Concordo su tutta la linea. Ho sia il base che Duetto e sono due signori filler.
Oggi parlerò dell’ennesima versione di un gioco che è salito sul gradino più alto del podio dello Spiel des Jahres 2016, ovvero Nome in codice di Vlaada Chvàtil, che questa volta si mette - è il caso di dirlo - a duettare con Scot Eaton per far uscire Nome in codice duetto, edito nel 2017 dalla ceca CGE e portato nello stivale dalla Cranio Creations (mentre scrivo sulla mia scrivania ho proprio la versione italiana che mi sono procurato a Lucca). Citando la scatola, si tratta di un titolo per due o più giocatori della durata di 15-30 minuti. . Vediamo se questa nuova versione vale la pena di essere aggiunta nelle nostre zeppe librerie.
Ambientazione
Il gioco
A differenza del predecessore e delle varianti pubblicate (Visual e Vietato ai minori), Nome in codice duetto si distingue per essere completamente cooperativo. Nella scatola troviamo cento carte chiave, duecento carte parola a doppia faccia (per un totale di quattrocento parole), undici segnalini timer/passante, quindici tessere verdi e una tessera assassino, più una mappa per la modalità campagna di quale parlerò alla fine. Come nel predecessore, per giocare si compone una griglia cinque per cinque di carte parola e si mette una carta chiave al centro grazie a un supporto di plastica: ogni giocatore o squadra deve vedere solo un lato di essa. Sulla carta chiave saranno rappresentate le venticinque parole disposte a griglia in tre colori diversi: verde se è una parola che si deve far indovinare, beige se è una carta neutrale o nera se è una parola assassino.
Nel turno successivo ci si invertono i ruoli; si prosegue così fino a che non si verifica una delle seguenti condizioni:
- viene indovinata la quindicesima parola: in questo caso i giocatori sono dichiarati vincitori;
- viene chiamata una parola-assassino: in tale caso, come detto, i giocatori sono dichiarati sconfitti;
- viene posto l’ultimo segnalino timer/passante: in questo caso si avvia la “morte improvvisa”, in cui i giocatori possono provare a dare ulteriori risposte, ma senza ricevere indizi. Alla prima parola sbagliata (indipendentemente se neutrale o assassino) la partita termina e i giocatori sono dichiarati sconfitti.
Considerazioni
Che dire di questo Nome in codice duetto? Che funziona! Secondo il mio parere è la miglior variante al pluripremiato gioco del prolifico autore ceco, perché anzitutto va a proporre il gioco da un differente punto di vista, quello cooperativo anziché competitivo a squadre, ma soprattutto perché va a porsi come variante di Nome in codice rendendo fruibile il gioco proprio là dove era più difficile da proporre: nonostante la scatola proponesse una scalabilità da due a otto giocatori, in realtà non girava certamente al meglio già in quattro giocatori e, personalmente, non lo avrei mai mosso dalla libreria per una giocata di coppia.
Nome in codice duetto funziona all’opposto: fantastico in due, regge molto bene fino a quattro, mentre in più giocatori stenta, e quindi si propone di “tappare” quel buco nella scalabilità del capostipite della linea, e lo fa egregiamente. Il prezzo è contenuto e il gioco si presta ad essere apparecchiato e spiegato in due minuti. La sfida c’è tutta, in più nel gioco è stata inclusa una mappa per giocarlo in modalità campagna: si parte da Praga (chissà perché?) e si affronta la partita normalmente; se si vince si può colorare la casella della città e spostarsi verso una delle mete possibili. Ogni meta presenta una difficoltà diversa: in ogni città si trovano due numeri che rappresentano il numero di turni e di errori concessi in quella sfida (ad esempio una città con 11-2 significa che si hanno a disposizione undici turni ma solo due errori, alla terza parola neutrale data come risposta si perde la partita).
Per trovare dei difetti al gioco posso dire che è molto facile barare anche involontariamente, soprattutto se giocate con una persona che conoscete bene (come me con la mia ragazza), infatti un cambio di espressione anche non voluto o impercettibile per altri può essere notato e usato come suggerimento dal compagno di squadra. Inoltre ha ereditato il difetto del padre: la difficoltà non è mai costante perché varia a seconda delle parole che escono, si va da quelle che possono essere collegate facilmente (ad esempio se devo far indovinare pesce, nave e alga) a quelle che possono essere collegate con più difficoltà (unire indefinito con salsiccia e orpello non è banalissimo). Detto questo, Nome in codice duetto si rivela un ottimo gioco per due-quattro giocatori - in più persone, come detto, funziona meglio il gioco base - che è riuscito a unire la bella dinamica di Nome in codice alla sfida contro il gioco e il tempo del cooperativo.