedlich, dass jeder etwas anderes daran gut findet."

(Stefan Feld, "Das Eurogame ist wieder im Kommen", in: Jörn Morisse, Felix Gebhard (A cura di), Zeit für Brettspiele. 16 Porträts, Ventil, Mainz, 2019, p. 27)

ci tenevo a dire per chi non parla tedesco qui che la traduzione della frase citata da elijah è un diretto riferimento al suo capolavoro "wirtshaus nummer 30", nel suo titolo originale

Signor_Darcy scrive:

Ma Nell'anno del dragone ha quel quid in più che ne fa il capolavoro dell'autore.

il problema è definire "oggettivamente" quel quid; se non si riesce il tuo assunto resta indimostrato..

io non voglio dire che burgundy è oggettivamente meglio del dragone (per mio gusto soggettivo preferisco il primo), chiedo solo se per caso qualcuno qui riesce a dimostrare che oggettivamente (e cioè senza utilizzare - consapevolmente o meno - argomenti soggettivi) dragone è superiore a burgundy.

 

Caro niconiglio,

21 messaggi credo possano bastare. Penso che la tua posizione sia chiara a tutti. Grazie per il tuo contributo. Ne prendiamo atto.

Personalmente trovo che con "esperti" si possa intendere "giurati" (persone che fanno parte di giurie e che selezionano giochi). Tra i giurati italiani mi sembra di capire che la situazione è quella descritta nell'articolo da Signor Darcy. I link proposti da Agzaroth lo testimoniano: sia Mauro di Marco (che apprezzo come esperto di giochi e che seguo sulla rivista gratuita ILSA) che Fabio Cambiaghi (giurato de Il gioco dell'anno in Italia) fanno capire che reputano Nell'Anno del Dragone il titolo di Feld che apprezzano maggiormente. Agzaroth ha una simile opinione (e non è un mistero). Come immagino anche altri giurati italiani.

A mio parere, ciò che più si avvicina all'oggettività è l'inter-soggettività. In questo caso il parere intersoggettivo di chi recensisce giochi in Italia è abbastanza chiaro. Chiunque è libero di provare a falsificare una simile ipotesi (in classico stile popperiano). Se non è il caso, amen.

Come mai tra i giurati italiani c'è una simile convinzione? Agzaroth ha detto una cosa in uno dei video linkati che personalmente trova il mio consenso. Nell'Anno del Dragone è un gioco che non ha eguali. Di titoli che offrono esperienze simili a Castelli della Borgogna ne troviamo diversi. Il lampo di genio avuto da Stefan Feld con il titolo Nell'Anno del Dragone è qualcosa che esce dagli schemi, sorprende, prende alla sprovvista, e non è stato emulato, perché difficile da riproporre bene. Per persone che provano tantissimi giochi sempre diversi, trovare un titolo che si discosta dagli altri, che offre un'esperienza di gioco diversa, in grado di meravigliare, è sicuramente un fattore non indifferente, quando esprime un giudizio. Questo è un mio tentativo di lettura della situazione, per capire il motivo che ci sta dietro a un'affermazione come quella apparsa nell'articolo.

Io ci ho provato. Come ci avrebbe provato chiunque, indipendentemente dal proprio punto di vista.

P.S.:
Giusto per info: io apprezzo entrambi i giochi tirati in ballo (Nell'Anno del Dragone e Castelli della Borgogna).
Nell'Anno del Dragone l'ho giocato 70 volte su boardgamearena, battendo paolof (numero uno nel ranking) tutte e tre le volte in cui ci ho giocato contro. Posso dunque affermare di conoscere il titolo piuttosto bene.
Nella sua tipologia, come già detto in passato, è assolutamente un masterpiece. Ma non è un gioco per tutti, visto che è spietato ed estremamente penalizzante (può creare frustrazione, disagio).
Castelli della Borgogna ce l'ho nella mia collezione e l'ho giocato una ventina di volte (a stima). È un titolo che rispolvero sempre molto volentieri e che affronto in modalità "pilota automatico". Seguo il flusso e mi rilasso. Punti se ne fanno sempre e comunque. Paragonare questo titolo all'altro è dura, perché sono veramente molto diversi. Tra Castelli della Borgogna e Bora Bora (entrambi di Feld con gestione dadi e insalata di punti) ho preferito all'uscita maggiormente il secondo. Come ho apprezzato pure un pelo di più Trajan. Ma parliamo di gusti personali.

Vabbè, non ho più molto da aggiungere. Passo e chiudo. Buon gioco a tutti.

ciao elijah, l'incipit del tuo messaggio mi ha fatto rimanere proprio male, direi che mi ha "ferito".

Da un commento ne nasce un altro, e così si creano discussioni, perciò non capisco perché tu debba usare con me le parole che hai usato: ogni volta che qualcuno si riferiva a quanto ho scritto ho cercato di rispondere come la penso, perché non mi pareva lo fosse dalle risposte ricevute. Se uno mi chiede se non ho "altro da fare" cerco di spiegare cosa mi ha spinto a dedicare del tempo alla discussione.

D'altronde, nessuno è obbligato a leggere i commenti, mentre credo che ciascuno sia libero di scriverne.

Se è vero che questo sito è una comunità, come è stato celebrativamente scritto oggi nella home, non vedo che male ci sia a discutere sotto gli articoli che vi compaiono: anzi ti dirò di più, grazie a questa discussione, e proprio grazie al tuo ultimo messaggio, effettivamente qualcosa di oggettivo emerge, e cioè che dragone è abbastanza un unicum.

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