Essen 2014: Il viaggio, il mio viaggio!

Della serie: un mercoledì da leoni!

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Per noi Essen non è una città tedesca, è il paese dei balocchi, un circo che per quattro giorni viene allestito per eterni Peter Pan. Il conto alla rovescia per la SPIEL MESSE 2015 ormai è arrivato a numeri ad una cifra, meno tre, meno due, meno uno, ci siamo. Il mio pensiero vola alla fiera dallo scorso anno. Pur rimanendo fantastici e indelebili i ricordi non hanno molto da aggiungere ai racconti che si sono susseguiti in quei giorni sul forum e sui blog.

A caratterizzare la mia seconda Essen è stato l’insolito (eufemismo) viaggio di andata che sto per raccontarvi. Ormai sono passati dodici mesi da quel lungo giorno, alcuni particolari potrebbero essere stati confusi o dimenticati, ma io me lo ricordo così. Mettetevi comodi.

Organizzando il viaggio appresi dal mio esperto amico statunitense Ken che, se è vero che la fiera apre il giovedì, è il mercoledì il giorno migliore per fare affari. Un po’ per colpa dell’italiano di Ken, un po’ per colpa della mia scarsa comprensione dell’inglese mi ci volle un po’ per elaborare che “When the spiel is closed it is actually open and you can enter”.

“Mi stai dicendo che quando la fiera è chiusa è in realtà aperta?”.

“Exactly” insisteva Ken, zaino in spalla, faccia di bronzo, passi lunghi e ben distesi e si passa come fossimo espositori o dimostratori.

Eccomi quindi alle 5 di notte di un buio mercoledì nella desolata stazione del mio paese. Uno scatto su Istagram vuole che io condivida questo momento virtualmente con il mondo Goblin, sotto la foto la scritta “Essen Arrivo”.

Probabilmente è in quel momento che il fato ha deciso di prendersi gioco di me.

Senza nessun motivo apparente il treno di quel giorno qualunque è in ritardo, niente nebbia, niente traffico, niente calca. Nessuna spiegazione per quel ritardo ma io comincio a temere per la mia coincidenza con il Malpensa Express. Dopo interminabili minuti un fascio di luce squarcia il buio, è lui, è il mio treno.

Insieme sfrecciamo tra le campagne ancora desolate, i primi cavalcavia cominciano a susseguirsi facendosi sempre più larghi per diventare delle buie gallerie nei pressi di Milano. Mi trasformo idealmente in un cocchiere che frusta il cavallo d’acciaio facendogli recuperare ad ogni stazione preziosi secondi. Scarico al volo un applicazione che mi permette di visualizzare in tempo reale il mio treno e il treno che dovrei prendere a Bovisa. Tremendamente in ritardo il primo e schifosamente puntuale il secondo.

Giunto alla stazione della coincidenza spalanco le porte del treno e mi trasformo idealmente in un pallone da basket che, all’ultimo secondo di gioco, viene lanciato per il tiro della disperazione, attimi rallentati, gocce di sudore sulla fronte, ma alla fine la palla si infila nel canestro! Il palazzetto esplode di gioia, ed io mi trovo sul Malpensa Express!

Finalmente sereno tiro fuori dalla tasca le anteprime di Agz sui giochi che andrò a provare e comincio a leggerle.

I guai in realtà devono ancora cominciare. Arrivo in aeroporto e mi accorgo di aver dimenticato la carta d’identità a casa, caxxo, ho con me solo la patente. Non mi faranno mai partire. Al check-in vado di supercazzola e, non so ancora come, convinco l’hostess a darmi il biglietto dell’aereo. All’imbarco c’è la stessa ragazza e, logicamente, scelgo di passare dalla sua fila. Sono sull’aereo, nuova foto nella quale informo gli amici Goblin che ce l’avevo fatta. Pupina, a distanza, gioisce con me.

Mi sbagliavo!

L’aereo si mette in moto, rulla, si allinea, comincia l’accelerazione, da motore…  ma no. Non si stacca dal suolo, percorre tutta la pista poi svolta a sinistra, ripercorre a ritroso le vie di fuga e rientra ai box proprio come una F1 a cui è andata storta la gara.

Passiamo dei lunghi momenti in aereo e io spero di non essere rispedito in aeroporto, ma sarà proprio quello che accadrà di lì a pochi minuti. Ci informano circa un guasto al velivolo, ci tranquillizzano perché un volo della concorrente Air Berlin si prenderà cura di noi. In realtà verremo più volte rimbalzati da un gate all’altro.

Giunto finalmente al check-in corretto trovo un ragazzo che non si fa persuadere dalla supercazzola e dal mio fascino. Senza documenti non si parte! Devo recuperarli entro le undici e venti.

Non posso che rivolgermi a quella Santa di mia moglie che, dopo aver portato Pietro all’asilo, corre in mio soccorso, altra sfida contro il tempo. Questa volta però il canestro risulta stregato e la palla rimbalza sul ferro più volte per poi uscire. E’ una sconfitta e non mi resta che fissare impotente l’aereo per Düsseldorf con a bordo i miei sogni e i passeggeri che fino a pochi minuti prima condividevano con me il pellegrinaggio per l’aeroporto.

Roberta, mia moglie, arriva pochi minuti dopo. Armato di documento torno alla ricerca di un volo, faccio fatica a spiegare l’accaduto ma riesco a recuperare, senza pagare maggiorazioni, un nuovo biglietto. Il volo partirà alle quindici.

Ho tempo di pranzare con Roberta e la piccola Marta in un centro commerciale, torno in aeroporto e finalmente mi ritrovo a sorvolare le nuvole incastrate sulle alpi del Nord Italia, adoro sbirciare fuori dall’oblò cercando, spesso invano, di riconoscere fiumi e città.

Dopo un paio d’ore atterro a Düsseldorf e con lo splendido trenino senza guidatore chiamato ’SkyTrain’ mi sposto verso la stazione dei treni. Giuntovi scopro, incredulo, che sono finito nel bel mezzo di uno sciopero dei mezzi pubblici! In Germania!

Nessun autobus, nessun treno, nessun taxi si muoverà per le prossime ore. Non vedo alternative che armarmi di buona pazienza, faccio il biglietto del treno in attesa del termine dello sciopero. Il sole mi saluta lasciando la scena alle tenebre.

All’improvviso la stazione viene isolata da camionette della Polizia e lo ’SkyTrain’ viene bloccato. Il mio tedesco non mi permette di comprendere cosa stia succedendo, provo ad abbandonare la stazione a piedi verso l’aeroporto in compagnia di una ragazza tedesca ma veniamo bloccati e rispediti in stazione, mi sembra di vivere un incubo.

Nel frattempo da Essen Backindy parte per venirmi a prendere in auto ma giunto a pochi chilometri dalla stazione viene fermato. Finalmente però comprendiamo che c’è una bomba e la zona Nord della città è stata bloccata. Passano i minuti, passano le ore, Blackindy torna a Essen e io mi accomodo in un angolino della fredda stazione. Riprendo la lettura delle anteprime di Agz ma il morale e l’attenzione sono bassi.

All’improvviso scoppia il giubilo tra i miei compagni di sventura. Festeggiano. Pare che la bomba sia scoppiata. E questi crucchi festeggino? Mi domando incredulo. Solo l’indomani scoprirò che si trattava di un ordigno bellico rinvenuto cinquant’anni dopo e fatto brillare. Ma proprio nel giorno in cui io passo per Düsseldorf? Mi domando sconsolato.

Lo sciopero non è terminato, nessun treno ancora in vista e quindi decido di tornare in aeroporto per attendere il volo di Eurek e Gixx e sfruttare un loro passaggio in auto fino ad Essen. Dopo il loro arrivo scopro che dobbiamo aspettare anche il volo del fratello di Eurek da Venezia, volo logicamente in ritardo. Quelle ore di attesa però, passate con amici, sono le più serene della serata e una buona birra mi aiuta a rimanere sveglio, sono ormai 22 ore che sono in piedi.

Alle tre di notte di giovedì giungo nell’appartamento di Essen. Blackindy viene ad accogliermi e mi offre un piatto di pasta avanzato mentre Gavrihel e gli altri, partiti dall’Italia dopo di me, stanno beatamente e giustamente ronfando.

In quel momento il mio pensiero torna a Ken. Carissimo, te lo dicevo che se la fiera era chiusa non aveva alcun senso partire con tanta urgenza all’alba di mercoledì!

Randal perdonami per i termini check-in e gate ma i “controllo per l’ingresso” e “cancello” proprio non mi garbano.

Commenti

Io amo quest'uomo :D

Sembra una storia ottocentesca e senza lieto fine!!
Sei un grande Ale.

Caxxo è?
Una partita a Dead of Essen?

chiamate dado e fategli leggere questo racconto.....
fantastico.....complimenti! ma scusa la moglie che ti porta carta d'identità all'aeroporto di corsa (dopo che ti spari qualche giorno al circo tedesco "abbandonando" la famiglia) non ti è costata nè ti costerà nessuno shampoo? (ndr chiamiamo shampoo i cazziatoni delle rispettive proporzionati alla "gravità" delle minchiate vere o presunte dal solo giudizio delle stesse mogli).....

chiamate dado e fategli leggere questo racconto.....
fantastico.....complimenti! ma scusa la moglie che ti porta carta d'identità all'aeroporto di corsa (dopo che ti spari qualche giorno al circo tedesco "abbandonando" la famiglia) non ti è costata nè ti costerà nessuno shampoo? (ndr chiamiamo shampoo i cazziatoni delle rispettive proporzionati alla "gravità" delle minchiate vere o presunte dal solo giudizio delle stesse mogli).....

parlare di shampoo a KenParker e quasi peggio del viaggio che ha fatto :-)

p.s. comunque sappi che sua moglie è una santa

un paio di scorciatoie, orientering e...... ci mettevi meno a piedi :-)
Ciao Ale, divertiti!!

Grazie a tutti dei commenti. Ecco rientrato or ora da Essen, che dire, mi mancherà--

Con questi giochi un po' così,
quelle espansione un po' così
che bramiamo noi prima di andare a Essen,
che ben sicuri mai non siamo
che quel posto dove andiamo
non c'inghiotta e non torniamo più.

Eppur parenti siamo un po'
di quella gente che c'è là
che in fondo in fondo è come noi, selvatica,
ma che paura ci fa
quella fiera che si muove
anche di notte e non si ferma mai.

Essen per noi, che stiamo in fondo all'Italia
e abbiamo il sole in piazza molte volte
e meno pioggia di quel crucco ce si bagna.
Essen, dicevo, è un'idea come un'altra.

Ma questi giochi un po' così
quelle espansione un po' così
che abbiamo in mente noi che andiamo ad Essen
ed ogni volta l'annusiamo
e circospetti ci muoviamo
un po' randagi ci sentiamo noi.

Mancala, scimmie di giochi e di follie,
fustelle, crauti, autori, sonno, cene, fantasia.
E intanto, nell'ombra dei nostri armadi
teniamo scatole di vecchie glorie,
lasciaci tornare ai nostri giochi,
Essen ha i giorni tutti uguali.

Ma questi giochi un po'così
quelle espansioni un po'così
che abbiamo visto noi che siamo stati a Essen...

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