Questo articolo è una chicca! Complimenti e grazie 😊
C'era una volta.... — Un gestionale! — diranno subito i miei piccoli lettori goblin.
No ragazzi, avete sbagliato, c’era una volta un fantastico gioco della Button Shy racchiuso in diciotto carte!
Mormorio di delusione. — Ma come, mi metti il cinghiale nel titolo e poi mi parli di un giochino da una partita e via, che durerà si e no 15 minuti? Di quelli che se non ti capita il setup giusto non ne esci nemmeno con l’aiuto degli animali marini?
— Questo è quello che tu credi — ribatto io — perché è quello che ti hanno fatto credere. Fra qualche paragrafo ti offrirò una scelta, e ti mostrerò quanto è profonda la tana del Bianconiglio.
Ma prima...
Il gioco come lo conosciamo
Food Chain Island è composto da 16 (+2) carte che raffigurano altrettanti animali, ciascuno contraddistinto da un numero che va da zero a quindici e da un’abilità. Le carte vengono disposte casualmente in una griglia 4x4 dopodichè ad ogni turno un animale dovrà mangiarne un altro ad esso ortogonale (semplicemente posizionandocisi sopra a creare una pila che rimarrà tale fino alla fine della partita) e attivando così la propria abilità specifica, turno dopo turno fino a che non sia più possibile andare avanti.
Vanno tenute presenti solo due regole:
- ogni animale può mangiare solo gli animali che riportano un numero inferiore di 1, 2 o 3 unità rispetto al proprio (es: il 15 può mangiare solo i numeri 14-13-12, il 3 solo 1-2, lo 0 non può mangiare nessuno) e se all’inizio di un nuovo turno nessun animale può mangiarne un altro la partita termina immediatamente;
- l’abilità dell’animale che mangia si attiverà immediatamente e obbligatoriamente, se per qualche ragione ciò non può essere fatto la partita termina immediatamente.
A quel punto si contano gli animali rimanenti e, da regolamento, viene considerata vittoria se il numero degli stessi nella griglia sia 1, 2 o 3.
Come ulteriore aiuto (e forse per raggiungere il fatidico numero di 18) l’autore ha aggiunto i due animali marini (Squalo e Balena) che non vanno posizionati in griglia ma rappresentano due aiuti una tantum per risolvere eventuali situazioni senza uscita.
Food Chain Island è un gioco astratto, le abilità sulle carte solo in alcuni casi rimandano agli animali cui sono attribuite e comunque una volta attivate non si riferiscono quasi mai all’animale che le innesca.
I materiali sono nella media, le carte necessitano di essere imbustate ma anche in questo modo vengono ospitate comodamente nel wallet che fa da custodia.
Su Boardgamegeek il peso indicato è 1,29 quindi un gioco molto leggero anche rispetto agli altri giochi della Button Shy. Il tempo di gioco si assesta sui 15 minuti a partita.
In generale viene presentato come un gioco rapido e coinvolgente con una buona rigiocabilità, soggetto però ad una buona dose di fortuna perché il setup condiziona fortemente la partita e che necessita in modo imprescindibile degli animali marini per essere risolto.
E adesso, se siete pronti, avrei giusto qua una pillola rossa…
Nella tana del Bianconiglio
Nemmeno Scott Almes probabilmente ha creduto abbastanza alla propria creatura. Oppure chissà, magari se ne è reso conto benissimo ma sapeva che in quel modo avrebbe venduto pochissime copie.
Fatto sta che la percezione che dappertutto si ha di Food Chain Island è di un gioco veloce e leggero, e come si è visto estremamente dipendente dall’alea.
E se vi dicessi che non è così?
Che qualunque setup può essere risolto rimanendo alla fine con un solo animale e senza l’aiuto degli animali marini?
Invece che riporlo nel grande scaffale delle occasioni mancate ho deciso per una svolta netta: eliminare gli animali marini e rigiocare più volte uno stesso setup cambiando approccio, strategie, ordine di catture, cercando ogni volta di migliorare il precedente risultato.
E ciò che ho scoperto è stato sorprendente: ogni volta (e sottolineo ogni volta) riuscivo a raggiungere la vittoria più difficile (un solo animale rimanente) e senza usare le carte aiuto, quale che fosse il setup di partenza.
Ad oggi ho superato le venti partite consecutive (ciascuna con un setup diverso) nelle quali ho raggiunto il massimo risultato, e posso quindi ragionevolmente affermare che a meno di casi particolarissimi (solo uno documentato finora, e semplicemente perché fin dall’inizio non è possibile effettuare nessuna cattura) sia sempre possibile raggiungere la vittoria con un animale e senza aiuti.
Non solo, ma insieme a MaxLength siamo riusciti a dimostrare che uno stesso setup ha molto spesso (forse sempre) anche più di una soluzione.
Chi volesse approfondire può andare direttamente al topic della Sfida Goblin, che può anche fare da tutorial per chi volesse vedere qualche esempio di gioco.
Questo cambia e di molto il carattere del gioco che da partita veloce che si esaurisce in 15 minuti e dipendente dal setup diventa un rompicapo senza alea e a informazione perfetta, da affrontare in più sessioni e in più giorni, che richiede dedizione e costanza e che di cui non sarà per niente semplice venire a capo.
Un’impresa certo non per tutti, ma che saprà regalare immense soddisfazioni a chi apprezza questo genere di sfide. In poche parole, un cinghiale.
Provare, per credere.